Il parabrezza fino allora era piatto. Il carrozziere francese riuscì a renderlo avvolgente raccordando i cristalli piani con elementi di plexiglas modellati. Un’idea che contribuì a rendere la sua “101” più innovativa di tutte le altre.
Nonostante la morte di Ettore Bugatti, avvenuta nel 1947, a Molsheim tutti desideravano tornare a progettare automobili, dopo che i tedeschi durante la guerra avevano imposto la produzione di mezzi anfibi, poi abbandonata per la revisione di parti d’aereo.
Per questione di costi, si decise di lavorare sul telaio della “Type 57” del 1936, opportunamente aggiornato; dopo la costruzione di due prototipi, denominati “Type 100”, le versioni definitive, la “Type 101” e la “Type 101 C”, con compressore, debuttarono nel 1951 al Salone di Parigi carrozzate da Gangloff.
Ma c’è un’altra versione della “101”, che la vedova di Ettore Bugatti, Geneviève Delcuze, commissionò ad Antem, carrozziere di Courbevoie, quando questi si occupava ormai quasi esclusivamente di veicoli industriali.
La “101” di Antem interpreta meglio di altre l’essenza del marchio Bugatti: il lungo motore da 8 cilindri in linea determina la sconcertante lunghezza del cofano, che nella parte anteriore è aperto per garantire una maggior portata d’aria verso il radiatore; la fiancata converge in basso su una banda forata che ne alleggerisce le linee; i tagli di colore dietro le porte e gli sfoghi d’aria sulle fiancate contribuiscono ad interrompere l’imponente lunghezza della carrozzeria; la coda è squadrata, regolare, elegantemente mossa dalle curve del cofano del baule, dei parafanghi e dei risalti dei fanalini.
Il vero pezzo di bravura, però, è il parabrezza avvolgente, realizzato con due vetri piani molto inclinati sul cofano e raccordati con angolari in plexiglas, sui quali sono ricavati due originali oblò per la ventilazione. L’abitacolo è spartano, ma non povero e l’arredamento gioca sui toni delle finiture esterne: rosso per i rivestimenti in pelle, nero per le parti di lamiera e infine metallo lucido per il volante.