Infilatosi nell’abitacolo, lo svizzero Max Lustenberger provò le sensazioni di quando era pilota di “Hunter”. Gli bastò per decidere di acquistarla. È una delle vetture sportive più belle al mondo. Vinse a Le Mans nel ’55, ’56 e ’57
Max Lustenberger possiede la Jaguar “D-Type” numero di telaio XKD551, una delle 42 della prima serie costruite per essere vendute a piloti privati. In 50 anni, la “XKD551” ha cambiato molti proprietari.
Venduta nel ’56 ad Austin Munks, corridore motociclista, pochi mesi dopo passò a G. Baduel, che la fece modificare per l’uso stradale; la carrozzeria originale fu ripristinata nel 1966 e la “D-Type” tornò a correre nelle gare storiche, partecipando anche a due Mille Miglia. Nel 1995 Max Lustenberger si decise ad acquistarla: “Aveva lo stesso odore degli Hawker ‘Hunter’ che avevo pilotato da giovane, gli strumenti e l’abitacolo mi ricordavano quelli dei jet militari”.
Lustenberger ha guidato la sua Jaguar nelle corse storiche 1996-97 a Monza, Digione, Magny-Cours, Silverstone e a una Mille Miglia. Racconta: “È una macchina da capire: all’inizio facevo un testacoda ogni due curve. Con quelle gomme strette non tollera le frenate lunghe fino all’ingresso in curva”.
La “D-Type” fu concepita oltre mezzo secolo fa per Le Mans, una pista velocissima, con lunghi rettilinei. William Lyons, l’allora direttore generale Jaguar, aveva capito che per promuovere le vendite bisognava partecipare alle corse e vincerle. Il primo modello sportivo del dopoguerra fu l’elegante “XK 120”, seguita dalla “XK 120 C”, cioè la “C-Type”, che si impose alla 24 Ore di Le Mans del 1951. Bisognava continuare a vincere e per questo ci voleva un’auto studiata in modo specifico per Le Mans. La “D-Type” nacque con questo preciso scopo.
La parte anteriore del telaio era costituita da una struttura tubolare d’alluminio a sezione quadra, la parte centrale da una scocca di fogli di magnesio. Il motore era un sei cilindri in linea di 3442 cm³ da 250 CV a 6000 giri. Il cambio era a quattro marce sincronizzate e i freni erano a disco. Al debutto alla 24 Ore di Le Mans, 12 e 13 giugno 1954, la “D-Type” di Rolt-Hamilton dovette accontentarsi del secondo posto: la vittoria arrivò l’anno dopo con Hawthorn-Bueb.