Una Mercedes Classe S prima serie ha oggi alle spalle una vita solitamente travagliata, con qualche decina di intestatari e anche un milione di chilometri all’attivo. Un destino comune a molte ammiraglie: dopo i primi anni trascorsi tra le cure scrupolose e amorevoli di facoltosi proprietari, spesso sprofondano nell’incuria, trascurate nella meccanica e nella carrozzeria. Può capitare, dunque, di finire… dalle stelle alle stalle.
Punto di riferimento per il segmento. La Classe S, disegnata da Paul Bracq, debutta nel 1965 e diventa subito l’ammiraglia d’elezione di una clientela esclusiva e molto esigente, composta principalmente da industriali e professionisti di alto livello. Fissa il punto di riferimento per l’intero segmento. La gamma delle berline prevede due versioni: la W108 (passo di 2.750 mm, sospensioni a molle elicoidali), che si articola nei modelli 250 S, 250 SE e 300 SE, e la W109 (passo di 2.850 mm, sospensioni pneumatiche), che prevede la sola 300 SEL.
Quattro motori. La SEL si pone al vertice della famiglia “S” e verrà equipaggiata nel corso della sua carriera con quattro motori: due 6 cilindri in linea (2.996 cm3 dal 1965 al 1967; 2.778 cm3 dal 1968 al 1970) e due V8 (3.499 cm3 dal 1969 al 1972; 6.330 cm3 dal 1968 al 1972). In realtà c’è un terzo propulsore V8, il 4.500 (4.520 cm3), proposto però solo sul mercato americano. Il V8 di 3.5 litri da 200 CV, disponibile anche per la 280 SE-SEL (e sulla 280 SE Coupé e Cabriolet), trova con la 300 SEL 3.5, la protagonista di queste pagine, il perfetto connubio tra immagine, confort, ricercatezza meccanica e prestazioni.
Un caso raro. Svelata al pubblico nel 1969, viene prodotta fino al 1972 in 9.583 unità. La nostra 300 SEL, telaio #816 e targa CO 277881, ha una storia davvero particolare. Innanzitutto, si tratta dell’esemplare mostrato al Salone di Torino e, in secondo luogo, si distingue per essere rimasta, conservata, nella stessa famiglia. Un caso più unico che raro. Quando arriva in Italia alla fine del 1969, la “816” ha un compito ben preciso da assolvere: rappresentare l’eccellenza della Casa di Stoccarda al Salone di Torino, in calendario dal 29 ottobre al 9 novembre.
In regalo alla moglie. Si tratta quindi di una vettura nata per il mercato italiano, come indicato sulla targhetta dati dal codice 620, distinta dalla splendida livrea metallizzata bicolore Beigegrau 728H per tetto e montanti posteriori e Silbergrau 180G per il resto della carrozzeria. Da autentica primadonna, la 300 SEL 3.5 catalizza le attenzioni di numerosi visitatori, tra cui quelle di Albertina Bonomelli, che si innamora di quell’auto appena la vede, al punto da chiedere al marito se è disposto a regalargliela. Leonardo Bonomelli, classe 1919, è un imprenditore di grande talento, capace di prendere il timone dell’azienda di famiglia, che si occupa di camomilla e tisane naturali, e di farla prosperare nel giro di pochi anni. Da brianzolo Doc ha fatto del lavoro una delle sue ragioni di vita (l’altra è la famiglia), ma è rimasto un ragazzo a cui piace il gusto della sfida e un gentiluomo che non si ritrae certo dall’esaudire un desiderio della moglie.
La macchina più bella. Uno dei suoi quattro figli, Federico, classe 1956, non c’era quel giorno a Torino, ma ricorda bene come suo papà avesse una perenne sfida su chi aveva la macchina più bella con l’amico Viccardo di Torino, con cui condivideva la passione per la floricultura. In quel momento Bonomelli è in difficoltà, perché ha da poco demolito un’altra Mercedes Classe S, bianca con l’interno rosso, incuneandosi sotto un camion che gli aveva tagliato la strada… Al volante di una Fiat 2300 bicolore (bianca con tetto nero) si mette in viaggio per Torino. Ma Viccardo ha acquistato una BMW 2800: il distacco tra le due vetture va assolutamente colmato.
Vista e piaciuta. Spinto da questa combinazione di fattori, Bonomelli entra nello stand Mercedes-Benz e chiede di acquistare la 300 SEL 3.5. Il venditore, ben felice, gli chiede la descrizione delle dotazioni e il colore desiderato per l’ordine, ma si sente rispondere prontamente: “Lei non ha capito, io voglio questa!”. Dopo un primo diniego e qualche decina di minuti di contrattazioni, l’accordo è concluso e la vettura verrà consegnata appena possibile tramite il concessionario Mercedes-Benz (e NSU) Supergarage di Lecco. Per essere sicuro di non essere ingannato, Bonomelli apre la portiera del guidatore, estrae dalla tasca un mazzo di chiavi e, sulla parte inferiore interna, graffia la vernice. Se la vettura ritirata non avrà quel segno distintivo, dice, lui la rifiuterà.
Sparisce per qualche mese. Dopo Torino, non è ben chiaro se per essere esposta in qualche altro Salone o perché deve tornare in Germania per qualche messa a punto, la 300 SEL sparisce per qualche mese, per riapparire in una bolla doganale d’importazione datata 9 aprile 1970. Viene targata il 22 maggio 1970 ed è, ovviamente, intestata ad Albertina. Federico, oggi titolare di un’azienda che progetta e realizza componenti in materiali compositi, ricorda benissimo quando quell’auto è entrata in famiglia. Lui stesso aveva già una sua Mercedes… a pedali. Era stato un regalo che papà gli aveva portato da una visita al Salone di Norimberga e su cui lui aveva cominciato ad apprendere i primi rudimenti d’“ingegneria”, per cercare di ripararne l’impianto elettrico.
Perfetta per la famiglia. La 3.5 è entrata subito in servizio, rivelandosi perfetta per le esigenze della numerosa famiglia. Si toglie il bracciolo e, davanti, si possono sedere anche due adulti e un bambino; altrettanti passeggeri possono trovare spazio sui sedili posteriori. Sono proprio le parole di Federico a ricostruire la storia della Mercedes: i viaggi al mare d’estate, dai nonni a Genova Quinto, rigorosamente con i finestrini chiusi, tranne i deflettori, anche se non c’era il condizionatore, perché mamma Albertina non sopportava il flusso d’aria generato dai vetri aperti. E poi quelli invernali, a Gressoney, durante i quali nessuno voleva rimanere vicino alla colf, perché soffriva la macchina. Verso la metà degli anni 70 una piccola panne, legata al blocchetto dell’accensione, disamora Leonardo Bonomelli che, sempre più spesso, decide di lasciare la SEL nel box, dove rimane anche dopo la sua morte, avvenuta nel 1994
La terza generazione. È a questo punto che subentra la terza generazione: Roberto, figlio di Federico, classe 1987, comincia a prendersi cura di quella vecchia Mercedes, diventandone il custode. Qualche lavoro di manutenzione, tra cui la sostituzione dei “cuscini” delle sospensioni pneumatiche e dell’impianto di scarico, e poi un lungo viaggio, nel 2013, per accompagnare la nonna Albertina sulla sua macchina per quello che sarebbe stato il suo ultimo viaggio nel Canavese, a visitare la tomba di famiglia. Roberto usa poi la 300 SEL solo per piccoli spostamenti, più che altro per il piacere di guidarla o in occasione dei matrimoni di casa, visto che tutti, dal 1970, l’hanno voluta espressamente come testimone di nozze: anche la sorella di Roberto, nel 2015. Vita di famiglia, insomma.
Massimo Delbò