Per celebrare i 110 anni dell’Alfa Romeo abbiamo deciso di raccontarvi 10 modelli particolarmente significativi, scelti per voi a partire dalle copertine storiche di Quattroruote.
La passione non ha età, è un concetto che non conosce tempo e unisce in maniera trasversale generazioni e culture diverse. Per i 110 anni dell’Alfa Romeo sono in programma una serie di iniziative atte a celebrare l’epopea del Biscione, noi vogliamo farlo a modo nostro, raccontandovi i modelli Alfa Romeo che sin dagli esordi di Quattroruote nel mondo dell’editoria automobilistica si sono susseguiti sulle copertine delle nostre riviste. Oltre 60 anni di storia che possiamo narrarvi grazie al prezioso contributo degli Archivi Quattroruote. Per questo viaggio nel tempo abbiamo selezionato 10 copertine con altrettanti modelli Alfa Romeo: dalla Giulietta che nel 1956 campeggiava sul primo numero di Quattroruote alla nuova Alfa Romeo Giulia che ritroviamo 60 anni dopo. Scegliere non è stato facile, ma alla fine abbiamo selezionato le vetture che hanno innovato maggiormente il mondo dell’auto con le loro soluzioni tecniche e stilistiche d’avanguardia. 10 modelli che hanno contribuito a rendere il marchio Alfa Romeo uno dei più brand più amati ed apprezzati, in Italia come nel resto del mondo.
Alfa Romeo Giulietta. Era il febbraio del 1956 e sul primo numero di Quattroruote faceva bella mostra di sé l’Alfa Romeo Giulietta: un’inedita berlina media dalle linee sportive. Questo modello dette grande slancio alla produzione Alfa Romeo che dopo la guerra si andava affermando come un’importante realtà industriale. Nei primi anni 50 per essere competitivi in un mercato dell’auto in forte ascesa c’era bisogno di un prodotto aspirazionale, che non fosse appannaggio di una ristretta élite di pochi facoltosi. Vettura di classe media, nel 1955 la Giulietta spiccava sulle concorrenti per le linee moderne e l’ottima abitabilità. La sua indole, da vera Alfa Romeo si percepiva immediatamente su strada dove la Giulietta brillava per tenuta, ripresa e velocità. Il suo motore da 1,3 litri da 65 CV era completamente in alluminio, grazie ad un favorevole rapporto peso potenza l’Alfa Romeo Giulietta raggiungeva una velocità massima di 165 chilometri orari.
Giulietta Spider. Aprile 1961, sulla copertina di Quattroruote due modelle in posa con una meravigliosa Alfa Romeo Giulietta Spider. L’idea di una variante Spider dell’Alfa Romeo Giulietta si deve a Max Hoffman, importatore di auto europee negli Stati Uniti. Ex pilota e grande esperto di automobili convinse i vertici aziendali a produrre la Giulietta Spider da proporre alla clientela americana più agiata e anticonformista affascinata dallo stile italiano. Hoffman si disse pronto ad acquistare diverse centinaia di esemplari a scatola chiusa: sarebbe stato un successo in ogni caso. Come gli altri modelli, la Spider mantenne un’impostazione sportiva confermata da prestazioni molto brillanti. La Giulietta Spider adottava infatti lo stesso motore della Giulietta berlina, ma le performance aumentarono ancora nel 1958 con la presentazione della variante “Veloce” dotata di un motore potenziato a 80 CV. Sensuale e giovanile, brillante, la Giulietta Spider era una diva delle automobili: al suo successo contribuì anche il cinema. Fellini la scelse tra le vetture de “La Dolce Vita”, massima espressione dell’italianità postbellica. La Giulietta Spider diventò uno status symbol, un modello che sognavano tutti: famosi e non.
Giulia 1600 T.I. “L’ha disegnata il vento”, questo lo slogan per il lancio dell’Alfa Romeo Giulia: con la sua particolare coda tronca rappresenta un importante traguardo nello sviluppo aerodinamico, che trovava conferme in un Cx straordinario per l’epoca: 0,34. Nel luglio del 1962 è la Giulia 1600 T.I. a occupare la copertina di Quattroruote. Venne presentata all’Autodromo di Monza poco prima, giusto per chiarire sin da subito le sue velleità sportive: “T.I.” stava infatti per Turismo Internazionale. Il motore, un bialbero di 1.6 litri da 92 CV della Giulia T.I. era un’evoluzione del precedente quattro cilindri 1.3, dal quale si distingueva anche per le valvole di scarico raffreddate con inserti di sodio. L’Alfa Romeo Giulia è stata un modello rivoluzionario per molti aspetti e non poteva essere altrimenti per poter replicare e superare il successo della precedente Giulietta. La berlina Alfa Romeo nel 1962 era tra le pochissime auto ad offrire di serie un cambio a 5 marce e introduceva anche uno dei primissimi esempi di scocca portante a deformazione differenziata: se le sezioni anteriori e posteriori erano preposte all’assorbimento dell’urto in caso di impatto, la cellula dell’abitacolo estremamente rigida, proteggeva gli occupanti. Protagonista di moltissimi film, spesso a carattere poliziesco, l’Alfa Romeo Giulia è una vera e propria icona dell’Italia a cavallo tra gli anni 60 e 70.
Giulia GT 1300 Junior. Una bella coupé in primo piano e sullo sfondo una coppia felice: la copertina di Quattroruote dell’ottobre 1966 raffigura una Giulia GT 1300 “Junior”, il modello di accesso alla gamma GT Alfa Romeo. La Giulia Sprint GT presentata nel 1963 stava riscuotendo successo, ma con una cilindrata di 1,6 litri andava a posizionarsi nella fascia medio-alta del mercato anni 60, restando così una vettura destinata a una clientela benestante. Nel 1966 in Alfa Romeo pensarono di allargare la gamma con una versione più accessibile spinta da un motore di cilindrata minore e finiture interne semplificate. La “Junior” a fronte di una cilindrata di 1,3 litri e una potenza di 89 CV (peraltro molto vicina a quella della Sprint GT 1600) aveva un prezzo di acquisto, ma soprattutto costi di gestione inferiori che consentivano a molti clienti giovani di approcciarsi finalmente all’acquisto della loro prima Alfa Romeo. Una mossa vincente in quanto il successo fu immediato e la Junior assorbì la stragrande maggioranza della produzione complessiva. La principale rinuncia rispetto alla Sprint GT e ai modelli più performanti era il servofreno, introdotto subito dopo. Man mano le Junior ricevettero gli aggiornamenti estetici dei modelli superiori “Veloce”, confermandosi le bestseller della famiglia Giulia GT.
Montreal. Sulla copertina di Quattroruote del marzo 1970, l’Alfa Montreal fresca di premiere ginevrina. La nuova GT di lusso del biscione entrava in produzione a 3 anni dalla presentazione della showcar realizzata per Esposizione Universale di Montreal del 1967. Disegnata dal centro stile Bertone per mano di un giovane Marcello Gandini, era una coupé di classe e dalle prestazioni elevate: la base meccanica era il V8 derivato dalla 33 Stradale, rivisto in chiave meno estrema con una cilindrata maggiore (2,6 litri anziché 2 litri) e una potenza limitata a 200 CV contro i 230 della specialissima 33 Stradale. Al motore V8 venne abbinato un raffinato cambio manuale 5 marce invertito, prodotto dalla ZF, il migliore disponibile all’epoca. La Montreal stupiva per lo stile, a cominciare dalle “palpebre” della fanaleria riprese sui montanti. Per la Montreal venne data grande importanza anche all’aspetto cromatico, con spettacolari tinte pastello e metallizzate. Con un prezzo di 5.700.000 Lire la Montreal era appannaggio di una clientela d’élite, la stessa che durante la crisi petrolifera poteva sostenere consumi nell’ordine dei 4 chilometri a litro…
Alfasud. Dicembre 1971, l’attesissima “Alfasud” è sulla copertina di Quattroruote. Punta dell’iceberg di un progetto molto più vasto, l’Alfasud è il primo modello prodotto Alfa Romeo prodotto nel Sud Italia in uno stabilimento creato ad hoc. Per la nuova compatta di casa Alfa Romeo, la prima vettura di serie del Biscione con trazione anteriore non c’erano vincoli tecnici da rispettare, se non quello di confermarsi una vera Alfa Romeo. L’Alfasud era spinta da un inedito 1.2 litri “boxer” a cilindri contrapposti, che permise di delineare un profilo più aerodinamico e sfuggente. Lo stile che portava al debutto l’Italdesign fondata da Giorgetto Giugiaro e Aldo Mantovani si caratterizzava per la silhouette arcuata, l’Alfasud era una due volumi che garantiva un accesso più comodo e un capiente bagagliaio (400 litri), ottenuto anche grazie al posizionamento del serbatoio sotto il sedile posteriore: una disposizione innovativa e sicura che fece subito scuola. L’Alfasud fu un successo annunciato e con un totale di 900.925 esemplari prodotti tra il 1972 e il 1984 è stata l’Alfa Romeo più venduta di sempre.
Alfetta. Luglio ’72: una strada assolata e deserta con un’Alfetta rossa in primo piano, questa è la copertina che Quattroruote dedica alla nuova berlina Alfa Romeo. Vettura del segmento “superiore” proponeva l’innovativo schema transaxle con il motore anteriore e la scatola del cambio solidale al differenziale. Era sportiva come da tradizione e forte di una perfetta distribuzione di pesi fra avantreno e retrotreno, ottenuta proprio con lo spostamento del gruppo cambio sull’assale posteriore. Anche sui fondi a scarsa aderenza, l’Alfa Romeo Alfetta garantiva una tenuta di strada impeccabile, e non poteva essere altrimenti per un modello che portava il nome delle gloriose vetture Alfa Romeo che vinsero le prime due edizioni del Campionato di Formula 1. Alla precisione di guida contribuiva il ponte posteriore De Dion con parallelogramma di Watt: una soluzione che permetteva di mantenere le ruote sempre perpendicolari rispetto al terreno garantendo sempre la motricità ideale. Un’eleganza sottile e ben commisurata alla sua attitudine sportiva rese l’Alfetta una delle vetture più apprezzate dagli enti governativi e dalle Forze dell’Ordine, al pari della controparte… L’Alfa Romeo Alfetta è stata infatti protagonista di molte vicende di cronaca che hanno costellato la storia del Paese negli “Anni di piombo”. A quasi 50 anni dal debutto l’Alfetta è ancora un modello amatissimo dagli appassionati, immortalato in tantissimi film e persino in canzoni: il cantautore Daniele Silvestri le ha dedicato il brano “Gino e l’Alfetta”.
Alfa 75. Luglio 1985, sulla copertina di Quattroruote l’Alfa 75 impegnata nello slalom. Presentata a 75 anni dalla fondazione dell’Alfa Romeo, la nuova berlina media di casa Alfa è nota per essere stata l’ultima vettura del Biscione ad adottare la trazione posteriore e lo schema transaxle. Venne venduta anche negli Stati Uniti come Alfa Romeo Milano, equipaggiata con i potenti motori “Busso” V6 da 2,5 e 3 litri. La 75 piacque subito per la linea, enfatizzata dall’alta coda alta e il muso basso e spiovente, mentre i gruppi ottici posteriori sono collegati da una fascia catarifrangente. Con l’uscita di scena dell’Alfetta, il suo posto venne colmato da due modelli, la 75 e la 90 che pur condividendo parte della meccanica e delle motorizzazioni, avevano personalità ben distinte. Entrambe ricalcano l’architettura transaxle dell’Alfetta, con la 90 più turistica e la 75, più compatta e reattiva. Al lancio, la vettura è disponibile in cinque differenti versioni: 1.6, 1.8, 2.0 (tutte ad alimentazione singola) Quadrifoglio Verde (2,5 V6 a iniezione) e 2.0 Turbodiesel. Nel 1988 debutterà la versione restyling, che con alcuni aggiornamenti stilistici rimarrà in commercio fino al 1993. Per molti è considerata l’ultima vera Alfa Romeo, essendo stata sviluppata prima del passaggio di Alfa Romeo sotto il controllo della Fiat e per essere stata l’ultima berlina Alfa Romeo a trazione posteriore per oltre 30 anni.
Alfa 156. Nel giugno 1997 Il muso della 156 fa capolino sulla copertina di Quattroruote. Un modello attesissimo che porta con sé importanti novità tecniche e stilistiche. L’Alfa Romeo 156 rivoluzionava il mercato con l’adozione del primo motore diesel common-rail, segnando per la prima volta un pareggio in termini di prestazioni e piacere di guida nei confronti dei motori a benzina. Se dallo scudetto al centro del frontale si diramavano le due nervature sul cofano, l’andamento dei montanti donava grinta ed eleganza alla 156; così come la presenza delle solide maniglie in metallo sulle sole porte anteriori: le posteriori erano integrate nella cornice dei finestrini contribuendo a dissimulare le fattezze da berlina in favore di un profilo da coupé. La 156 si riallacciava anche alla ricerca cromatica avviata con le Alfa Romeo Carabo e Montreal proponendo inedite vernici micalizzate dai riflessi iridescenti. L’Alfa Romeo 156 introduceva poi lo schema a quadrilatero alto anteriore per esaltare l’handling e la precisione delle traiettorie. La 156 vinse anche 13 titoli in 10 anni nel campionato Turismo. La nuova berlina del Biscione piacque al pubblico e alla critica: nel 1998 fu la prima Alfa Romeo a vincere il titolo “Auto dell’Anno”. Le soluzioni tecniche e il “family feeling” vennero condivise con la sorella minore 147, la compatta che a tre anni di distanza, portò a casa il titolo di “Auto dell’Anno 2001”.
Giulia. Esattamente 5 anni fa veniva svelata l’Alfa Romeo Giulia Quadrifoglio durante lo spettacolare evento al Museo Alfa Romeo di Arese che vide l’esibizione di Andrea Bocelli accompagnare il debutto della nuova berlina di Casa Alfa. Un debutto in grande stile per un ritorno agognato da decenni: il primo modello di grande serie a trazione posteriore (o integrale). Il lancio della Giulia, preceduto dal massimo riserbo da parte del gruppo FCA, rappresentava il primo passo verso lo sviluppo di una nuova generazione di modelli, realizzati sull’inedito pianale “Giorgio”. Ancora una volta Alfa Romeo stupisce con un comparto tecnico d’eccellenza: applicando il principio top down, viene sviluppato prima il modello più sportivo e da lì derivate le varianti più tranquille. Tutti i modelli Giulia condividono quindi i materiali leggeri per carrozzeria e meccanica e la gestione dei sistemi di sicurezza, a garanzia di un’esperienza dinamica da primato assoluto. A distanza di 5 anni, nello stesso Museo di Arese oggi viene presentata l’evoluzione di quella Giulia Quadrifoglio annunciata dalle note del Nessun Dorma: la Giulia GTA riporta in auge tre lettere magiche che parlano di leggerezza, piacere di guida e imprese sportive emozionanti. I 110 anni del Marchio sintetizzati in sole tre lettere scritte con il fil rouge della passione.