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La De Tomaso diventa cinese

La Ideal Venture Limited compra il marchio per 1 milione e 50.000 euro e dichiara di non avere alcun piano industriale se non quello dello sfruttamento del marchio. Dopo la prima asta giudiziaria dello scorso 9 marzo finita nel nulla (la vincitrice L3 Holding è sparita ed è attualmente sotto inchiesta da parte della Procura di Torino), la De Tomaso da ieri ha un nuovo proprietario. È la cinese Ideal Venture Limited, con sede a Hong Kong ma domicilio legale alle Isole Vergini. La società del Far East ha presentato un’offerta vincente di 1 milione e 50.000 euro, appena 10.000 euro in più della cordata italiana EOS. Il nuovo proprietario, che già produce auto in Cina, continuerà a farlo con il marchio De Tomaso ma non ha un piano industriale per l’Italia. Anzi, per i circa 900 lavoratori non sembrano esserci speranze di riuscire, finalmente, a concretizzare le false promesse della disastrata gestione Rossignolo.

“Non è una buona notizia. Questo lascia senza risposte il problema dei lavoratori e del futuro produttivo dell’azienda” ha detto Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte. “È una sconfitta per il sistema torinese e piemontese, perdiamo un marchio importante” ha ribadito Vittorio De Martino segretario generale della Fiom Piemonte. Continua, insomma, sotto cattivi auspici la vicenda travagliata di questo marchio reso famoso nel mondo da Alejandro De Tomaso.

Da Alejandro De Tomaso a Rossignolo
Padre italiano e ricchissima madre argentina, Alejandro De Tomaso, nacque nel 1928 a Buenos Aires. Trascorse l’infanzia in Sud America ma dovette fuggire per forti contrasti contro il Governo di Juan Peron. Approdato in Italia, il giovane Alejandro, appassionato di corse, iniziò la sua avventura motoristica alla Maserati e alla Osca come pilota. Grazie a una notevole esperienza acquisita nel settore, aprì una piccola officina di elaborazioni e, nel 1959, il grande salto: grazie all’appoggio della seconda moglie, la ricca Elizabeth Haskell, sorella del proprietario di un gigante americano nel settore della fornitura di componentistica per auto, fondò la De Tomaso e iniziò una piccola produzione di vetture da corsa (specialmente monoposto) per i privati.

Nel 1964, al Salone di Torino, De Tomaso presentò la Vallelunga, il primo modello di serie. Era una piccola coupé a motore centrale motorizzata con un 4 cilindri proveniente dalla Ford Cortina (100 CV, 215 km/h) e realizzata su un telaio a trave centrale con carrozzeria in vetroresina. La Vallelunga, della quale non esistono dati ufficiali precisi di produzione, era piccola e agile ma lamentava, secondo alcuni, una certa “fiacchezza” data dall’esigua cavalleria. Una considerazione che De Tomaso tenne in buon conto. Con l’instaurazione, infatti, di fondamentali contatti con la Ford, nel 1966 De Tomaso ottenne un importante fornitura di motori e poté presentare la Mangusta, una possente coupé con motore 8 cilindri da oltre 300 CV disegnata da Giorgetto Giugiaro e prodotta dalla Ghia di Torino.

La Mangusta fu prodotta fino al 1971 (circa 400 unità complessive) anno in cui fu sostituita dalla Pantera, che ne riprendeva lo schema meccanico (tra cui il Ford V8 5.8) e dalla Deauville, una grande berlina sportiva con propulsore 8 cilindri anteriore. Entrambe furono ideate dal designer Tom Tjaarda e affidate per la produzione alla Ghia. La motorizzazione “americana” della Pantera fu il suo lasciapassare per il mercato americano, dove venne commercializzata fin dall’inizio ottenendo un buon successo ma dovette soccombere di fronte alla crisi del petrolio.

Nel 1972 l’imprenditore argentino lanciò la Longchamp, un terzo modello disponibile con carrozzeria coupé o convertibile: era basata su telaio Deauville accorciato e motore Ford V8. Quest’ultima rimase in produzione fino al 1983, la Deauville fino al 1988 (circa 300 gli esemplari prodotti) e la Pantera fino al 1993.

L’ambizione imprenditoriale di De Tomaso fu il motore di una serie di iniziative con altri importanti marchi storici italiani. Grazie soprattutto all’appoggio dello Stato Italiano, nel tempo acquisì la Ghia e la Vignale, la Benelli, la MotoBi e la Guzzi.

Nel 1976 rilevò dalla Citroën un disastrato marchio Maserati (dando avvio, ancora con numerosi aiuti statali, a un complesso risanamento) e acquisì l’Innocenti. Da queste due operazioni nacquero la Kyalami, praticamente una De Tomaso Longchamp con motore “italiano”, e la Biturbo, presentata nel 1981 e prodotta a Lambrate, alle porte di Milano dall’Innocenti (dove dal 1976 si costruiva anche la Mini De Tomaso).

L’ultimo modello della De Tomaso, la Guarà, fece il suo debutto al Salone di Torino del 1993. Disponibile prima come barchetta, poi anche con carrozzeria Coupé, era equipaggiata con propulsori BMW e Ford. Fino al 2004 ne sono state prodotte circa 50. La sua erede, la Qvale Mangusta, non vide mai la luce.

Scomparso Alejandro (2003) per la De Tomaso fu il declino. La famiglia mise l’azienda in liquidazione e i marchi in vendita. Questi rimasero senza una nuova proprietà fino al 2009, quando si affacciò sulla scena l’imprenditore torinese Gian Mario Rossignolo. Questi, attraverso la sua società, comprò il marchio e lo rinominò in De Tomaso Automobili S.p.A.

Acquistati gli stabilimenti della Pininfarina e un’altra sede produttiva a Livorno (per un totale di quasi 1000 dipendenti pronti a riprendere la produzione) il nuovo proprietario lavorò a un piano industriale che si concretizzò con la presentazione, al Salone di Ginevra del 2011, della nuova Deauville, una specie di SUV sportivo. In quel periodo iniziò a circolare anche la voce dell’imminente lancio della nuova Pantera, della quale, probabilmente, fu realizzato qualche prototipo. Quando sembrava, grazie anche a finanziamenti dell’Unione Europea, che finalmente l’azienda avesse ritrovato lo slancio, iniziarono nuovi problemi. Nel luglio 2012 l’azienda fu dichiarata fallita e Rossignolo denunciato per truffa.

Alvise-Marco Seno

 

 

 

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