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Renault Vel Satis, l’outsider francese

Nel marzo del 2001, la Régie presentava la Vel Satis, la nuova ammiraglia per il Terzo Millennio. Il nome, traeva spunto dal latino, letteralmente “quanto basta” e venne scelto dal reparto marketing della Renault per lo slogan di presentazione, richiamando i concetti di velocità e soddisfazione. La Vel Satis, che doveva competere nel segmento delle berline di gamma medio-alta, tuttavia non ebbe vita facile.

La Renault Vel Satis appartiene alla schiera delle outsider, auto controcorrente nello stile e dai contenuti d’avanguardia che, proprio a causa della loro particolarità, non hanno raggiunto il successo agognato. La Renault Vel Satis entra di diritto in questa categoria, in virtù di una linea anticonvenzionale pensata per garantire la massima abitabilità e il miglior comfort possibile, coniugando il prestigio di una berlina d’alto rango alla funzionalità di una monovolume.
L’ammiraglia Renault poteva contare su una dotazione completa, un’abitabilità ai vertici della categoria e un corredo per la sicurezza degno delle più blasonate rivali ma, come avvenne per altri modelli che l’hanno preceduta (si pensi alla Renault 30 e alla Renault 25), anche la Vel Satis scontò la particolare configurazione cinque porte. Una soluzione, si pratica, ma inusuale tra le berline di prestigio: da sempre dedicate a un clientela è più conservatrice e attenta al blasone più che alla praticità tout court.

I primordi. L’idea della Vel Satis nacque a metà anni 90, quando al Centro Stile Renault si pensava già ad una sostituta per la Renault Safrane, presentata nel 1993. Diversi concetti stilistici della Vel Satis vennero anticipati dalla concept Renault Initiale del 1995, una berlina di lusso, che nella migliore tradizione della Casa, abbandonava i canoni classici delle tre volumi in favore di un’architettura due volumi e mezzo. Nel 1998 fu la volta di un’altra showcar, che iniziava a definire meglio gli stilemi dalla futura ammiraglia, nei dettagli e nel nome: Vel Satis. Il prototipo prefigurava anche un modello completamente nuovo e ancor più rivoluzionario, la Renault Avantime.

Lo stile. Presentata al Salone di Ginevra del 2001, la Vel Satis di serie venne commercializzata nel 2002. Nei primi anni 2000, la produzione Renault si caratterizzava per uno stile molto distintivo, lineare e dai forti richiami architettonici. In quel periodo nacquero, infatti, modelli di rottura come la Avantime, la Vel Satis e la Megane II. L’artefice di questa svolta modernista era il designer Patrick Le Quément, a capo del centro stile Renault dal 1987 al 2009.
La Vel Satis si caratterizzava per un profilo simile a quello di una monovolume, con superfici tese e dettagli sfaccettati. All’anteriore i fari si sviluppavano in verticale, in contrapposizione alla fanaleria posteriore, che prevedeva uno sviluppo orizzontale. Il retro, si caratterizzava poi per l’ampio portellone, con il lunotto avvolgente e dall’andamento curvilineo che integrava parte dei fanali. La parte maggiormente criticata fu proprio il volume posteriore, che(pur funzionale) appesantiva una linea, altresì, molto pulita e concettuale.

Le motorizzazioni. La Vel Satis venne equipaggiata con propulsori di cilindrate comprese tra i due e i 3,5 litri, con potenze dai 115 ai 241 CV. Al momento del lancio, la gamma Vel Satis si articolava tra due unità a benzina, un due litri turbo benzina 16 valvole da 163 CV e al vertice il 3,5 litri da 241 CV di origine Nissan, disponibile solo con cambio automatico a cinque marce.
Sul fronte dei motori diesel, l’ammiraglia Renault venne equipaggiata dapprima con il 2,2 litri “dci” nelle varianti da 115 e 150 CV. Nel 2006, quasi tutti i motori vennero rivisti in occasione del restyling: il due litri turbo toccava quota 170 CV e le due unità a gasolio da 2,2 litri vennero rimpiazzate da un nuovo motore di pari cilindrata con 140 CV e 320 Nm di coppia, in abbinamento al solo cambio automatico.
Nello stesso anno, l’offerta dei propulsori diesel si ampliò con un nuovo e performante due litri, disponibile nelle varianti da 150 e 175 CV. Al vertice della gamma diesel, il tre litri V6 prodotto dalla Isuzu. Questo motore, a listino sin dal debutto, erogava 177 CV e 350 Nm di coppia massima ed era abbinato esclusivamente al cambio automatico a cinque marce. Con il restyling, anche il diesel plurifrazionato ricevette alcuni aggiornamenti: la potenza salì a 181 CV e la coppia a 400 Nm, mentre la trasmissione poteva contare su un nuovo cambio “Aisin” (sempre automatico) a sei marce.

Un progetto molto costoso. La Renault Vel Satis venne nominata per due prestigiose “missioni”:  in primo luogo accompagnare le star sul red carpet del Festival del Cinema di Cannes, e poi, dal 2007 è stata la vettura di Stato del Presidente Nicolas Sarkozy. La limousine presidenziale garantiva il massimo confort di viaggio per via del passo allungato e una serie di amenità dedicate che esaltavano la piacevolezza della permanenza a bordo.  
Nell’estate del 2008, Renault annunciò il termine della commercializzazione della Vel Satis in Italia, ma la vettura venne prodotta fino all’autunno dell’anno seguente: nel novembre del 2009 l’ultima Vel Satis varcò le soglie dell’impianto di Sandouville, con all’attivo poco più di 60 mila unità.
Il cliché dell’ammiraglia “rivoluzionaria” si compì pienamente, con un ingente flop commerciale, dovuto non solo ai volumi di vendita molto bassi ma, anche (e soprattutto) per gli ingenti costi di sviluppo delle linee di montaggio del nuovo stabilimento in Normandia, costato oltre 600 milioni di euro. 

Una vera radical chic. Nel 2010 Renault annunciò un nuovo modello di punta, la Renault Latitude, una “world car” venduta in Europa, Africa e Asia, sviluppata a partire dalla Renault Samsung Motors SM5 prodotta in Sud Corea. Se guardiamo allo stile, la Latitude rappresentò un netto passo indietro in termini di originalità, configurandosi come una classica berlina dotata di portellone e dalle linee molto convenzionali.
La Renault Vel Satis resta, tuttavia, una delle vetture più interessanti di segmento E prodotte negli ultimi 20 anni. Secondo il concetto tutto francese di ammiraglia, la Vel Satis, in barba allo status, coniugava spazio, comfort e prestazioni configurandosi come uno dei migliori esempi di auto “radical chic”. E in tempi di omologazione e crisi d’identità, tutto ciò non può che essere considerato come un pregio.  

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