Tra le curiosità dell’ultima edizione di Automotoretrò spunta una minuscola monovolume arancione. È la Fiat 126 Michelotti, prototipo ideato agli albori degli anni 70 per sconfiggere il traffico delle città.
Nemmeno i più grandi estimatori di Giovanni Michelotti potevano immaginarsi di trovare esposta nei padiglioni di Automotoretrò una sua creazione così rara e controversa. Stiamo parlando della Fiat 126 Michelotti, liberissima interpretazione della popolare city-car che il designer torinese – una carriera iniziata a 16 anni negli Stabilimenti Farina e poi proseguita come designer indipendente – diede nei primi anni 70. La vettura, un esemplare unico di colore arancione in perfetto stato di conservazione, è rimasta esposta allo stand del Veteran Car Club Torino per tutto il corso della manifestazione, dal 31 gennaio al 3 febbraio scorsi, riscuotendo un interesse paragonabile a quello suscitato dal “cold case” dell’Alfa Romeo Giulietta SZ.
Per conoscerla hanno fatto la fila. Un po’ per le dimensioni ultracompatte, un po’ per il colore sgargiante della carrozzeria, l’auto ha incuriosito grandi e piccini, tanto da formare dietro di sé una vera e propria fila di appassionati che, uno dopo l’altro, si sono fermati allo stand del club torinese per chiedere informazioni in più rispetto a quelle riportate sui pannelli.
Nata avanti. Nell’area incontri i più fortunati hanno anche potuto scambiare due chiacchiere con Edgardo Michelotti, il figlio del progettista, che ha descritto così la vetturetta del papà: “Un modello che oggi, vista la maggiore sensibilità verso la razionalizzazione del traffico urbano, con opportuni aggiornamenti stilistici avrebbe avuto senz’altro successo. Delle 1200 automobili disegnate da mio padre nel corso della sua carriera, questa è sicuramente una delle più importanti perché ha anticipato forme e contenuti di molte moderne city-car”.
Monovolume tascabile. Per realizzarla, Michelotti e i suoi uomini tagliarono il telaio di una Fiat 126, accorciando il corpo vettura – sia nel passo sia nello sbalzo anteriore e posteriore – di ben 26 centimetri: un esercizio di ergonomia, oltre che di stile, che in appena 2,85 metri di lunghezza ha restituito risultati sorprendenti in termini di abitabilità e spazio a bordo. Aprendo le porte scorrevoli, che offrono un accesso comodo all’abitacolo, si accede a quattro posti veri, ricavati su altrettante poltroncine.
Più veloce. La Fiat 126 Michelotti ha calcato le scene di diverse rassegne internazionali, tra cui il Salone di Torino del 1974 e quello di Ginevra nel 1975. Alla mostra “Carrozzeria italiana, cultura e progetto” del 1978, poi, l’auto fu riconosciuta come “lo stadio più evoluto del progetto automobilistico internazionale”. Per finire, una curiosità: rispetto al modello di serie, con il quale condivideva la meccanica, era più veloce. Il dato, che stupisce ancora oggi (a vederla non si direbbe, ma questa baby monovolume supera i 116 km/h), fu elaborato all’epoca dal Centro Ricerche Fiat, che attribuì la ragione di una velocità massima superiore a uno studio dell’aerodinamica più accurato.