Gianfranco Innocenti, nipote del fondatore dell’azienda di Lambrate, aveva vent’anni quando ordinò il 762° esemplare, che chiuse la fortunata serie di granturismo. Motore potenziato, tappo benzina a vista e prese d’aria prive di griglie.
La Lamborghini “Miura” non ha perso niente del fascino prorompente con il quale quarant’anni fa ammaliò il pubblico del Salone di Ginevra. Secondo i registri della fabbrica, se ne costruirono 612 esemplari fino al 1971, anno in cui entrò in produzione la “SV”, con migliorie alla sospensione posteriore, nuovi pneumatici “barra 60” e potenza incrementata da 370 a 385 CV. Nel biennio 1971-72 furono 150 le “Miura SV” uscite dallo stabilimento di Sant’Agata Bolognese, l’ultima delle quali, numero progressivo 762, è la nostra protagonista.
Il suo primo committente fu Gianfranco Innocenti, rampollo di una dinastia che acquisì grande notorietà grazie agli scooter “Lambretta”. Gianfranco aveva vent’anni nel 1972, quando fu colto dal capriccio di possedere l’ultima “Miura” prodotta: la “SV” numero di telaio 5110 e numero di motore 30756. Era rimasto affascinato dall’architettura fortemente innovativa di quella Lamborghini e dal suo poderoso motore V12 collocato dietro l’abitacolo ma, novità assoluta, in posizione trasversale. Il giovane Innocenti richiese alla fabbrica alcuni optional speciali (motore potenziato, verniciatura nera metallizzata, selleria bianca, paraurti cromati e vistoso tappo del serbatoio).
La vettura fu immatricolata il 30 dicembre 1972 e iscritta al Pubblico Registro Automobilistico il 15 gennaio 1973; il prezzo di vendita era di 9.201.923 lire (la “Miura” nel 1966 costava 7.700.000 lire). Innocenti trascorse l’estate del ’73 a St. Tropez al volante della sua formidabile macchina e, a suo dire, riuscì una volta a leggere sul tachimetro la velocità di 290 km/h.
Nel 1974 la “Miura” passò di mano e da allora cambiò proprietario diverse volte, per giungere in California e tornare poi in Gran Bretagna e in Svizzera. Ha subito una revisione meccanica completa presso la Colin Clark Engineering di Londra, mentre la carrozzeria è stata affidata a Vale Cottage Motors; ora, con 59.000 km percorsi, appartiene a Simon Kidston, uno dei collezionisti di “Miura” più entusiasti e preparati.