Intendiamoci, anche la 207 – il modello che sostituirà la 206 – avrà la sua versione sportiva, ma dotata di un motore turbo. Quindi la Peugeot 206 RC è la vettura che molti appassionati, soprattutto in Francia, vedono come una sorta di testamento tecnico della Casa del Leone. Un punto finale per l’era dei motori aspirati spinti, applicati a un corpo vettura compatto e leggero (1.084 kg).
177 CV per sfidare la Clio. Presentata nel 1998, la Peugeot 206 vanta nella propria gamma due versioni sportive (GT e GTI), in realtà identiche come meccanica e prestazioni, ma con dettagli estetici e di allestimento diversi. Il motore, un quattro cilindri, 16 valvole da 1.997 cm³ e 136 CV, paga però pegno nei confronti della rivale diretta, la Renault Clio 2.0 16V RS, che raggiunge i 170 CV. Per questo, nel 2003, la Peugeot corre ai ripari e lancia, introducendo una nomenclatura inedita per la sua gamma sportiva, la 206 RC, che spreme ulteriori cavalli dal 2.0 litri aspirato, arrivando a 177 CV. La Clio rilancerà immediatamente arrivando a 182, ma questa è un’altra storia.
Sportività sobria. Tornando alla 206 RC, esternamente si caratterizza per i cerchi di lega multirazza da 17” che calzano pneumatici 205/40, e l’ampio spoiler sul portellone, mentre dal paraurti posteriore, raccordato armoniosamente e sobriamente ai parafanghi leggermente allargati, sbuca un terminale sdoppiato. Niente di più, come da tradizione Peugeot sulle sue piccole GT, ben lontani quindi dal look estremo delle versione da rally.
Fasatura variabile e tanta elettronica. Tutto cambia, però, non appena si mette in moto: grazie all’introduzione del variatore di fase, il “duemila” della 206 RC dona grinta a una vettura che comunque non perde mai il suo aplomb, fedele a quell’impostazione un po’ “borghese” che le versioni Rallye, purtroppo sparite dai listini, provvedevano a smitizzare con il loro approccio “rustico”. I numeri della 206 RC, in ogni caso, parlano chiaro: 220 km/h di velocità massima e 7,4 secondi sullo 0 a 100, con una curva di coppia che offre già l’80% della spinta a 2.000 giri. Caratteristica che permette grande elasticità e progressione, ma che finisce per non entusiasmare dal punto di vista della cattiveria. Inoltre, la RC non lesina l’elettronica: servosterzo ad assistenza variabile, ABS, ESP e ASR.
Dettagli preziosi. L’abitacolo alterna sportività e confort: ecco quindi coesistere il climatizzatore automatico, gli specchietti regolabili elettricamente e i rivestimenti di Alcantara, insieme a pedaliera di alluminio e sedili anteriori con appoggiatesta integrati, modellati sullo stile di quelli da rally, inclusa la fessura dove far passare, eventualmente, le cinture a quattro punti. Altri dettagli specifici della RC sono le cornici cromate degli strumenti e il rivestimento di pelle della palpebra che li racchiude. Tutto piacevole, ma ai tempi la RC non ha conquistato molti cuori: forse vale la pena darle una seconda chance, visto che si possono trovare vetture in ottime condizioni sui sette mila euro, e che, in quanto fresche “ventennali”, possono usufruire, nelle regioni che lo prevedono, delle agevolazioni sulla tassa di possesso.