Dopo averlo conquistato nel 1966, e mantenuto fino a oggi, lo scorso otto agosto il record di velocità su due ruote detenuto dalla Gyronaut X-1, motorizzata Triumph, è caduto. Ecco la storia di un’impresa durata mezzo secolo
Oggi lo Streamliner pi,ù veloce del mondo è un siluro nero e rosso sparato a 274,2 miglia orarie (ossia 441,28 chilometri orari) sul lago salato di Bonneville, nello Utah. A guidare questo mezzo motorizzato Triumph, spinto da due motori della Rocket III turbocompressi e alimentati a metanolo, la star delle corse stradali e della Tv britannica Guy Martin. Ma il record del Rocket Streamliner riporta alla memoria quello che è stato appena battuto. Che apparteneva a un altro streamliner motorizzato Triumph, il Gyronaut X-1. E che durava dal 1966: 245,667 miglia orarie, pari a 395,362 Km. Una sottile linea rossa unisce due mezzi con lo stesso cuore, realizzato nella fabbrica inglese. E una storia, quella del glorioso Gyronaut X-1, che vale la pena ricordare.
TRA DETROIT E LA CALIFORNIA
Tutto inizia tra Detroit e Burbank, California, nel 1959. Nel Michigan, Bob Leppan, con il meccanico di fiducia Jim Brufoldt, lavorava nella propria concessionaria Triumph alle elaborazioni di drag bike. Le vittorie fioccavano e i due pensavano di puntare più in alto: volevano un record assoluto di velocità. In contemporanea anche Bill Martin stava facendo un lavoro analogo sulla costa del Pacifico e mirava allo stesso risultato finale. Nel 1963 i primi due, specializzati nella parte meccanica, erano in cerca di un telaista esperto per coronare il loro sogno. Martin rispose alla chiamata e iniziò la loro avventura: dare vita allo streamliner più veloce del mondo.
PRIMO TENTATIVO
Nello stesso anno i tre iscrissero il Cannibal V alle prove sul lago di Bonneville, ma le cose non andarono per il meglio: Leppan, nonostante fosse un ottimo pilota di moto, non aveva mai governato uno streamliner. E la rottura della catena di trasmissione finale provocò molti danni alla scocca, impedendo al neonato team di andare oltre al primo tentativo di lancio sul lago salato. Ma non tutto il male viene per nuocere: è lì che i tre incontrano Alex Tremulis.
VIA DALLA FORD
Dal febbraio 1963 Tremulis aveva lasciato la Ford, dove si era occupato di disegnare alcune delle più curiose e avanzate vetture della Casa americana. Tremulis era in primo luogo un appassionato di velocità e rimase molto colpito dalle forma a siluro del Cannibal V. Vide in esso la possibilità di portare a termine un progetto che aveva già proposto in Ford, senza alcun successo. Si chiamava Gyronaut ed era una sorta di moto con scocca aerodinamica, spinta da un motore V8 Carroll Shelby, in cui la stabilizzazione era garantita da due giroscopi posizionati sull’asse anteriore e su quello posteriore.
NASCE IL GYRONAUT
Tremulis coinvolse nel progetto anche Vince Gardner, che del Gyronaut venne chiamato a curare il clay e le forme, in modo da renderle aerodinamiche. Gardner non era uno qualsiasi: 30 anni prima aveva studiato e messo a punto le linee immortali della Cord 810. Nel 1964 il Gyronaut, con la sua struttura esterna in fibra di vetro, spinto da due motori usati sulle Triumph Bonneville di serie, opportunamente modificati da Brufoldt, era pronto a sfrecciare sul lago salato di Bonneville e scrivere il suo nome nella storia. Il maltempo fermò il debutto del siluro: 12 mesi dopo lo streamliner segna la velocità massima di 212 miglia orarie alla Speed Week di Bonneville, comunque lontano dalle 230 del record detenuto da Bill Johnson e Joe Dudek.
IL RECORD
Ma era solo questione di tempo perché il progetto portasse i frutti sperati. Il 26 agosto 1966 il Guronaut X-1 guidato da Bob Leppan si qualificò con il tempone di 241 miglia orarie. E in gara sbaragliò ogni record: 243,572 miglia all’andata e 247,763 al ritorno, con una velocità media di 245,667 mph. Un record rimasto intatto per molti anni e che lo stesso equipaggio, nonostante i numerosi tentativi, non riuscì mai a battere. L’ingresso nel Guinness dei primati nella categoria “moto più veloce al mondo” portò anche grande visibilità alla Triumph di Detroit. Che per anni restò il più grande concessionario della Casa inglese al mondo in termini di volumi di vendita.
Marco Gentili