La più piccola delle supercar nasce oggi ma è già da collezione: una piccola goccia di follia
Sta tutto in quella frase lì, che tanto piaceva a Karl Abarth: “La domenica in pista, il lunedì in ufficio”. La filosofia di ieri, il concetto di oggi, l’idea di domani.
Partiamo da oggi, per dire che lo scorso 5 dicembre, sul circuito di Varano de’ Melegari, Abarth ha ufficialmente presentato alla stampa la nuova 695 Biposto, la vettura che è al tempo stesso la più veloce tra quelle che si sono finora fregiate del marchio dello Scorpione e la più piccola delle supercar. Due facce della stessa medaglia che Marco Magnanini, capo del brand Abarth Emea, ha definito “una piccola goccia di follia”. Quella, cioè, che ha spinto i tecnici dell’Abarth a costruire e omologare per la strada un’auto e degli accessori che vengono dalla pista. Proprio come avveniva ai tempi di Herr Karl.
Un collegamento, quello con la tradizione, che a Varano è stato sottolineato anche dalla presenza di alcuni modelli storici: 595 SS, 695, 1000 TC, 1000 SP, per citarne alcuni. Appartengono ai collezionisti che la direzione di Torino ha invitato per sottolineare che un fil rouge tra presente e passato c’è. “Le nostre vetture sono le madri dei nuovi modelli”, ha affermato ai microfoni di Ruoteclassiche un orgoglioso Renato Donati, presidente degli Amici dell’Abarth di Bologna. “Ci gratifica constatare che i prodotti attuali sono nati dopo che sono state messe a fuoco le caratteristiche che hanno contraddistinto le Abarth di Carlo Abarth. A cominciare dall’aver preso un’auto di grandissima produzione (la 500, oggi come allora ndr) e averne fatto qualcosa di speciale”.
A proposito di collezionisti e di collezioni, le più importanti pare siano oggi in Giappone. Non è un caso, quindi, che l’80% dell’attuale produzione sia venduto fuori dall’Italia, grazie a una rete che copre 5 continenti e 31 paesi. Ma al cospetto della 695 Biposto i numeri che contano sono altri. I 997 kg di peso a secco, i 5,9 secondi dello 0-100, i 190 cavalli di potenza erogati dal 1.4 T-Jet e i 230 all’ora di velocità massima, i 2 posti secchi. Niente aria condizionata e niente autoradio, un solo colore con un solo allestimento possibile con la possibilità di aggiungere fino a cinque kit di personalizzazione. Tra cui quelli che prevedono il cambio a innesti frontali e i finestrini scorrevoli in policarbonato, due “licenze” rubate alla pista e che per la prima volta hanno ricevuto l’omologazione per l’utilizzo su strada.
“Nel presente delle nostre Abarth – conclude Donati – non si pensava a una loro riscoperta futura. Erano macchine da corsa e come tali, terminato il loro periodo di competitività, venivano spesso dimenticate. Oggi è molto diverso, queste sono vere e proprie instant classic che, nella loro esclusività, nascono già con un presente collezionistico ben delineato”.
Alessandro Barteletti