Che la 205 sia stato uno spartiacque nella storia della Peugeot lo dimostra pure il fatto che la 106, chiamata ad affiancarla un gradino sotto, finisca per copiarne la ricetta sportiva, che tanto successo aveva avuto negli anni 80. Ecco, quindi, che la 106 Rallye non è altro che la 205 Rallye degli anni 90, certo un po’ più piccola e spartana, ma sempre veloce e capace di tenere alta la bandiera delle “bombinette”.
Viva gli aspirati. Gli anni 90 segnano il ritorno in grande stile dei motori aspirati: c’è chi, come la Renault, getta in gran parte alle ortiche la sovralimentazione e la Supercinque GT Turbo e chi, come la Peugeot, non fa altro che continuare ciò che già faceva, portando sulla 106 – introdotta sul mercato nel 1991 – tutta l’esperienza maturata sulle 205 sportive. La 106 Rallye riproporrà quindi quest’ultimo formato, amatissimo dagli appassionati per la sua verve scorbutica e l’essenzialità dell’equipaggiamento, a partire dai colori: bianco, nero o rosso con l’arcobaleno adesivo della Peugeot Sport, posizionato in modo simile a quello della 205 Rallye.
Dotazione monastica. Le citazioni proseguono con i cerchi bianchi di lamiera con pneumatici 175/60R14, mentre all’interno troviamo una moquette monocolore (rossa), cruscotto e rivestimenti ridotti all’osso: niente cassetto portaoggetti, né bocchette d’aerazione centrali, niente alzacristalli elettrici o qualsiasi altra comodità, per risparmiare anche solo un ettogrammo. Il risultato è che l’ago della bilancia si ferma sugli 810 kg, con 98 cavalli che scaturiscono dallo stesso quattro cilindri 1.3 litri della 205 Rallye ma con l’iniezione elettronica che fa perdere cinque CV rispetto ai due carburatori.
Leggera e nervosa. Le prestazioni non ne risentono più di tanto e, grazie anche a un cambio dai rapporti corti, la Rallye scatta da 0 a 100 km/h in 10,3 secondi (ma al volante sembrano di meno) e raggiunge una velocità massima di 190 km/h (sembrano di più). Dell’assenza del servosterzo non ci si accorge nemmeno, talmente leggero e scattante è il corpo vettura: pure troppo, con il retrotreno estremamente sensibile al tiro-rilascio del gas, caratteristica amatissima dai piloti da rally, grazie alla quale possono gestire l’indole bizzosa della 106 e sfruttarla per cambi di direzione fulminei. I freni sono a disco (ventilati) solo davanti, e l’ABS è optional, uno dei pochi insieme al tetto apribile: volendo, in Francia esiste una versione ancora più spartana, senza ruota di scorta, vetri posteriori a compasso e tergi posteriore.
Meno spartana con il restyling. All’inizio del 1996 arriva un restyling che porta nuovi gruppi ottici più arrotondati, come il resto della carrozzeria, che cresce leggermente in lunghezza. All’interno, la moquette ora è blu, così come il fondo della strumentazione: ci sono una console centrale vera e un cassetto portaoggetti, mentre dal punto vista meccanico vengono introdotti i dischi posteriori, pur se l’ABS non è più disponibile. La differenza più evidente, però, è data dal passaggio a un 1.6 da 103 CV, più pastoso e meno in sintonia con l’indole della 106 Rallye. Il consiglio, quindi, è quello di cercare una prima serie 1.3, consapevoli che le quotazioni sono cresciute e che, per un esemplare in ottime condizioni, bisogna mettere in conto un esborso di 8.500 euro.