Al Cavallino Classic è stata presentata la collezione di Lancia Martini posta in vendita dal collezionista americana John Campion. Il conto della sbronza della vita è più salato di un’oliva greca: sette milioni e mezzo di dollari stimati.
Se frequentate un minimo l’ambiente della mixology, sicuramente avrete già incontrato più di un bartender sicuro di avere la ricetta segreta per il cocktail Martini perfetto. Dategli corda. Tanto nessuno riuscirebbe a fare meglio di John Campion. Negli ultimi 40 anni il collezionista americano ha messo insieme un mix di Lancia Martini Racing che rappresentano il periodo di maggior successo del marchio torinese nelle competizioni in pista e rally.
Sei auto memorabili. Delta HF Integrale 8V e Delta S4 Corsa Gruppo B, Lancia 037 Rally Evo 2 Gruppo B, Delta HF Integrale 8V Gruppo A, LC1 e LC2, Beta Montecarlo Turbo: tutte con l’inconfondibile livrea blu, azzurro e rosso su bianco e il logo Martini Racing. Tutte in vendita da Girardo & Co., che non è un bar di Palm Beach ma una casa d’aste, per una stima che si aggira sui sette milioni e mezzo di dollari. Il cocktail di Lancia Martini è stato presentato in occasione del Cavallino Classic. Una ha il numero 1 sul telaio, un paio hanno almeno una vittoria di prestigio nel palmarès, quasi tutte sono passate per le mani di piloti famosi e si fregiano della certificazione Lancia Club Classiche e Abarth Classiche. Beviamole, pardon vediamole in ordine cronologico.
Lancia Beta Montecarlo Turbo Gruppo 5. Presentata nel 1975 per sostituire la Stratos Turbo e fu una felice combinazione delle menti migliori e più veloci che imperversavano fra Parma (Dallara) e Torino. Vinse il Mondiale Marche nel 1979 nella classe fino a 2 litri, prima della doppietta dell’Assoluto Sport-prototipi nel 1980 e nel 1981. Lancia era tornata a dominare le piste con una macchina di grande classe, che assai poco condivideva con la versione stradale. Della parte meccanica si era presa cura la Abarth, con Pininfarina responsabile dell’aerodinamica. Un dream team che diede i frutti sperati. Il debutto avvenne a Silverstone nel 1978 con Riccardo Patrese e Walter Rorhl. Il 1980 fu clamoroso, con dieci vittorie su 11 prove e il trionfo a Le Mans nella classe 2 litri e il secondo posto assoluto con Carlo Facetti e Marino Finotto. Nel 1981, l’anno (di grazia) di costruzione di questa Beta Montecarlo Turbo, il dominio del Mondiale Marche 2 litri continuò totale e indisturbato, sotto la direzione di Cesare Fiorio e gente del calibro di Riccardo Patrese, Michele Alboreto, Piercarlo Ghinzani, Eddie Cheever e Andrea De Cesaris.
Lancia LC1 Gruppo VI (1982). Ha il telaio numerato LC1-0002 disegnato e costruito da Giampaolo Dallara a Varano de Melegari, un monoscocca a vasca in Avional e magnesio allo stato dell’arte che pesa appena 55 kg. La carrozzeria in carbon-Kevlar fu progettata nel Centro ricerche Fiat di Orbassano con lo scopo di ottimizzare il flusso aerodinamico interno ed esterno. Dopo oltre 120 ore di lavoro in galleria del vento, il risultato fu appagante sia per l’occhio, sia per la bilancia che segnava 58 kg, per un totale di 640 kg a secco dell’intera vettura. Questa LC1 di Endurance fu ultimata nel marzo del 1982, la seconda di quattro esemplari costruiti, per vincere la 1000 KM del Nürburgring fra le mani di Michele Alboreto e Teo Fabi. A sgrossarla nei collaudi fu Piercarlo Ghinzani.
Lancia LC2 Gruppo C (1983). Passa appena un anno fra la Lancia LC1 e la LC2 con numero di telaio LC2-0001 (sì, uno), che ha rappresentato il glorioso marchio torinese nel Campionato del mondo Sport FIA fino all’86. In quattro stagioni, la LC2 raccolse 11 giri veloci, 13 pole position e tre vittorie. Soprattutto, era una vetrina del meglio che la tecnologia italiana poteva offrire in fatto di corse. Ferrari permise a Lancia e Abarth di adattare il suo nuovo V8 3 litri aspirato 32 valvole, che aveva debuttato sulla 308 GTBi QV. A Torino ne avevano ridotto la volumetria a 2.6 litri aggiungendo però una coppia di turbocompressori K26 KKK, per renderla competitiva e ottenere l’efficienza nei consumi richiesta. Oltre alla Abarth, anche nella LC2 c’è lo zampino di Gian Paolo Dallara, che oltre al design e alla progettazione si occupò anche della realizzazione del telaio monoscocca in alluminio e della carrozeria in carbon-Kevlar. La LC2 fu soggetta a continui aggiornamenti sia dell’aerodinamica, sia del V8 Ferrari che nel frattempo salì a 3 litri, grazie alla gestione della centralina elettronica Magneti Marelli. In totale, Lancia costruì solo sette LC2, di cui sei nella livrea Lancia Martini Racing Team. L’esemplare della collezione Campion è lo stesso che apparve alla presentazione al Museo Martini di Pessione nel febbraio 1983, insieme alla 037 da Rally e al motoscafo entrobordo di Formula 1 pilotato dal campione del mondo Renato Molinari.
Lancia 037 Rally Evo 2 Gruppo B. E’ il momento di piazzare un’offerta sull’esemplare numero ZLA151AR000000411, realizzato in Abarth e immatricolato nel novembre del 1983 dalla Fiat Auto con targa TO-W67780. Anche quello della 037 Rally fu un regno incontrastato, seppure per pochi anni. Presentata nel 1983 il chiaro intento di dominare la specialità, vinse il Mondiale Costruttori all’esordio contro le temibili Audi Quattro, l’Italiano con Miki Biasion e tre titoli europei consecutivi fra l’83 e l’85. Il valore storico della Lancia 037 Rally Evo 2 sta tutto qui, nell’essere l’ultima vettura a trazione posteriore a vincere prima dell’era delle integrali, comunque gloriosa per il marchio torinese. L’esemplare in vendita è completo di certificazione Abarth Classiche e la documentazione originale che ne comprova i matching numbers. È la numero 11 delle 22 Evo 2 costruite con motore Abarth da 2.111 cc. Il pedigree dice che debuttò al Rally dei 1000 Laghi del 1984 con Markku Alen. Più avanti questa 037 fu assegnata al team satellite Jolly Club.
Lancia Delta S4 Corsa Gruppo B (1985). La leggenda dei rally continua con lei, la Delta S4 Gruppo B numero di telaio ZLA038AR000000208. La Delta S4 Corsa è considerata da molti l’auto da Rally più avanzata di tutti i tempi, anche perché figlia degli anni in cui i budget non conoscevano limiti e il confronto fra le Marche era agguerrito come non mai. Questa Lancia era stata affilata per fare la guerra alle Audi e presentata alla fine dell’85 in vista del Mondiale dell’anno successivo. Il motore 4 cilindri bilabero fu il primo con la “doppia sovralimentazione” del compressore Abarth Volumex associato al turbo KKK. Dai 350 cv della 037 Evo, si passò di botto ai 480 della Delta S4, un arsenale destinato a lambire i 600 verso la fine del Gruppo B. In sostanza: un mostro. Eppure sorprendentemente domabile, grazie al servosterzo, alla frizione piuma, all’erogazione progressiva associata alla precisione del cambio. L’esemplare della collezione di John Campion con telaio 208 fu costruito in Abarth nell’ottobre del 1985 e fece il suo debutto in Finlandia quell’autunno fra le mani di Miki Biasion, Markku Alen e del collaudatore Giorgio Pianta per i test in vista del Rally di Monte Carlo e il WRC in Svezia. Fra parentesi, Henri Toivonen vinse il Monte Carlo dell’86 con una Delta S4 della stessa covata. La numero 208 passò al Jolly Club nella livrea Totip. Con il numero 1 sulla tabella dominò Il Rally 1000 Miglia pilotata da Giuseppe Cerri e Dario Cerrato. Poi strappò un terzo posto assoluto nel Rally Costa Smeralda. Targata TO-77892E dalla Fiat Auto nell’arile del 1986, questa Delta S4 fu esposta al Salone di Torino nello stand Lancia. I proprietari successivi continuarono a farla correre, ad accudirla e aggiornarla, prima di passare alla collezione Campion nel 2016, completa di tutte le certificazioni Asi, Lancia Club e Abarth Classiche.
Lancia Delta HF Integrale 8V Group A. Può un cocktail Martini Racing definirsi tale senza di lei? Certo che no. È come se nella coppetta mancasse l’oliva. Questo esemplare ufficiale del 1988 con telaio numero ZLA831AB000417885 fu immatricolato dalla Fiat Auto con targa TO-34162H e vinse il Rally di Portogallo sotto le mani decise di Miki Biasion e Carlo Cassina. La rivista “Motor Sport” dedicò la copertina proprio a quest’auto, che con Biasion trionfò in altri cinque rally nel corso del 1988. La Delta HF Integrale 8V presentava numerosi aggiornamenti rispetto alla Delta 4WD, grazie al lavoro di Claudio Lombardi e della sua squadra alla Abarth. In particolare, i miglioramenti arrivarono dall’adozione del compressore Garrett T3, dal posizionamento dell’intercooler e dai nuovi cerchi allargati da 16”, che permisero freni più performanti e un miglior comportamento degli pneumatici Michelin. La 8V fu anche la prima Delta HF a utilizzare il cambio a 6 marce Abarth, realizzato in collaborazione con Brena e Teksid. Dopo il Portogallo, la Lancia continuò a dominare vincendo 8 rally su 11 laureando Miki Biasion campione del mondo Piloti e replicando il Mondiale Marche. Era solo l’inizio: la Delta HF 8V vinse anche le quattro edizioni successive mettendo sul piatto anche due titoli Piloti. Dopo aver corso il Rally di Sanremo con Yves Loubet nella livrea Totip del Jolly Club, questa Lancia Integrale prese la rotta dell’Australia. Cose così – e Lancia così – non se n’erano mai viste. E non se ne sarebbero viste più.