L’auto personale di Aldo Moro, una Peugeot giardinetta del 1960 da godere insieme alla amatissima moglie e ai figli, è stata ritrovata a Roma dopo un lungo oblio.
Ruoteclassiche l’ha provata nei luoghi della vita del Presidente della DC. Il Museo nazionale dell’automobile di Torino la espone in anteprima dal 4 al 12 maggio, in occasione del quarantunesimo anniversario della morte.
Signora Moro buongiorno,
mi sarebbe piaciuto incontrarla per una cosa più seria, ma non ce n’è stata occasione. E quindi, pensi un po’, le scrivo per la storia di un’automobile. La vostra vecchia Peugeot blu, che è stata ritrovata. Avrei pensato di raccontare qualcosa di questa vettura che ebbe in suo padre, evidentemente, un estimatore. Perdoni la modestia della vicenda, ma anche i piccoli fatti talvolta hanno un senso. Un suo ricordo potrebbe essere bello, aiutarci a pensare. In attesa di leggerla, la ringrazio e la saluto cordialmente.
Buonasera.
Ho letto la sua mail e ho voluto rifletterci un momento. Ecco la conclusione: non credo che tutto debba essere raccontato, condiviso, comunicato. Il senso di quella macchina per noi può anche rimanere solo nostro. La ringrazio per l’attenzione e la saluto con molta cordialità.
Agnese
Cara signora,
come darle torto?
Una storia di famiglia. Così inizia, nel nostro ruolo di spettatori, la storia della Peugeot 403 famigliare acquistata il 23 gennaio 1960 – come dice il libretto di circolazione – dall’Onorevole Aldo Moro, Presidente del Consiglio, Ministro, Presidente della Democrazia Cristiana, residente a Bari in corso Vittorio Emanuele 20 barra A. Un’auto del tutto privata, da godere con la numerosa famiglia a Roma e sulla strada della Puglia, dove i Moro trascorrevano le vacanze.
Quasi dimenticata. Quest’auto, rara in Italia ma non per questo preziosa, anzi, tutto fuorché vistosa, ha prestato i suoi servigi allo statista e all’uomo Moro, alla signora Eleonora ai quattro figli, prima di essere anche lei travolta dalla dramma, accantonata, dimenticata per giungere a un passo dalla fine.
Una vita insieme. Improvvisamente però poche settimane fa, la scoperta. Un medico pugliese, Attilio Cesarano, conterraneo di Moro, ha trovato in un capannone a Roma una vecchia giardinetta. È intestata al politico e poi a sua moglie. C’è una foto che li ritrae a bordo. Al volante c’è lei.
Ritratto di famiglia. E proprio lei, Eleonora, è la vera padrona dell’auto. Moro praticamente non guidava. Lo raccontano varie testimonianze e qualche libro. E poi c’è quella foto, bellissima, che racchiude lo spirito della 403. Al volante una “Noretta” tranquilla, sorridente. E il trasportato che ammicca dall’altro sedile, con l’aria mite, un po’ altrove, con cui l’uomo della strada lo ricordava. Siamo nel 1970. “I coniugi” spiega la didascalia della Associated Press “hanno appena festeggiato le nozze d’argento. Sono presenti anche i figli.” Che però noi non vediamo.
L’articolo completo su Ruoteclassiche di maggio. La storia della 403 dei Moro è molto bella, nella sua prima parte, vitale, come in quella dell’oblio. Vi invitiamo a scoprirla sulle pagine del giornale di questo mese. Leggerete, tra l’altro, che nonostante le cure del custode del capannone dove la vecchia giardinetta giaceva “mai nessuno venne, perché i Moro avevano lasciato la grande casa sulla collina e si erano dimenticati della loro 403. E un giorno, dopo l’ennesimo colpo di straccio, su un sporco che sembrava indomabile, l’uomo decise che era ora di smetterla. Che andassero tutti alla malora. Chiuse bofonchiando il cancello e abbandonò l’auto al suo destino.” A qualcuno, magari, verrà in mente un racconto prodigioso di Virginia Woolf, dove una celebre casa, anche lei abbandonata, cade in rovina. Ma le automobili non sono un po’, anche loro, delle case?
Piaceva anche al Drake. Non vogliamo anticiparvi troppo qui, e lasciando il racconto più profondo alla carta. Ricordiamo però che la Peugeot 403 (berlina) fu anche amata da Enzo Ferrari, che ne aveva una tutta sua. E da Battista Farina, che la disegnò nel lontano 1954, iniziando una collaborazione straordinaria, durata mezzo secolo, con il marchio del leone.
Oltralpe è una star. Popolarissima in Francia (ma anche in Africa e Sud America) in Italia venne importata in poche centinaia di esemplari. La giardinetta, come la versione camionetta, il pickup e il rarissimo cabriolet (2000 esemplari prodotti, aste da 60 mila euro) arrivarono un anno dopo il lancio della berlina.
Spazio per tutta la famiglia. La “familiale” fu costruita in 34.928 esemplari, aveva il passo allungato di 24 centimetri, sospensioni posteriori a balestra ed era omologata per otto persone, con due strapuntini ripiegabili al centro. Oltre al classico 1.5 a benzina, fu proposta anche nella versione diesel (una delle prime applicazioni di serie) con motore Indenor 1.8. Equipaggiò, tra l’altro, la Gendarmeria e la Polizia stradale, portando a spasso gli enormi (per l’epoca) equipaggiamenti dei primi Autovelox.