Lancia “Ardea”
Oggi si lascia piacevolmente guidare da un’elegante studentessa, ma durante la guerra passò dei brutti momenti. Benché di ridotta cilindrata, ha tutte le qualità d’una Lancia d’epoca: sedili in panno, porte “ad armadio”, tendine con comando a distanza e deflettori ai finestrini.
Anche se il motore non arriva al litro di cilindrata, non è giusto considerare la “Ardea” un’utilitaria, perché in realtà si proponeva come una vettura di classe dalle dimensioni contenute. I suoi 28 CV, che oggi possono far sorridere, erano una potenza quasi da sportiva sessant’anni fa, tanto più se abbinati a un peso di soli 780 chili. L’esemplare della prova appartenne, prima della seconda guerra mondiale, al prefetto di Brescia, che subì anche un attentato mentre era al volante della vettura. Riparati i fori dei proiettili, il collezionista che oggi ne è proprietario ha provveduto al restauro senza incontrare grandi difficoltà e senza spendere cifre esagerate. Il motore, per esempio, non è mai stato aperto: gira bene, ha un normale consumo d’olio e ha percorso non più di 80.000 chilometri. Anche le targhe sono quelle d’origine, perché, nonostante quattro o cinque passaggi di proprietà, tutti avvenuti nel dopoguerra, la nostra “Ardea”, non s’è mai allontanata dalla provincia lombarda.
Le porte “ad armadio”, in voga allora alla Lancia, consentono un’accessibilità esemplare. La qualità costruttiva elevata evita scricchiolii e chiusure imperfette: mica facile, senza un montante centrale a far d’appoggio. L’abitacolo è, per l’epoca, improntato al lusso: si può addirittura oscurare il piccolo lunotto a due vetri con una tendina azionabile dal posto di guida. Non c’è, invece, l’impianto di riscaldamento, previsto comunque come optional. Su strada, inutile aspettarsi grandi prestazioni: la Casa dichiarava una velocità massima di 108 km/h e per toccare i 100 orari ci volevano quasi 40 secondi. Apprezzabile, invece, il basso consumo: a 80 km/h bastano 7,2 litri di super per percorrere 100 chilometri. E ora i difetti, essenzialmente due: la visibilità scarsa, soprattutto verso dietro, e, d’estate, l’elevata temperatura nell’abitacolo che rende faticosi i viaggi.