Nell’anno in cui Mazda festeggia cento anni di vita, ripartiamo dalla sua icona roadster per ripercorrere i passaggi della saga MX.
MX, due lettere sinonimo del roadster più popolare al mondo, con un milione di esemplari venduti nel 2016, e presenti anche in un’ampia gamma di Mazda di produzione, concept e racing. Quando la Mazda MX-5 è stata rivelata nel 1989, l’industria automobilistica si era allontanata dall’auto sportiva economica e il progetto si poneva come portatore di nuovi valori cercando di uscire dalle convenzioni: in pratica, un’auto sportiva che esaltasse il piacere di guida a cielo aperto in una reinterpretazione moderna del classico roadster a trazione posteriore.
Aria nuova. Più di tre decenni dopo, se la MX-5, alias Miata, non ha bisogno di presentazioni, vale la pena ricordare la prima vettura che ha indossato il badge MX, meno famosa ma difficile da dimenticare. Se non altro per l’inconfondibile forma a cuneo che è stato uno dei celebri tratti distintivi della carrozzeria Bertone. Rivelata nel 1981, la concept Mazda MX-81 Aria era una berlina futuristica basata sul pianale della Mazda 323. Con la sua vernice dorata, le luci pop-up, il volante quadrato incassato, la cabina di pilotaggio con lo schermo Tv e i sedili anteriori oscillanti, al Motor Show di Tokyo di quell’anno ha strabiliato tutti. Aveva senza dubbio l’interno più innovativo in assoluto. Rientrava nell’etica sfidante dei modelli MX e, con i suoi fanali posteriori montati in alto e i proiettori pop-up, ha influenzato le future auto di produzione Mazda degli anni Ottanta.
Forme ardite. La successiva discendenza della MX è stata la concept car MX-02 del 1983, con un grande portellone a cinque porte a lato piatto con ampi finestrini e copricerchi posteriori aerodinamici. Tra le peculiarità, lo sterzo delle ruote posteriori e un display head-up (visore a sovrimpressione, letteralmente “a testa alta”, che permette di vedere i dati essenziali senza bisogno di abbassare lo sguardo rispetto alla strada). Il tema è andato avanti con la Mazda MX-03 del 1985, che era di nuovo una concept car dall’aspetto radicale, ma questa volta un’auto sportiva alimentata da un motore da 315 CV. Un coupé ribassato, concepito puramente come concept, che era pura esuberanza futuristica, con display digitali e ancora un display head-up. La sua tecnologia includeva anche trazione integrale e grande aerodinamicità grazie al lungo corpo ribassato.
Il futuro era già lì. Mentre la MX-02 e la MX-03 condividevano alcuni degli stessi spunti di design futuristico, la MX-04 era completamente diversa. Rivelata al Motor Show di Tokyo del 1987, era costruita su un telaio per auto sportiva a trazione posteriore con motore anteriore, e aveva due set diversi di pannelli in fibra di vetro rimovibili che permettevano all’auto di passare da coupé a roadster aperto sui lati in stile buggy da spiaggia. Alimentata da un motore rotativo, non è mai entrata in produzione, ma nel frattempo è servita d’ispirazione dato che la casa giapponese stava già sviluppando la MX-5.
Stile Novanta. Sono seguiti poi alcuni modelli di produzione costruiti sul successo della MX-5 con stili di coupé molto diversi. Venduta dal 1992 al 1993, la Mazda MX-3 è stata una berlina coupé a quattro posti che ha saputo superare le convenzioni delle normali berline per offrire qualcosa di più elegante e sportivo. Poi è arrivata la coupé MX-6, più grande, e, in seguito, le auto da corsa, come a Mazda MXR-01. Dopo che la Mazda 787B a motore rotante ha ottenito la vittoria nella 24 Ore di Le Mans del 1991, la FIA ha proibito le racer a motore rotativo, lasciando Mazda alla ricerca di una nuova auto per il Campionato mondiale di auto sportive del 1992 con un preavviso molto breve. Una soluzione è arrivata con il prototipo di auto da corsa Mazda MXR-01: il ritiro delle aziende britanniche dalle corse di auto sportive ha permesso poi a Mazda di adattare questo prototipo progettato da Ross Brawn, basato sulla Jaguar XJR-14 delle precedenti stagioni, e montare un motore V10 Judd con marchio Mazda. Ne sono stati costruiti solo cinque esemplari, finché il crollo del Campionato mondiale di auto sportive alla fine del 1992 ha segnato la fine del programma automobilistico a livello mondiale.
Seconda generazione. Nel 21esimo secolo la sigla MX è tornata ad adornare concept car che sono rimaste fedeli alla filosofia MX come la MX-Sport Tourer del 2001, con porte freestyle e design del corpo ampio, dando un guizzo di stile alle monovolume. Un concetto radicale ripreso successivamente dalla Mazda MX-Flexa del 2004, simile alla Mazda5 finale di cui condivideva le popolari porte posteriori scorrevoli. L’MX-Sportif del 2003 ha ripreso stilemi e concept della Mazda3, una compatta di prima generazione, che ha rappresentato un grande passo avanti rispetto alla Mazda 323 uscente. Si sono poi susseguite la MX-MicroSport, il Suv MX-Crossport del 2005, la Mazda CX-7, la CX-5 e la CX-30. Tutti modelli scaturiti dalla Runabout MX-Sport del 2002, che ha introdotto l’aspetto moderno della seconda generazione Mazda 2.