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Milano AutoClassica: Ferrari, le tre regine dell’endurance

Tre Ferrari da urlo, esposte da sole, attirano sempre la curiosità degli appassionati. Ancor più se si tratta di pezzi incredibili, come quelli che andiamo a scoprire. Vetture accomunate dal fascino irresistibile che solo certe “racer” di razza possono avere e dal fatto di essere state costruite per vincere le gare di durata: sono la 512 BB LM (1978), la F40 LM (1989) e la “nuova” 499P (2023).

A ruote coperte. Tre vetture, di altrettante epoche, che rappresentano regolamenti e modi diversi di fare “endurance”. La prima, la 512 BB LM colpisce per le sue forme possenti e la coda lunga, che serviva per recuperare ulteriore velocità (non bastava mai) sui lunghi rettilinei di Le Mans. In effetti, la 512 BB stradale era stata ritenuta interessante per le corse e alcuni concessionari avevano elaborato una serie di esemplari sulla base delle indicazioni della Casa. Le modifiche riguardavano la carrozzeria, per migliorare l’aerodinamica alle alte velocità mediante prove nella galleria del vento della Pininfarina, le sospensioni con l’adozione degli uniball al posto delle boccole elastiche e, ovviamente, il gruppo motopropulsore, un V12 di 4.9 litri da 470 CV a 7.250 giri/min, che spingeva la vettura a fino a 320 km/h. Peso ridotto, niente servofreno e tanta sensibilità richiesta al pilota. La vettura esordì alla 24 Ore di Le Mans 1978 e fu poi aggiornata nelle stagioni successive, fino a vincere la classe Imsa GTX alla “Le Mans” del 1981, concludendo al quinto posto assoluto.

Pezzo da…40. La F40 LM (o Competizione) esposta a Milano AutoClassica è un pezzo rarissimo, dai contenuti tecnologici estremi, come la vettura stradale da cui deriva. La versione elaborata della F40 nacque due anni dopo la presentazione del modello originale (1987), su richiesta di un concessionario francese che voleva farla correre a Le Mans. Infatti, i due primi esemplari ebbero la sigla “F40 LM” e disponevano di motore potenziato, sospensioni modificate e di un’aerodinamica specifica. In totale, la vettura, mossa da un V8 sovralimentato di 2.9 litri da 700 CV (per una velocità di punta di 367 km/h), è stata realizzata in una decina di esemplari. Dal momento che la definizione “Le Mans” era troppo restrittiva, venne quindi deciso di chiamarla “Competizione”.

E arriviamo a ieri… La Ferrari 499P che ammiriamo, fissata con tutto il bello di una livrea vissuta, “sporca” di fine maratona, è un prototipo ibrido di oggi, una hypercar LMH, che ha il grandissimo pregio di aver riportato a Maranello, dopo 50 anni di assenza, la vittoria nella classe regina della 24 Ore di Le Mans nell’edizione 2023 (con la numero 51) e in quella di quest’anno (con la “50”). Una “instant classic” racing bellissima, già entrata di diritto nella storia delle competizioni.  

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