Nel 1992 la Renault Twingo innova il segmento delle piccole utilitarie europee proponendo l’architettura monovolume su una vettura ultracompatta.
Twist, Swing, Tango…? Nel 1990, a passo di danza il marketing Renault cercava il nome dell’erede della Renault 4: in commercio da quasi 30 anni, era tanto inossidabile quanto obsoleta. Scegliere un nome efficace era fondamentale, e dopo vari brain storming arriva l’illuminazione: la denominazione del nuovo modello sarebbe stata l’acronimo delle prime tre proposte ritenute valide, e Twingo fu.
Bohémien. La Renault Twingo, svelata al Salone di Parigi nel 1992 era stata preannunciata dalla concept Matra P41 del 1990. Un prototipo presentato in parallelo agli ultimi sviluppi del progetto per la sostituta della R4 che proseguiva a fasi alterne dal 1973. Il progetto originario “Voiture Bas de Gamme” (VBG) aveva coinvolto alcuni grandi nomi del design automobilistico: da Robert Opron e Marcello Gandini sino a Jean-Pierre Ploué e Patrick Le Quément (storico direttore dello stile Renault) che con i prototipi W60 e X06 definiranno gli stilemi della Twingo. Come la sua progenitrice “R4”, la Twingo era un’auto minimalista, pensata per quella clientela giovane e un po’ Bohémien che cercava un’automobile pratica ed economica: la dotazione era ridotta all’osso, nella parte anteriore un solo grande tergicristallo a pantografo, i fascioni paraurti erano in plastica grezza. Per implementare la luce a bordo e per il piacere di guidare “en plein air” era disponibile un grande tetto apribile in tela.
Piccola e simpatica. Tra il 1994 e il 1995 vennero progressivamente introdotte migliorie e nuovi optional tra cui l’airbag e l’Electric Pack (specchietti elettrici, alzacristalli elettrici e chiusura centralizzata). L’essenzialità della Twingo caratterizzava anche le sue linee: l’ampio parabrezza degradava su un frontale spiovente delineando il profilo della vettura a mò di ovetto. La fiancata vedeva superfici lisce e continue interrotte dalle due grandi porte e dal taglio inferiore dei lamierati, sfalsati all’altezza della soglia d’ingresso. Il posteriore, dall’ andamento verticale vedeva il lunotto estruso rispetto al portellone. La Renault Twingo è ricordata tutt’oggi per la sua “simpatia”, dovuta anche ai grandi gruppi ottici in rilievo rispetto al cofano, che ricordavano gli occhi di una rana. Uno stilema fortemente voluto da Le Quément che pensò di integrare gli indicatori di direzione sotto i proiettori, in modo che somigliassero a palpebre socchiuse donando alla Twingo un’immagine sorridente. Anche al posteriore la fanaleria era tondeggiante, con un rigonfiamento che evidenziava parte luminosa dei gruppi ottici a tutto vantaggio della visibilità. Questo particolare ricorda un po’ la soluzione adottata per il volante: monorazza sormontato da un elemento sferoidale con il logo Renault.
A tutto tondo. Anche nell’abitacolo della Twingo dominano le forme morbide e tondeggianti, con la strumentazione piuttosto scarna alloggiata al centro della plancia. I comandi interni erano di colore verde, che in contrasto con la plancia e le plastiche in due tonalità di grigio contribuivano a rendere l’abitacolo allegro e luminoso, come pure i rivestimenti con fantasie dai colori molto vivaci. La commercializzazione della Renault Twingo comincia nel 1993: la carrozzeria è disponibile inizialmente in quattro colori solidi (giallo indiano, rosso corallo, blu oltremare, verde coriandolo) tutti sgargianti e luminosi, a cui si aggiungono le vernici metallizzate (grigio nebbia e rosso perla) oltre all’immancabile tinta nera. Nonostante le dimensioni compatte, la Twingo assicurava un’abitabilità sorprendente grazie al passo relativamente lungo (2,3 m) con le ruote posizionate all’estremità della vettura. Contribuiva in maniera decisiva anche il sedile posteriore: scorrevole e reclinabile, a seconda delle necessità consentiva di aumentare lo spazio per le gambe dei passeggeri posteriore o la capienza del bagagliaio, che variava da 168 a 261 litri con lo schienale eretto. Reclinando i sedili anteriori e regolando il divanetto posteriore (omologato per 2 passeggeri) si poteva configurare persino un letto di fortuna! Rispetto alle altre concorrenti del segmento A, l’idea di spazio a bordo era data anche dalla maggior larghezza e dalla grande luminosità derivante dall’ampio tettuccio apribile.
In continua evoluzione. Anche sul fronte meccanico la Twingo era votata alla semplicità, rispetto alla Renault 4 poteva contare tuttavia su un telaio di concezione moderna a scocca portante. L’avantreno prevedeva ruote indipendenti con schema MacPherson a molle elicoidali, mentre la sospensione posteriore prevedeva ruote interconnesse, anche qui abbinate alle classiche molle elicoidali. L’impianto frenante era di tipo misto: con freni a disco all’avantreno e freni a tamburo posteriori. Lo sterzo era invece del tipo classico, a cremagliera. Al momento del lancio, la Renault Twingo era disponibile solo con il 1.2 da 55 cv ad aste a bilancieri abbinate a un cambio a 5 marce. Nel 1996 un nuovo propulsore indicato come “D7F” da 1149 cm³ e 60 CV rimpiazzava l’obsoleto 1.2 litri. Con questo primo aggiornamento la Twingo venne dotata anche della terza luce di stop posteriore e nuovi rivestimenti. La vocazione cittadina della Twingo trovava conferme con le varie versioni a trasmissione automatica o semiautomatica, come la Twingo Easy che debuttava nel 1995 e faceva a meno del pedale della frizione. Un vero e proprio cambio automatico (a tre velocità) caratterizzava invece la Twingo “Matic” disponibile dal 1997. Nel 2001 sulla Renault Twingo Quickshift prevede invece un nuovo cambio robotizzato a 5 marce. La versione speciale “Summer” offriva invece il tetto apribile in tela di serie, come le altre edizioni limitate Helios, Sky e Oasis. Negli ultimi anni di produzione venne proposto un tetto apribile panoramico in vetro in alternativa a quello in tessuto.
Il milione. La Renault Twingo raggiunge l’obiettivo, piace subito. Anno dopo anno si susseguono affinamenti, serie speciali e nuove tinte. Nel 1995 vengono proposte nuove tinte metallizzate: giallo, verde yanos, fucsia, rosso, ciano e blu notte e inedite finiture per gli interni. Oltre ai tessuti, i comandi della ventilazione e degli alzavetro diventano di colore blu scuro. Tra le prime versioni speciali ricordiamo la Twingo Kenzo e la coloratissima “United Colors of Benetton”. Nel luglio 1997 la Renault Twingo ha già superato il milione di esemplari e nel 1998 viene sottoposta a un primo restyling introduce indicatori di direzione di colore chiaro e paraurti ridisegnati con nuovi fendinebbia integrati. I fascioni paraurti sugli allestimenti più “alti” vengono offerti in tinta con la carrozzeria. All’interno la plancia venne leggermente modificata: nuova la strumentazione e vengono ricavati un alloggiamento per l’airbag lato passeggero oltre a un cassetto portaoggetti ridisegnato. Nuovo anche il volante dalla foggia più convenzionale che incorpora l’airbag lato guida, i pulsanti interni sono ora di colore giallo. Nella palette delle vernici compare il Tobago Green Metallic (un verde-azzurro chiaro). Il peso della scocca aumenta di 30 kg, in quanto viene riprogettata per poter resistere agli impatti contro i tir. Ad esclusione dell’allestimento base, sulla Twingo il servosterzo viene offerto di serie: è la prima auto con servosterzo elettrico progressivo in luogo di quello idraulico.
Sempre più chic! Nel 1999 debuttava l’allestimento Initiale Paris, la Renault Twingo top di gamma godeva di una ricca dotazione comprensiva di cerchi in lega, vernice metallizzata, climatizzatore, tetto apribile, interni in pelle e persino un’autoradio con navigatore satellitare! Un ulteriore restyling nel 2000 oltre a rinfrescare la linea con dei paraurti ridisegnati e calotte dei fari in policarbonato, andava a interessare anche la meccanica della Renault Twingo. Nuove barre antirollio miglioravano la maneggevolezza e nuovi freni con ABS (optional) ne incrementavano la sicurezza, in vista delle accresciute prestazioni del nuovo 1.2 16v bialbero da 75 cv tipo “D4F”, disponibile da gennaio 2001. All’interno i consueti comandi diventano di bordeaux. Tra le innumerevoli serie limitate, infine, ricordiamo la Perrier, caratterizzata dal cambio automatico e la selleria in velluto verde e la Twingo “Diabolika” con tetto apribile.
Successone. Nel settembre 2002, la dotazione di serie della Renault Twingo include l’Emergency Brake Assist (EBA) e il sistema ISOFIX per i seggiolini dei bambini. Una spia luminosa avvertiva il conducente in caso di mancato allacciamento della cintura di sicurezza. Tra le “speciali”, la versione di Kenzo II nella colorazione Viola imperiale. Nel 2004 vengono apportate le ultime piccole migliorie e nuovi cerchi lega. La prima generazione della Renault Twingo, in Europa termina così la sua onorata carriera nel 2007 dopo quasi 15 anni e 2,5 milioni di esemplari. Prodotta negli stabilimenti di Flins (Francia) e Valladolid (Spagna) questa simpaticissima utilitaria francese cede la sua eredità ad altre due generazioni di Renault Twingo, presentate rispettivamente nel 2007 e nel 2014. In Sudamerica la produzione è affidata agli impianti di Montevideo (Uruguay) e Envigado (Colombia) dove la prima serie della Twingo è disponibile fino giugno 2012. Mica male la ranocchia!