No, non passano certo inosservate, questo è sicuro. Piccole, grintose, sportive tout court, figlie di una stagione irripetibile, quella delle barchette artigianali da corsa derivate dalla Fiat Topolino.
Le auto derivate dalla Fiat 500 (la mitica Topolino) dalla fine degli anni Trenta fino agli inizi degli anni Cinquanta per la categoria Sport sono oggi la testimonianza di come potevano nascere vere e proprie opere d’arte, magari in un angusto garage, con pochi attrezzi a disposizione e tanta fantasia. Oggi hanno un valore storico immenso: da qualsiasi prospettiva le si voglia guardare, sfoggiano tale e tanta tecnologia che riescono a stupire ancora per creatività e semplicità costruttiva. Oggi vi raccontiamo la storia della Siata 636 Gran Sport del 1937.
La Siata ballò solo un paio di stagioni, tra il 1937 e il 1938, e poi in forma minore nel ’40. Le prime Topolino da corsa vivono un periodo strano. All’inizio per le nubi della guerra, poi, terminato il conflitto, per l’evoluzione rapidissima della tecnica applicata all’auto. Tuttavia, grazie alla vittoria di Piero Dusio e Ciro Besadonna, primi sul traguardo nel ’37, pochi mesi dopo il lancio della Fiat 500 rivista dalla Siata, l’azienda torinese lasciò comunque un segno importante nelle corse e alla Mille Miglia. Una vittoria arrivata grazie a una “supertesta” (per citare la pubblicità di allora) di alluminio, con le valvole non più laterali come nella 500 di serie.
Con una cilindrata portata a 636 cc e un carburatore Weber 28, la piccola Siata 636 Gran Sport superava i 110 km/h nonostante la carrozzeria fosse ancora in acciaio (dal ’38 ci pensò Zagato a farla di alluminio, per la vettura affidata a Spotorno che si aggiudicò la classe alla Freccia Rossa). Alla stessa edizione partecipò anche l’esemplare in queste fotografie. Il 3 aprile si presentò al via con l’equipaggio composto da Roberto Sorcinelli e Alfonso Sandrolini. L’auto sfoggiava una curiosa decorazione: il nome del pilota (Sorcinelli) sulle fiancate, insieme a un topolino.
Alle 2 e 2 minuti il generale Augusto Tarabini salutò la partenza della Siata 636 Gran Sport: il momento, immortalato dai fotografi, venne pubblicato su “Auto Italiana”. Queste immagini, insieme ad alcuni fotogrammi di un notiziario dell’Istituto Luce, consentono di attestare l’originalità della carrozzeria. La gara non fu fortunata: dopo essere transitata a Bologna e Firenze, abbandonò la corsa prima del controllo di Livorno, vittima di un brutto incidente. In seguito, la Siata 636 Gran Sport venne ripristinata ma non tornò più alle corse. Passò per le mani di un paio di collezionisti, prima di essere acquistata dall’attuale proprietario.
Nel 1937 una pubblicità descrive la Siata come “Il sogno dello sportivo” e ne riassume le principali qualità: “Velocità oltre 110 km/h, ripresa fulminea, entusiasmante maneggevolezza”. “Promesse che però non mantiene fino in fondo, – spiega il proprietario della Siata 636 Gran Sport – ma poco importa. Resta per me un giocattolo bello e divertente”.
Articolo pubblicato su Ruoteclassiche di agosto 2016