Un “Memorial” che vale molto di più del numero dei suoi partecipanti, delle prestazioni sportive che lo caratterizzano o delle strade, pur incredibilmente suggestive, che ne dipingono i chilometri.
La settima edizione del Memorial Morandi organizzato dal Club Auto Moto Storiche Castiglionese ha voluto ricordare le gesta di uno dei più grandi piloti del periodo pionieristico delle competizioni motoristiche: Giuseppe Morandi, castiglionese di nascita e bresciano d’adozione, fu senza dubbio uno dei grandissimi dell’automobilismo a cavallo degli anni Venti e Trenta. Il motivo? Agonistico in primis (vinse la prima Mille Miglia, quella del 1927 su una OM 665 Superba oltre a due Giri di Sicilia nel 1930 e 1931) ma anche etico-sentimentale perchè capace, in un momento dove i compensi non erano da capogiro e per questo le opportunità maggiormente intriganti, di essere sempre fedele alla OM, la casa per cui ha sempre lavorato sia come pilota che come collaudatore.
Ricordare la sua figura in terra mantovana (dove Tazio Nuvolari per fama e palmares non può ovviamente avere eguali) è alla base del Memorial corso questo weekend. Una cinquantina di auto, tutte rigorosamente anteguerra, con pezzi di straordinario valore storico: da una splendida OM 665 Superba di Riboldi-Sabbadini (poteva mancare, proprio al Morandi?) fino ad una Fiat 501S portata da Zaglio-Ambrosetti senza dimenticare una BMW 328 guidata dall’equipaggio Colpani-Losio o un’affascinante Isotta Fraschini della coppia Patron-Casale.
La vittoria è andata all’equipaggio orobico composto da Alberto Aliverti e Lorenzo Congliandro che su una Lancia Lambda del 1929 hanno dominato le 41 prove cronometrate che si sono svolte tra le colline moreniche e la sponda bresciana del Lago di Garda. Strade di confine tra Brescia e Mantova, lingue d’asfalto che un tempo, ovviamente in versione “strada bianca”, hanno visto sfrecciare Giuseppe Morandi. L’uomo che vinse la prima Mille Miglia.
Daniele Bonetti