Quattro supercar da collezione venerdì 15 marzo sono finite sotto la lente d’ingrandimento della Guardia di Finanza della cittadina piemontese. Le vetture sono state sottoposte a sequestro nell’ambito di un’indagine avviata dalla Procura di Ivrea volta ad accertare che possa trattarsi di esemplari in tutto o in parte non autentici.
Pezzi da novanta. Le auto al centro dell’inchiesta sono tre Ferrari, una Drogo 250 GT 2+2, una 330 GT con carrozzeria replica GTO, una Testarossa trasformata in versione “barchetta” e una Lancia Lambda VII serie, protagonista della Mille Miglia del 1927 con Augusto Battaglini. Questi quattro “pezzi da novanta”, con quotazioni stellari sul mercato delle storiche con pedigree, sono stati sottoposti ad accertamenti da parte delle Forze dell’ordine e di esperti.
Pezzi da novanta. Fin qui potrebbe trattarsi di uno dei tanti fatti di cronaca che coinvolgono il mondo delle auto d’epoca sempre più afflitto da falsificazioni, se non fosse per l’elevato valore storico e culturale dei modelli coinvolti. Un settore, che all’insegna del motto “piatto ricco, mi ci ficco”, ingolosisce malfattori più o meno organizzati, in cerca di lauti guadagni. Le storiche che hanno attirato l’attenzione della Guardia di Finanza erano custodite in un capannone dell’officina di Enrico Bertone.
Ex pilota e collezionista. Il proprietario del magazzino è l’ex pilota Enrico Bertone, due volte vincitore del campionato europeo rally nel 1995 e nel 1999, oltre a essere un esperto collezionista di auto d’epoca molto noto nel settore. Bertone non ha voluto rilasciare dichiarazioni sebbene, da quanto è trapelato, stia collaborando attivamente con gli inquirenti. Le indagini si stanno svolgendo nel massimo riserbo e le bocche sono cucite anche sui capi d’imputazione, che potrebbero andare dalla ricettazione di beni culturali all’introduzione e commercio di beni contraffatti sino alla fabbricazione e vendita di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale. Le Ferrari e la Lancia, una volta caricate su vari carri attrezzi, sono state trasferite presso un’officina specializzata della periferia torinese, dove rimarranno fino a quando non saranno ultimate le verifiche ordinate dagli inquirenti.