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Leggenda Alfa Romeo: il secondo allegato

Nel secondo volume della collana “Leggenda Alfa Romeo”, dedicata ai 110 anni della Casa milanese, ripercorriamo le vicende degli anni Sessanta e Settanta.

Modelli che sono entrati nel mito: le Giulia, la spider “Duetto”, le Alfasud e le Alfetta. E poi l’apertura degli stabilimenti di Arese e di Pomigliano d’Arco, gli scioperi, i sabotaggi, le crisi economiche e il terrorismo.

Espansione industriale All’inizio degli anni Sessanta l’Alfa Romeo inaugura un nuovo capitolo della sua storia; la produzione infatti lascia progressivamente la storica sede del Portello per trasferirsi nel nuovo stabilimento di Arese, alle porte di Milano. Testimone di questo passaggio epocale, col quale l’azienda avvia la produzione in grande serie, è la Giulia, la rivoluzionaria berlina presentata nel 1962 e destinata a fissare il nuovo termine di paragone per tutti gli altri costruttori. La Giulia, assieme alle derivate, è la protagonista assoluta del decennio.

Arriva la “Duetto” Ma gli anni Sessanta vedono la nascita di un’altra icona: la “Duetto”, che viene svelata nel 1966. Quella spider immortalata nel film “Il laureato” diviene subito sinonimo di guida all’aria aperta e vivrà, sia pure aggiornata nella meccanica e nello stile, fino alla prima metà degli anni Novanta.

L’unità d’Italia – L’inizio degli anni Settanta vede il concretizzarsi del progetto Alfasud, ambizioso programma imperniato sulla creazione del nuovo polo produttivo di Pomigliano d’Arco per la fabbricazione della prima “tutto avanti” del Biscione, che segna anche il debutto del marchio nel segmento basso del mercato. L’Alfasud, assieme alla derivate, conquista e detiene tuttora l’ambito record di modello prodotto in maggior numero di esemplari: oltre un milione di vetture.

Il debutto del transaxle – Nel 1972, pochi mesi dopo l’esordio dell’Alfasud, viene presentata l’Alfetta, che vanta uno schema meccanico raffinato e costoso. Per ottimizzare la distribuzione dei pesi e migliorare quindi il comportamento dinamico della vettura, il cambio viene infatti montato al retrotreno, in blocco col differenziale. Non solo, ma la sospensione posteriore adotta il sofisticato ponte De Dion, fino a quel momento utilizzato dalla Casa solo su alcune auto da competizione. Grazie a tale soluzione, l’Alfetta si pone al vertice della categoria per quanto riguarda piacere di guida, precisione e tenuta. Dalla berlina viene ovviamente derivata la versione coupé, nella quale queste doti di sportività vengono ulteriormente esaltate. Lo schema transaxle, ereditato già nel 1977 dalla Giulietta, caratterizzerà la produzione di Arese per circa un ventennio.

Il primo V6 – Il nostro viaggio si conclude con l’Alfa 6, l’ammiraglia del 1979 che porta al debutto il primo motore a sei cilindri a V, sviluppato da Giuseppe Busso. Con cilindrata di 2,5 litri, è il capostipite di una longeva famiglia di propulsori, la cui produzione continuerà fino al 2005.  A parte questa chicca meccanica, l’Alfa 6 si rivela un flop: la sua linea, definita nel 1973, appare irrimediabilmente superata all’alba degli anni Ottanta. Le straordinarie doti meccaniche non bastano a cambiare il destino di questa vettura, che esce di scena nel 1987 dopo poco più di 12.000 esemplari prodotti.

 

Ma le protagoniste di questo secondo volume sono anche le 2600 berlina, Sprint e Spider e la Giulia Sprint Speciale. In tutto oltre venti modelli, di ciascuno dei quali raccontiamo la storia, l’evoluzione, la tecnica e l’attuale posizionamento nel mercato delle storiche. Ricordiamo che il prezzo del fascicolo è di 5,40 euro in più rispetto a quello della sola rivista (5,50 euro).

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