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Mercedes-Benz 190 E 2.5-16 Evolution II, 25 anni di un mostro

La 190 W201 raggiunse il suo apogeo nel 1990 con una serie limitata di 502 esemplari: 235 CV, 0-100 in 7,1 secondi, 250 km/h, e oltre 115.000 Marchi tedeschi.

Nel 1990 l’universo automobilistico stava conoscendo l’epopea delle cosiddette “instant classic”, automobili nuove ma, appena nate, già considerate da collezione. Dalla metà degli anni 80 la nicchia delle supercar era andata espandendosi senza sosta andando ad alimentare un lungo elenco di mostri sacri in cui erano incluse l’Aston Martin V8 Vantage Zagato, l’Audi Quattro Sport, la BMW Z1, la Cizeta V16 Moroder, la Ferrari 288 GTO e l’F40, la Lamborghini Countach 5000 4V, la Maserati Shamal, la Porsche 959, l’Opel Omega Lotus e altre ancora (stavano per nascere la Bugatti EB110, la Jaguar XJ220, la Lamborghini Diablo).

Lo stesso fermento era palpabile anche nei segmenti più bassi del mercato. In estate e inverno nelle località di villeggiatura più “in” era tutto un florilegio di Mercedes 560 SEC, Porsche 964 Carrera 2 e 4, Lancia Delta Integrale 16V e Thema 8.32, Audi 100 S2 o S4, Volkswagen Golf GTI 16V, BMW M5 o 535i e Volvo 850T5.

In questa atmosfera di proliferazione delle nicchie alla ricerca di clientela del palato fine e dal portafogli pesante, un marchio “serafico” come Mercedes, al Salone di Ginevra del marzo 1990, provocò un generale scompiglio con la Mercedes 190 più inaudita che fosse mai uscita dalla mente di un project manager di una berlina. La Mercedes-Benz 190 E 2.5-16 Evolution II, mille volte più appariscente della 2.3 16V e della stessa 2.5 16 Evoltution, ebbe una sua precisa ragion d’essere: fornire la base per una versione da pista da schierare nel DTM, il campionato Superturismo tedesco.

Rispetto alla Evolution I del 1989 ricevette un aggiornamento tecnico e meccanico. Il telaio fu rinforzato per l’uso in gara e dotato di ruote da 17”. L’aerodinamica fu migliorata con nuovi scudi paraurti maggiorati con spoiler integrati. Il motore, 4 cilindri 2.5 “superquadro”, fu potenziato da 195 a 235 CV. La Evo II scattava da 0 a 100 orari in 7”1 e raggiungeva 250 km/h.

La produzione si fermò a 502 esemplari (l’ultimo allestito nel maggio 1990) tutti costruiti secondo le specifiche per l’omologazione in Gruppo A del DTM. Il prezzo venne fissato in 115.259 DM, 119.717 se si sceglieva l’aria condizionata.

La Mercedes 190 – W201 – debuttò nel 1982 e andò a creare una linea di prodotto completamente nuova per il marchio. In termini di efficienza, handling, design e sicurezza poneva nuovi standard. Ma, soprattutto, dava una forte sferzata di vitalità con un prodotto giovane, fresco e frizzante. Al modello iniziale, con motore da 90 CV, si aggiunse presto la 190 E (122 CV), la 190 D (lanciata nell’83, con 72 CV) e nell’84 la versione sportiva, la 190 E 2.3 16V da 185 CV, portata al successo in gara al Nürburgring da un ancora semi sconosciuto Ayrton Senna (nel 1984 aveva debuttato in F1 al G.P. del Brasile con la Toleman).

La versione da corsa.
Nel 1988 la Mercedes entrò ufficialmente nel DTM, organizzando il programma sportivo su un percorso parallelo rispetto alla produzione in serie. Così, quando nacque la 190 E 2.5-16 Evolution (1989), contemporaneamente fu sviluppata la versione da corsa, con 333 CV. E, come evoluzione successiva, fu derivata la Evolution II (1990), il cui corrispondente da competizione poteva contare su 373 CV.

La Evo II debuttò in gara al Nürburgring il 16 giugno del 1990 e alla gara finale di stagione sull’Hockenheimring, il 15 ottobre 1990, furono completate le consegne a tutti i team supportati ufficialmente dalla Casa Madre. Nel 1990 il pilota Kurt Thiim concluse la stagione al terzo posto, nel 1991 Klaus Ludwig il secondo e, finalmente, nel ’92 la Evo II vinse il DTM (ancora Klaus Ludwig davanti ad altre due Evo II).

Alvise-Marco Seno

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