In principio fu Rudolph Diesel a studiare un’alternativa ai motori a vapore e ciclo otto: la sua intuizione fu sfruttare il calore sprigionato dall’elevata compressione del gasolio, per innescare lo scoppio che azionava il movimento dei cilindri. All’inizio, la nuova scoperta faticò ad affermarsi, come ogni tecnologia andava rodata e perfezionata ma, dopo la morte prematura di Diesel nel 1913, la Benz&Cie. fu tra le prime aziende ad adottare questo sistema sui mezzi pesanti.
Sono passati 85 anni dalla presentazione della Mercedes-Benz 260D (W138), un modello poco noto, ma che rappresenta una pietra miliare nella storia dell’auto: la prima vettura di serie spinta da un motore diesel.
Nel novembre 1934, dopo aver sperimentato varie tipologie di motori a gasolio su alcuni prototipi, gli ingegneri Mercedes optarono per una versione modificata del collaudato motore diesel sei cilindri in linea in uso su alcuni veicoli commerciali. Il risultato finale fu un’unità a quattro cilindri dalla cubatura di 2,6 litri, che adottava il processo di combustione a pre-camera liscia con valvole in testa e un albero motore a cinque cuscinetti.
I prodromi del motore diesel. Prima di raccontare l’evoluzione della W138 e della gamma 260D, è bene ricordare come il motore diesel si sia affermato nel mondo dei trasporti su gomma.
La Daimler e la Benz si fusero nel 1926, dando vita alla Mercedes-Benz ma, quasi vent’anni prima, fu Prosper L’Orange, un brillante ingegnere meccanico dipendente di Benz & Cie., a farsi promotore della nuova tecnologia sviluppata da Rudolph Diesel. Dal 1° ottobre 1908, l’ingegner L’Orange dedicò anima e corpo nel perfezionamento dei motori diesel, per renderli più compatti, veloci e adatti alla trazione dei veicoli a motore. Nel corso del 1909, L’Orange inventò un nuovo processo di iniezione e brevettò il motore diesel a precamera. Negli anni seguenti, il suo lavoro di ricerca portò a tre ulteriori scoperte come la precamera a imbuto, l’ugello dell’iniettore ad ago e la pompa di iniezione regolabile: innovazioni che costituirono la base di partenza per la diffusione dei primi motori diesel sui veicoli stradali.
La produzione degli automezzi diesel a precamera venne avviata dalla Benz & Cie. nello stabilimento di Mannheim tra il 1919 e il 1921.
Un idea, tre concetti diversi. Nel 1923, la Benz costruì il primo camion “di serie” con motore a gasolio, indicato con la sigla “5K3”. Il veicolo da cinque tonnellate era equipaggiato con un motore diesel a quattro cilindri da 8,8 litri a precamera, capace di erogare da 45 a 50 CV a 1.000 giri/min. Il nuovo propulsore richiedeva il 25 per cento di carburante in meno rispetto a un veicolo analogo con motore a benzina.
La concorrenza rispose quasi immediatamente: negli stabilimenti di Berlino-Marienfelde, gli ingegneri della Daimler Motoren Gesellschaft (DMG) svilupparono un motore diesel per camion con sistema d’iniezione d’aria, dal rendimento simile; la Maschinenfabrik Augsburg-Nürnberg (MAN) presentò un motore diesel per veicoli commerciali con iniezione diretta del carburante. Con questi sviluppi, il settore automobilistico aveva tre diverse tipologie di motori diesel tra cui scegliere.
In seguito, con la fusione con la Daimler Motoren Gesellschaft, il principio della precamera sviluppato da Benz & Cie. divenne lo standard per i camion della nuova corporazione Daimler-Benz.
Il modello. La produzione in serie della Mercedes-Benz 260D iniziò alla fine del 1935, per il debutto ufficiale i vertici della Casa di Stoccarda attesero il febbraio 1936, al Salone di Berlino, dove l’auto avrebbe riscosso maggiore notorietà, insieme alla super esclusiva 540K. Nel 1936, infatti, i riflettori erano puntati sulla capitale del Reich, che avrebbe accolto la sua prima l’Esposizione Internazionale del Motociclo e dell’Automobile e soprattutto le imponenti celebrazioni per le Olimpiadi, catalizzando l’attenzione dei media di tutto il mondo.
Il nuovo modello consentiva un risparmio di carburante significativo, in quanto il consumo era notevolmente migliore dei 13 litri per 100 chilometri della Typ 200 a benzina, la vettura “media” nella gamma Mercedes dell’epoca; da quest’ultima, la 260D riprendeva gran parte della componentistica e il pianale a passo lungo. La nomenclatura accompagnata dalla “D” si riferiva al motore a gasolio 2,6 litri quattro cilindri (OM 138) con sistema a precamera e pompa d’iniezione Bosch, capace di erogare 45 CV a 3200 giri/min. Inoltre, nel 1936, per i titolari di una licenza di trasporto passeggeri il gasolio costava solo 17 Pfennig (centesimi di Marco) al litro, meno della metà del costo normale della benzina. Era chiaro che sarebbero statini tassisti, in primo luogo, ad apprezzare questo modello, che tra l’altro era disponibile fin dall’inizio nella spaziosa versione Pullman con sei posti: una perfetta vettura di piazza. Anche molti privati si avvicinarono a questo modello, allettati dall’importante risparmio economico: la prima serie della Mercedes-Benz 260D aveva un consumo medio di gasolio pari a 9,5 litri per 100 chilometri, un pieno di carburante era sufficiente per percorrere 400 chilometri.
Up to date. Nel 1937 la Mercedes-Benz presentò una versione migliorata, riconoscibile per la griglia del radiatore modificata e i fari leggermente più piccoli, con le basi inserite direttamente nei parafanghi, in precedenza la fanaleria era installata su una guida cromata posta davanti al radiatore. Le due varianti a 6/7 posti ricevettero carrozzerie ridisegnate, offrendo più spazio e un’immagine più prestigiosa rispetto alle versioni “Pullman” dell’anno precedente. La gamma 260D prevedeva poi una berlina “corta” 4/5 posti (più appetibile per i privati) e la Convertible B a 4/5 posti, la prima cabriolet con motore diesel.
Con l’aggiornamento del 1937, anche l’autonomia complessiva aumentò, da 400 a 500 chilometri: un dato non trascurabile se si considera che all’epoca le stazioni di rifornimento non avevano una diffusione capillare come ai giorni nostri. Nel corso del 1938 furono introdotti nuovi paraurti, più robusti e vennero allargate le carreggiate e venne migliorata ancora l’autonomia, con l’adozione di un serbatoio del carburante più grande (50 litri invece di 38). Questo, venne spostato in una posizione più sicura, passando dal vano motore alla parte posteriore del veicolo.
Campionessa di marcia. Nel febbraio 1938 la precedente trasmissione con overdrive venne sostituita da una più “moderna” trasmissione a quattro velocità completamente sincronizzate, con la quarta marcia a presa diretta.
Intanto, la 260 D, come il modello 230 a benzina veniva dotata di ruote e pneumatici più larghi, inoltre vennero adottati ammortizzatori idraulici a doppia azione nella parte posteriore: un passo avanti nella definizione del proverbiale comfort di marcia che caratterizza da sempre le auto della Stella.
Nello stesso anno, l’introduzione delle candelette riscaldate elettricamente facilitava l’avviamento quando il motore era freddo.
Tra il 1936 e il 1940, Mercedes-Benz produsse 1967 esemplari del modello 260D, cifre irrisorie per gli standard odierni, ma non trascurabili oltre 80 anni fa. La 260D si rivelò una campionessa assoluta sulle lunghe distanze e la validità del suo progetto trovò conferma nel fatto che in Germania, negli anni 50, molti taxi sopravvissuti alla guerra erano proprio le Mercedes-benz 260D. Il motore OM 138 subì solo poche modifiche nei quattro anni che precedettero la Seconda Guerra Mondiale, e venne impiegato da Mercedes anche sui furgoni L 1100 – L 1500
Dal diesel a precamera all’ibrido. A partire dalla sensazionale anteprima del modello 260 D, le autovetture Mercedes-Benz con motore diesel hanno definito standard tecnici sempre più importanti per l’avanzamento tecnologico.
Dopo la seconda guerra mondiale, il modello 170 D (W 136) fu la prima auto diesel di nuova concezione: presentata nel 1949, la 170D era alimentata da un nuovo motore a quattro cilindri da 1,7 litri indicato con la sigla OM 636. Da allora, lo sviluppo dei motori diesel ha conosciuto un’ascesa progressiva, che ha visto un’impennata a partire dagli anni 70. Dalla prima auto diesel con motore a cinque cilindri (la 240 D 3.0 della serie W 115) all’introduzione della tecnologia con iniezione common-rail sulla C 220 CDI del 1997 e poi, a metà anni 2000 con i motori BlueTEC, fino allo sviluppo dei diesel-ibridi che negli ultimi anni hanno accompagnato la costante elettrificazione dei propulsori Mercedes-Benz.
Nella vastissima gamma di prodotti del gruppo Daimler c’è una tipologia di motori adatta a ciascun utilizzo. La ricerca sulle energie alternative viene portata avanti di pari passo a quella dei propulsori a gasolio, un campo in cui Mercedes è sempre stata pioniera, con unità sempre più performanti e pulite. Motori che, alla luce dell’innovazione, hanno rappresentato un tratto peculiare del marchio tenendo fede alla visione di un genio scomparso troppo presto, Rudolph Diesel.