Nel primo episodio de Le auto che hanno fatto la guerra abbiamo visto la Vokswagen Kubelwagen e la Jeep Willys. Nell’Episodio 2 – L’Impero colpisce ancora il contributo di Mercedes alla motorizzazione del secondo conflitto mondiale, su gomma e nei cieli
Durante la seconda guerra mondiale, l’intero comparto industriale tedesco subì una riconversione della produzione volta a dotare l’esercito del Reich di mezzi moderni e potenti. Venne, talvolta, anche “assorbito” il potenziale produttivo di controllate estere, come la Opel, proprietà dell’americana General Motors, che, dal 1930, produsse il Blitz, uno dei principali autocarri standard dell’esercito tedesco. Un ruolo di spicco, oltre alle già citate Volkswagen e Opel, lo ebbe Mercedes che fornì alla nazione veicoli militari, propulsori finiti poi nei mezzi più disparati e motori per velivoli all’avanguardia, massicciamente reclutati tra le fila della Luftwaffe, l’aereonautica militare tedesca.
Auto d’ordinanza. Le Mercedes prodotte tra gli anni 30 e 40 sono divenute, durante la guerra, sia le auto d’ordinanza per eccellenza per ufficiali di Wehrmacht e SS sia, con i dovuti adattamenti, buoni veicoli “Gelände/Straße” (per strada e fuoristrada) da utilizzare come mezzi operativi in contesti militari. La più famosa, popolarissima grazie ai molti film in cui compare, è la Typ 320, la lussuosa berlina della serie W142. Disponibile passo corto o lungo, due o quattro porte (versioni rispettivamente B e D) e cabriolet o chiusa, rappresentò la prima scelta per gli spostamenti di ufficiali o gerarchi. L’episodio più famoso che la coinvolge è senza dubbio l’attentato al generale Reynhard Heydrich, “l’uomo dal cuore di ferro”, assassinato il 27 maggio 1942 a Praga, dove si trovava in qualità di governatore del Protettorato di Boemia e Moravia. Il comandante dello Sicherheitsdienst, il servizio di informazioni e spionaggio delle SS, cadde vittima di un’imboscata di un commando cecoslovacco con cui il generale ingaggiò uno scontro a fuoco. Uno dei sovversivi lanciò una granata sotto la sua Mercedes 320 Cabriolet B, la macchina parò gran parte dell’onda d’urto e Heydrich, nonostante non avesse riportato grandi ferite, morì la notte seguente per un’infezione.
La tecnica. La Typ 320, prodotta dal 1937 al 1942, montava, inizialmente, il motore M142 I, un sei cilindri in linea con basamento e testata di ghisa da 3,2 liti e valvole laterali. Alimentato da un carburatore doppio corpo Solex 30JFF, era in grado di erogare 78 CV a 4.000 giri ed era abbinato a un cambio a quattro marce con overdrive opzionale. Il telaio era modulabile, per essere adattato alle varie versioni (passo lungo, corto o adattamenti speciali) e le sospensioni erano a ruote indipendenti, a semiassi oscillanti al posteriore e a balestra trasversale all’anteriore. Nel 1938, arrivò il motore M142 II, che, grazie all’alesaggio maggiorato, arriva a 3,4 litri garantendo prestazioni simili, ma una superiore fluidità di funzionamento. Accanto alla berlina civile, Mercedes produsse anche la WK (Wehrmachtskübelwagen), chiaramente pensata per l’esercito. Questa versione più spartana coniugava una meccanica simile (l’overdrive era assente e il rapporto di compressione venne aumentato) a una carrozzeria più squadrata e adatta all’uso anche in fuoristrada.
Sorella minore. Analogamente alla Typ 320, anche la più piccola della Casa, la Typ 170 (serie W136), venne proposta in una versione adatta alla battaglia: la Typ 170 VK. La Typ 170 era stata pensata per essere più “popolare”, sempre per una Mercedes, rispetto al resto della gamma. Quindi motore quattro cilindri M 136 da 1,7 litri e 38 CV a 3.600 giri, telaio a longheroni a sezione ovale, sospensioni anteriori a balestra e posteriori a semiassi oscillanti e molle elicoidali. La meccanica arrivò quasi immutata, anche in questo caso, alla versione militare, sulla quale, analogamente alla W142, venne montata una carrozzeria più funzionale per i suoi mutati scopi.
Il caccia tedesco più diffuso. Degna di nota fu anche la produzione aerea della Casa di Stoccarda durante il secondo conflitto mondiale. Accanto alle linee di montaggio per autoveicoli, si producevano, infatti, anche motori aeronautici ad alta potenza specifica, che finirono poi nei velivoli più disparati: dal caccia bimotore Messerschmitt Bf 110 al bombardiere Heinkel He 111, che sganciò tonnellate di bombe su Londra durante la battaglia di Inghilterra. La famiglia dei propulsori DB 600 è senza dubbio la più famosa, ha infatti equipaggiato, nelle sue varie versioni, il caccia tedesco Messerschmitt Bf 109, il caccia più prodotto nella storia (più di 34.000 esemplari), e acerrimo rivale del celebre Supermarine Spitfire.
Complessità meccanica. I motori DB 600 erano V12 invertiti con potenze nell’ordine di 1000 CV. Le varie evoluzioni prendono poi nomi con numeri via via crescenti. Il DB601 era la prima versione equipaggiata con iniezione meccanica, che consentiva al Bf 109 di fare accelerazioni G negative, senza ritrovarsi con vuoti di potenza, cosa di cui soffriva lo Spitfire a carburatori. Con le successive versioni, si arrivò a erogare fino a 1500 CV circa che permettevano al caccia tedesco di raggiungere i 650 km/h a 6.600 metri di altitudine. Questi notevoli salti di potenza sono dovuti al compressore, necessario per arrivare alle alte quote dove l’aria, quindi il comburente, è più rarefatta. Lo strumento in questione disponeva di una specifica valvola, che ne regolava il funzionamento in base alla quota di esercizio. Ora, dopo questa descrizione, ai più sarà venuta voglia di cacciarlo nel cofano di una MX-5 o di qualche altra auto. Non siete i primi, qualcuno ci ha provato con il motore di uno Spitfire.
“Le auto che hanno fatto la guerra” non finiscono qui. Non perdete la prima puntata di “Le auto che hanno fatto la guerra” e restate su questa frequenza per i prossimi episodi, fino ad allora silenzio radio. Passo e chiudo.