Cosa resta, dopo oltre mezzo secolo, dell’avventura della Fiat in Russia? Abbiamo setacciato le strade di Mosca e San Pietroburgo in cerca di auto italiane. E…
La foto qui sotto è datata, non ci sono dubbi. E non solo per i capelli ancor sale e pepe dell’avvocato Agnelli, la penna del potere in mano a Valletta e gli occhiali dell’ingegner Bono, tanto “sovietici” quanto quelli dei dignitari dell’URSS.
La motorizzazione di massa dell’URSS. La foto è datata soprattutto perché racconta una storia (un’epopea?) che è sparita. Evaporata, dimenticata, senza quasi lasciare traccia. È l’avventura della Fiat oltre la Cortina di ferro, dell’alleanza del 1966 tra Torino-Mosca e Togliatti per la produzione della prima auto del popolo.
Zhigulì, un sogno svanito. Sono passati cinquantadue anni, ma potrebbero essere duecento. La grande fabbrica sulle rive del Volga, da tempo passata a Nissan-Renault (mentre il 51% resta statale), si sgretola. E nelle strade di Mosca e San Pietroburgo le 124 Zhigulì sono estinte, insieme alle loro innumerevoli derivate, tutte uscite dallo stabilimento costruito dai torinesi.
Dove sono le macchine italiane? Nessuna Fiat ha raccolto il testimone di quello che era di fatto un monopolio. In otto giorni di maratone per le strade della capitale imperiale, tutto quello che abbiamo visto sono stati due Fiat Doblò. E invece, intorno, in un traffico pazzesco, decine di migliaia di Volkswagen, Kia, Toyota, Peugeot, Skoda, Ford. Le auto del “popolo” di oggi. Che non hanno nulla a che vedere con i macchinoni dei potenti (quel 10% di russi che ha in mano il paese) e che sgommano sulla neve ai semafori.
Testimoni di un tempo pieno di speranze. Così le povere, pochissime Lada sopravvissute (ma anche altre “stranissime bestie” difficili anche da translitterare, dato il cirillico), sono ridotte a fare da cartelli pubblicitari per ristoranti, negozi e locali notturni. Segno che le auto della prima motorizzazione socialista attraggono non solo la nostra attenzione, ma anche quella dei “nuovi” russi. Ve le abbiamo raccolte nella piccola gallery qui sotto, in cui figurano anche alcune Suv in edizioni non molto note in Occidente.
La più anziana è un giocattolo. E poi c’è una chicca. Forse l’auto più antica di tutte le Russie. Si tratta di un modello giocattolo, trovato in una tomba romana (100 A.C. – 200 D.C.) della necropoli di Pantikapaion, in Crimea. È una delle rarità esposte al mitico Museo dell’Ermitage.