Anche il Museo Storico Alfa Romeo di Arese ha una sua macchina-feticcio. Una di quelle auto la cui assenza, magari per manutenzione o per un impegno fuori sede, causa sempre lamentele dal visitatore che “era venuto apposta per quella”. Non è la 6C Gran Sport Zagato che nel simbolo del Biscione ha scritto Parigi anziché Milano (fateci caso la prossima volta) e neppure la Montreal arancione o la 158 sovralimentata che ha vinto l’edizione inaugurale del Campionato di Formula 1 nel 1950. C’entrano sempre le corse, ma si fa un balzo negli anni Novanta. È l’Alfa Romeo 155 GTA, trionfatrice nel campionato tedesco turismo (il celebre DTM) nel 1993. Proprio uno degli appuntamenti di Backstage, la serie di incontri organizzati dal Museo, ha fornito la scusa per ricordare i successi di quell’annata con i suoi grandi protagonisti, tra cui Nicola Larini, il pilota che scese dalle Ferrari di Formula 1 per inseguire la vittoria con le berline da pista di Alfa Corse, finendo spesso davanti a tutti e laureandosi campione in una pagina di storia italiana del motorsport di quelle scritte bene.
Sotto il vestito, Delta. La partecipazione in grande stile al DTM 1993 fu per Alfa Romeo il risultato di una serie di fortunate coincidenze. C’era un cavillo regolamentare, per cui il campionato tedesco era l’unico a consentire ancora l’utilizzo del V6 da 2,5 litri (ovunque, Italia compresa, ci si fermava a due litri). C’era poi una berlina da lanciare, erede della 75, che poteva avere un bell’appeal per il mercato tedesco e quindi andava supportata con qualche successo sportivo da mettere sulle brochure. E infine c’era una meccanica (in particolare la trasmissione) della Delta Integrale, che per combinazione stava giusta-giusta sotto la scocca della 155 (e infatti le 155 GTA venivano assemblavano a Chivasso). Una belva con un solo difetto: ne sarebbe derivata una stradale da urlo (qui il nostro video esclusivo), ma in Fiat non si andò oltre al concept. Un cocktail esplosivo, con anche l’innesco adatto: un team di fenomeni che beneficiò della chiusura dei programmi sportivi di Fiat e Lancia, con l’approdo ad Arese di figure come il pilota-collaudatore Giorgio Pianta.
Derby Arese-Stoccarda. Nel 1993 la competizione nel Campionato Turismo Tedesco fu una faida Italia-Germania. Con alcune vetture arrivate ormai a fine vita e altre decisamente poco competitive, furono infatti Alfa Romeo e Mercedes a spartirsi tutte le gare. Con gli italiani che, già dalla doppietta della prima gara, erano spesso davanti. Soprattutto quella ufficiale di Larini, che a fine campionato guarda nello specchietto retrovisore ben tre Mercedes AMG prima di riconoscere la silhouette amica della 155 della squadra satellite Schübel Engineering. Tempi gloriosi e quasi irripetibili: se la caduta del Muro di Berlino è lo spartiacque tra due epoche, lo stesso si può dire – senza nemmeno spostarsi troppo geograficamente – per il DTM 1993. È l’ultima grande fiammata di Alfa Corse prima della chiusura: nei quattro anni successivi continuerà a dominare l’italiano turismo ma in Germania dovrà fare i conti con la minore affidabilità della sua elettronica rispetto alla concorrenza. Allo stesso tempo, il 1993 vede calare il sipario sulle 190 AMG di Mercedes, sostituite dall’anno successivo dalle Classe C. Stessa sorte per Opel Omega/Calibra. Già a partire dal 1994 l’aria si fa più frizzante, e Arese soffre.
Altri tempi, altro fairplay. Dominio di Larini, dunque, anche se quello di Alfa Romeo era uno squadrone a tutto tondo. Oltre a Nicola c’erano anche gli ex F1 Alessandro Nannini (che stava recuperando dall’incidente in elicottero che gli limitò parzialmente l’uso dell’avambraccio destro), Christian Danner e Giorgio Francia, con quest’ultimo che è stato il pilota collaudatore dietro a tanti successi dell’Autodelta. Uno che d’inverno girava fino allo sfinimento per mettere a punto l’auto per tutti, senza tenersi “nella manica” qualche piccolo extra solo a vantaggio della propria vettura. Nell’epoca in cui spesso i piloti finiscono per fare due squadre nello stesso box fa sorridere pensare a un tempo in cui un pilota non stava a guardare chi finisse davanti a tutti perché bastava che fosse “uno dei nostri”. C’era attaccamento alla maglia e fair play, ma senza cadere nel politically correct. Specie a inizio stagione, quando nel paddock i padroni di casa ridevano di quegli italiani che volevano vincere in trasferta contro le Mercedes guidando vetture parenti delle Alfasud che facevano ruggine già in concessionaria. Ironia che fini il primo fine settimana di gara, con doppietta e tanti cari saluti.
Calendario ricco. Il ciclo Backstage 2023 è partito già da qualche settimana e prosegue una tradizione ormai consolidata di appuntamenti pensati dal direttore del Museo Lorenzo Ardizio. Utilizzano una formula molto furba che unisce l’aspetto più educativo – prendendo a piene mani dagli sterminati archivi Alfa Romeo che raccontano molti aspetti della vita aziendale, sportiva e creativa della casa di Arese – alle testimonianze dei grandi protagonisti della storia del marchio, Il tutto senza trascurare la community: ogni appuntamento prevede anche un meetup di alfisti, che si ritrovano nel parcheggio e poi possono sfilare in parata nel “pistino” di prova davanti a quelli che un tempo erano gli uffici direzionali dello stabilimento che fu. Quest’anno oltre al DTM vi siete già persi gli anniversari di Autodelta e Alfa 33 e la monografica sulla 8C Competizione, ma potete rimediare. Backstage proseguirà fino a dicembre con un appuntamento al mese; a maggio celebrerà sua maestà “Giuseppe Busso”, il papà del leggendario V6 che ne porta il nome.