In Italia la serie animata City Hunter si è vista con un decennio di ritardo rispetto al Giappone e certe atmosfere e ambientazioni figlie degli anni 80, con più di un accenno a Miami Vice – vedi anche l’abbigliamento del protagonista con t-shirt e giacca destrutturata simil Sonny Crockett – sono inevitabilmente andate sfumate nella percezione del pubblico. Un poliziesco sui generis che gioca con humour e situazioni grottesche, ma senza disdegnare un crudo realismo. Una cosa però è certa: gli appassionati sono stati esposti a un campionario ricchissimo di vetture, con il consueto – vedi quanto fatto in Lupin – mix di contemporaneo e vintage e con una qualità del disegno molto elevata, tanto che non è affatto difficile riconoscere i vari modelli. Non mancano poi le sorprese, a dimostrazione di quanto i giapponesi siano onnivori in fatto di gusti motoristici.