Si è spenta nei giorni scorsi Liliana De Menna. Audace e determinata come ogni campione che si rispetti, iniziò a cimentarsi al volante sin da giovanissima, di nascosto, fino a divenire una delle protagoniste del motorsport: cominciò con la piccola Fiat 500 Gruppo 2 preparata da Giraldi e giunse al Campionato Mondiale Femminile negli Stati Uniti.
Il nostro è un lavoro bellissimo, quotidianamente, ci permette di vivere il nostro amore per le automobili e presentarvi di un mondo che non è fatto solo di lamiera e freddi numeri ma di persone e di vite. In questo contesto si inserisce la storia intensa di Liliana De Menna, un vissuto che parla di coraggio, perseveranza e ovviamente di una passione straordinaria che le ha consentito di scardinare i pregiudizi (letteralmente a sportellate) e di raggiungere importanti successi sportivi.
In gran segreto. Liliana iniziò a correre da ventenne, quando accompagnava in pista (di nascosto) gli amici appassionati di motori. Vallelunga diventò un po’ casa sua, la pista percorsa in lungo e in largo a partire dalla seconda metà egli anni 60 a bordo delle Fiat 500, piccole pesti elaborate da Giraldi e da Giannini. Qui conobbe anche il noto medico Italo Cantera, suo marito, che all’epoca correva con una Mini Cooper 1.3 S.
Senza corsi di guida o chissà quali ausili, Liliana De Menna iniziò a prendere confidenza con le traiettorie e con tutte le dinamiche della guida vecchia maniera. Da sola. Come riportato sul Messaggero, in un’intervista raccontò: “Quando tornavo a casa dovevo giustificarmi con i miei che non volevano. I tempi erano quelli, ma non succedeva solo a me, capitava anche a Cristiano Rattazzi e Luca Montezemolo. Anche mio marito Italo che aveva dieci anni più, doveva nascondere la cosa ai genitori”.
Per aspera ad astra. Il suo talento venne fuori per caso, un po’ per gioco dopo le giornate passate in clandestinità a Vallelunga. Nessuno prima di quel momento si era reso conto di quanto valesse. E in tal senso, dichiarò: “All’epoca, lo confesso, provavo una sana invidia per Susy Raganelli che correva nei kart e ha conquistato il titolo mondiale. Un giorno la vidi provare con suo padre che prendeva i tempi, e tutti intorno a lei”. E prosegue: “Quando ho iniziato non conoscevo nessuno e mi sembravano tutti fortissimi. La prima volta che sono riuscita ad ottenere la pole position a Vallelunga mi pareva impossibile, tanto che rimasi in macchina”. I suoi genitori, invece, non erano dell’ambiente automobilistico e non aveva fratelli che correvano. Fece tutto con le sue forze.
Senza esclusione di colpi. Liliana si conquistò una reputazione gareggiando con le Fiat 500 Gruppo 2, una categoria in cui correvano in tanti (40 vetture per gara) e dove non mancavano nomi di spessore, tra cui Ignazio Giunti, “Baronio”, Maurizio Milla, Clemente Scandale, Mario Moscatelli, Luciano Galluzzo, Maurizio Zanetti, Cesare Guzzi ed Enrico Pasolini.
Emergere non era roba da poco. Tra odore di gomma e olio bruciati e con il rombo penetrante nelle orecchie, i Cinquini davano spettacolo in un’arena d’asfalto. Le innocue utilitarie venivano trasformate in armi da pista dai più noti preparatori, da Romeo Ferraris ai fratelli Sanna e ancora Giraldi e Tamburini. Le gare, della durata di un’ora, erano un tutto per tutto, tutti contro tutti: urti, colpi continui e nessun pit stop. Si correva anche senza pneumatici…
Vallelunga, la seconda casa. Ma a Vallelunga c’era lei, Liliana. Una ragazza normale, minuta, che nel 1966 a bordo della sua 500 Giannini TV blu conquistava le Conchiglie Shell, davanti a un osso duro come Moscatelli. Due anni dopo, nel 1968 sempre “in casa”, chiuse in seconda posizione nella gara del Campionato Italiano e, nello stesso anno, si aggiudicò anche il Trofeo Musso e il Campionato Femminile Italiano. Poi dal circuito di Vallelunga è arrivata a correre nel Campionato Mondiale Femminile negli Stati Uniti. Con l’esperienza acquisita si è dedicata all’insegnamento delle tecniche di guida sportiva, mettendo la sua esperienza a disposizione di chi, come lei, amava correre in pista.
Il richiamo delle corse. “Mi sono sposata, è nata mia figlia, e mi sono allontanata dall’ambiente. Non perché la cosa non mi interessava più, ma perché non ce la facevo a stare lì senza correre”.
Successivamente, su invito di Giancarlo Naddeo Liliana De Menna tornò in pista, al volante delle R5 nella Renault 5 Cup. “Risalire in macchina e riprovare le stesse emozioni è stato un tutt’uno. E questo accade quando uno ha una passione totalizzante per tutta la vita…”. La carriera sportiva di De Menna è proseguita nel campionato Fiat con la 127. Poi c’è stata la parentesi con la MG Metro, con cui ha primeggiato (anche) tra gli amici piloti in una due ore endurance che ha disputato insieme al marito. Ovviamente a Vallelunga.
Ciao Liliana!