Al Tour de Corse suscitano curiosità le due Lancia Fulvia HF F&M Special affidate a Makinen e a Munari. Si confidava nella loro leggerezza per battere le agguerrite Porsche e Alpine. Ma i veri avversari sono il freddo e la pioggia. Le vetture derivano dalle barchette ideate da Claudio Maglioli e Cesare Fiorio per le gare di velocità. Storia di un progetto un po’ improvvisato, realizzato in economia, ma originale.
Ajaccio, novembre 1969. La Lancia iscrive sei vetture: quattro Fulvia Coupé HF e due spider prototipo. Queste ultime, denominate F&M Special (le lettere sono le iniziali dei cognomi dei promotori del progetto, Fiorio e Maglioli) e affidate agli equipaggi ufficiali Munari-Davenport e Makinen-Easter, sono state scelte soprattutto per la loro maggiore leggerezza rispetto alle Fulvia Coupé HF da cui derivano. Insomma, al duro e impegnativo Tour de Corse, rally di fine stagione, la Lancia intende ottenere un risultato di rilievo contrastando con una nuova e originale arma, la barchetta “F&M Special” appunto, le agguerrite e potentissime rivali Porsche 911 R, Alpine Renault A 110, BMW 2002 Ti. Sull’Ile de Beauté come viene anche chiamata la Corsica, l’autunno del ’69 sarà però ricordato come uno dei più inclementi quanto a condizioni atmosferiche. Pioggia, vento e temperature rigide anticipano l’inverno ormai alle porte e “disturbano” non poco gli equipaggi impegnati nelle prove.
A preoccuparsi maggiormente sono i piloti dei prototipi F&M Special, ovviamente privi di tetto. Mentre in Corsica sono in pieno svolgimento le prove, a Torino, al reparto corse Lancia, si stanno ultimando le macchine da inviare sull’isola che, in versione rally, presentano alcune importanti modifiche rispetto a quelle allestite precedentemente per le gare in pista e salita: sono biposto anziché monoposto, hanno cerniere delle porte rinforzate, adottano un più ampio rollbar a protezione del pilota e del navigatore e sono dotate di un sottile parabrezza di plexiglass, privo di tergicristalli e alto appena 24 centimetri. Purtroppo, però, durante la settimana precedente la partenza il tempo peggiora ulteriormente. La Lancia decide così di installare sulle auto da gara un piccolo tergicristallo, lato pilota, ma ciò non basta a migliorare la situazione. Sandro Munari si rende conto che è praticamente impossibile correre in quelle condizioni, specie di notte, quando la temperatura scende a 4 °C.
Il pilota italiano decide così di attrezzarsi. Da Torino gli vengono inviate due tute speciali: una di gomma normale, che però in velocità tende a svolazzare, e una nera da sub, che ha invece il problema di non lasciare traspirare l’aria e quindi fa sudare. Dopo alcune prove, Munari e Makinen decidono di utilizzare per la gara la tuta simile a quella dei sub, mentre a Torino, al reparto corse, si stabilisce di effettuare ulteriori modifiche alle due barchette da gara. Per offrire maggior riparo a pilota e navigatore, si pensa di alzare il parabrezza. Lo si sostituisce allora con quello delle Fulvia Coupé HF di serie, sia pure modificato e si aggiungono finestrini laterali di plastica. Così, le due F&M Special che sbarcano ad Ajaccio, appena tre giorni prima del via del Tour de Corse, hanno perso in parte l’originale aspetto del prototipo, caratterizzato da forme essenziali e filanti, ma soprattutto la prerogativa che doveva avvantaggiarle sulle concorrenti, e cioè la leggerezza. Anzi, all’ultimo momento, proprio poche ore prima della partenza, sulla barchetta di Makinen viene montato anche un rudimentale tettuccio di lamiera, un’appendice che, invece, viene sdegnosamente rifiutata da Munari.
Irriconoscibili e un po’ buffe, le due F&M Special prendono comunque il via per quello che alla fine si rivelerà per la Lancia come uno dei rally più impegnativi e sofferti della stagione ’69. Deludente il risultato finale, con Makinen-Easter undicesimi e Munari-Davenport tredicesimi, surclassati dagli avversari in un rally che poteva essere facilmente dominato dalla Lancia e che invece viene vinto da Larrousse-Gelin al volante di una Porsche 911 R. Si conclude così la carriera sportiva delle F&M Special, vetture che erano nate per iniziativa del pilota Lancia, Claudio Maglioli, dopo una gara disputata negli Stati Uniti cui la squadra corse della Casa torinese aveva partecipato con le Fulvia Sport Zagato. Le coupé, in versione prototipo, si erano comportate molto bene ma, a causa soprattutto della stagione calda, tutti i piloti si erano lamentati della temperatura elevata nell’abitacolo.
Durante il viaggio di ritorno dalla corsa americana, il pilota biellese discute del problema con il direttore sportivo della Lancia, Cesare Fiorio, e visto che al reparto corse si sta organizzando la trasferta alla Targa Florio, gli propone, quasi per scherzo, di realizzare un prototipo spider da impiegare nella corsa siciliana. Si otterrebbero così risultati migliori, sia per la maggior leggerezza della vettura, sia per le più favorevoli condizioni di guida dei piloti, che potrebbero contare su un’efficace aerazione dell’abitacolo. Fiorio risponde che, al momento, non esistono alternativeai tipi di auto già impiegate in corsa dalla squadra ufficiale Lancia, e cioè le coupé Fulvia Sport Zagato e Fulvia HF.
Claudio Maglioli, però, non si perde d’animo e passa al contrattacco con un’ulteriore e più concreta proposta, quella cioè di alleggerire al massimo una Fulvia Coupé HF, trasformandola in spider. L’operazione consente di ridurre sensibilmente, oltre al peso della vettura, anche la resistenza aerodinamica (per via della minor sezione frontale), a tutto vantaggio della velocità. L’idea piace a Fiorio e così Claudio Maglioli prima la perfeziona, poi redige un preventivo di massima per la realizzazione del prototipo. “Fiorio mi inviò una vecchia Fulvia Coupé HF da corsa, comunicandomi che il budget per la trasformazione era di un milione, non una lira di più”, ricorda Maglioli. “Non pretesi compensi per la progettazione, né per lo sviluppo, né per la manodopera necessaria alla realizzazione del prototipo, ma solo un contributo per i costi dei materiali. La barchetta alla fine costò 850 mila lire e fu costruita nel tempo record di un mese e mezzo”.
La carrozzeria viene accorciata di 28 centimetri grazie al taglio della coda; vengono eliminati tetto, finestrini, lunotto e parabrezza; l’interno viene inoltre alleggerito di tutto il superfluo: rivestimenti, pannelli porte, impianto d’aerazione e riscaldamento, sedile passeggero e panchetta posteriore, al cui posto viene collocato il serbatoio carburante: un escamotage per portare i pesi il più possibile al centro tra i due assali. Alla fine la vettura perde ben 200 chilogrammi di peso rispetto a quando era una semplice Fulvia Coupé HF. Non meno importante, inoltre, è la lavorazione del pianale, che viene rinforzato per compensare l’indebolimento della scocca, dovuto al taglio dell’intero padiglione.
Se il motore di 1,6 litri, elaborato per le competizioni, è sostanzialmente identico a quello utilizzato dalle Fulvia Coupé HF impiegate nei rally (potenza di 160 CV), le sospensioni, invece, beneficiano di alcuni importanti aggiornamenti, dovuti soprattutto alla riduzione del peso complessivo della vettura e alle prestazioni più elevate: quindi, viene modificato l’assetto grazie a una balestra anteriore con numero inferiore di foglie e ad ammortizzatori con differente taratura. Che cosa cambia alla fine nel comportamento stradale rispetto alla Fulvia Coupé HF? Oltre a essere più leggera, la F&M è molto più scattante, i freni rispondono meglio ed è anche più maneggevole. In corsa, tuttavia, la guida non risulta più facile rispetto a quella della Fulvia Coupé HF ma, grazie al minor peso, è senza dubbio meno affaticante, nonostante l’adozione di un differenziale autobloccante ZF meccanico, tarato al 35%, la cui azione in curva non è molto progressiva.
La F&M Special debutta in corsa all’inizio del ’69 alla Targa Florio: due esemplari affidati agli equipaggi Maglioli-Pinto e Munari-Aaltonen. Poi è la volta della vittoriosa gara in salita Occhieppo-Graglia, nei pressi di Biella, con al volante Claudio Maglioli. Seguono la 1000 Km del Nürburgring, il Gran Premio del Mugello e, infine, il già citato rally di Corsica. Corre solo una stagione, ma è una stagione di vittorie, anche se non tutte di primo piano. All’inizio del ’70, da una delle tre versioni originali, nasce la F&M Special 2. Ma questa è un’altra storia…
Emanuele Sanfront
Articolo tratto da Ruoteclassiche di marzo 2002