E se la vettura storica la facessimo volante? Incrociandola magari con il futuro? Perchè no! Stefano Marchetti, torinese, classe 1968, è al contempo designer, prototipista, scultore. Ma soprattutto modellista pluripremiato: è stato infatti il primo italiano a vincere – per ben tre volte – il “Best of Show” allo Scale Model World di Telford (GB), il più prestigioso concorso modellistico del mondo.
I suoi modelli, in scala 1:8, sono autentiche opere certosine (tutte in esemplare unico) e richiedono mediamente dai 12 ai 18 mesi di lavoro combinando parti in metallo, gomma, resina e plastica, per un totale oscillante tra i 1500 e i 2500 pezzi ciascuno.
“Sono appassionato da sempre di automobilismo sportivo e d’epoca – spiega. – Ma mi piace realizzare ibridi tecnologici a cavallo di epoche diverse; veicoli presi a prestito dalla storia, rivisitati attraverso un filtro ucronico, un’estetica che definirei retrofuturista”.
Qualcosa che unisce passato e fantascienza, quindi? “Direi di sì, una realtà alternativa, in cui passato, presente e futuro si amalgamano in veicoli plausibili che abbiano un loro chiaro e identificabile tratto distintivo”.
Qualche esempio, per capire meglio, può venire dalle foto della nostra gallery: la Bugatti-Tesla 159 SC a levitazione magnetica (2013), un bolide a “tre ruote”, che di fatto di ruote non ne ha neppure una, pur disponendo di una meccanica che – in stile retrò – richiama in tutto e per tutto le automobili tradizionali.
Se non siete ancora convinti, guardatevi la Ferrari 330 P4-2: ispirata da quella che con Mike Parkes e Ludovico Scarfiotti conquistò la seconda piazza nel mitico arrivo in parata di tre Ferrari alla 24 Ore di Daytona del 1967. Notate differenze? Quella realizzata in scala 1:8 da Marchetti è dotata di motore a turbina ed è capace di decollo verticale. Una bella comodità, non c’è che dire!
Marchetti però non si limita a esemplari “di fantasia”; realizza, infatti, anche modelli di vetture storiche e moderne su richiesta dei proprietari.
Dario Tonani