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Officina Ratto, l’uomo che sussurrava alle Fulvia HF

Alta specializzazione. O meglio, estrema specializzazione. In pratica, Lancia Fulvia e Fiat 127. Però a livelli eccelsi. Questo, in sintesi, il lavoro di Roberto Ratto, classe 1966, savonese purosangue, una vita tra i motori e oggi uno dei preparatori più gettonati soprattutto della coupé sportiva della Casa di Chivasso. Tutto a regola d’arte, senza concessioni alla voglia di strafare, ma esattamente secondo quello che prevede la fiche Csai e il relativo allegato J di riferimento per l’applicazione. Un approccio scientifico, senza sbavature, che nasce da una passione infinita per le corse e, soprattutto, per la “Fulvietta” regina di mille imprese nei rally di tutto il mondo con i mitici Munari-Mannucci. Col supporto di uno che il reparto corse Lancia lo ha conosciuto molto bene, Gianni Tonti.

L’esordio coi cuscinetti. “Sì, sono stato letteralmente abbagliato dalle loro vittorie”, spiega il tecnico savonese, “ho ancora in officina il modellino della Polistil compagno inseparabile nei giochi da bambino. Ma non nasco meccanico, lo sono diventato. Ho iniziato come ‘apprendista stregone’ nell’officina di mio padre Tonino, che aggiustava i mezzi pesanti e i veicoli commerciali. Primo incarico, pulire i cuscinetti a sfera, un compito nient’affatto banale, che io eseguivo con piacere. Ma con papà non andavo troppo d’accordo, lui detestava le auto da corsa. Quindi, sono andato a cercar lavoro altrove, presso una carrozzeria autorizzata Ferrari. Lì mi sono imbattuto nel mio mentore, Marzio Paraluppi, che mi ha insegnato quanto sia importante il ripristino delle lamiere e delle scocche, ma soprattutto mi ha fatto capire quanto il sacrificio sia alla base di tutto. Un periodo indimenticabile. Poi agli inizi degli anni 80, ho incontrato Mauro Albini e ho iniziato a frequentare la sua officina. Dove si riparavano e si preparavano per i rally le Simca, le Autobianchi A112 Abarth, le Fiat 127 Sport”.

La “numero 0”. “Soprattutto quest’ultima mi è rimasta nel cuore”, continua Ratto, “perché era l’auto con cui Mauro correva. E, dopo la sua prematura scomparsa a soli 33 anni, ho aperto una mia struttura cercando di far tesoro di tutte le esperienze vissute con lui”. Ratto compra a rate un piccolo capannone in Rio Galletto, al numero 10 a Legino (Savona). Che oggi è diventato un vero luogo di culto per i lancisti. “Appena estinto il mutuo, ho deciso di alternare la normale attività dell’officina a quella di preparazione, iniziando con la Fulvia. Partendo dalla mia, trovata completamente marcia in un campo, che ho soprannominato ‘numero 0’, carrozzeria allestita in casa, motore messo a punto da un esterno. Alla prima gara, l’ho subito rotto. Allora ho cambiato specialista, ma il risultato è stato il fumo bianco alla seconda prova. E allora ho deciso di fare da solo”. Ovviamente col relativo apprendistato. “I fratelli Penso sono stati fondamentali per fare il salto di qualità. Mirko, preparatore nato, mi ha fatto capire l’importanza dello sviluppo del motore sul banco a rulli. Per fare un paragone, è come imparare a guidare con la vecchia 500, che non ha il cambio sincronizzato e ti costringe a fare la doppietta: una volta metabolizzata quella tecnica, tutte le altre auto sono di una facilità mostruosa. Così è stato per il banco a rulli, da allora in poi qualsiasi struttura moderna non ha più avuto segreti per me.

Frutto di sacrifici. Oggi col mio banco prova, progettato per il rilevamento delle specifiche meccaniche della potenza, della coppia motrice e dei consumi, sono in grado di rilevare le caratteristiche nei diversi regimi di funzionamento dal minimo fino a quello massimo consentito dalle caratteristiche specifiche. E sia ben chiaro, i miei motori non sono dei ‘dragster’, ma hanno alesaggio e corsa come quelli di origine. Lavoro sulla potenza sviluppando la componentistica, che è una cosa ben diversa. La manciata di CV in più che hanno i nostri motori sono sì un vanto, ma soprattutto il frutto di tanti sacrifici e di mille sperimentazioni. L’altro fratello, Loris, è un mago degli assetti. Unendo le nostre esperienze, siamo riusciti a mettere a punto alcune soluzioni che sono state apprezzate anche da Sandro Munari, da Mauro Pregliasco e da Simo Lampinen, oltre che dagli appassionati che oggi utilizzano le Fulvia per qualsiasi tipo di competizione”.

L’uomo dai quaderni rossi. L’incontro con Gianni Tonti è stato, per il preparatore savonese, la ciliegina sulla torta. Nativo di Cesara (Novara), classe 1942, per oltre vent’anni, a partire dal 1960, è stato alla Lancia di Borgo San Paolo a Torino, prima nel dipartimento motori, dove si è fatto le ossa nei reparti di allestimento e revisione, poi nelle Sale Prova Motori. Ed è proprio grazie a questa esperienza che gli viene affidato l’incarico di curare il neonato reparto corse, in grado di costruire i motori in casa ed elaborare e assistere le vetture in gara. Tonti diventa anche direttore tecnico della Squadra Corse HF. E mette il cappello su innumerevoli successi tra il 1967 e il 1984 con la Fulvia, la Stratos e le vetture Sport Prototipo della Casa di Chivasso. Il “modus operandi” del tecnico piemontese è quello di annotare tutto sui famosi quaderni rossi (“La copertina rossa venne scelta perché era quella che costava meno”, ammette candidamente Tonti) e nelle foto dell’epoca sono sempre presenti. “Una decina di anni fa, tramite il comune amico Piero Sodano”, prosegue Ratto, “ho avuto il privilegio d’incontrarlo. Mi ha subito stupito il suo immutato entusiasmo per le Fulvia e le Stratos. Col suo fare sornione ha iniziato a raccontarmi una serie di aneddoti che mi hanno commosso. Avrei voluto chiedergli tante cose, ma sono rimasto ammaliato e non ho aperto bocca. Poi, tempo dopo, mi ha chiamato dicendomi che doveva certificare l’autenticità di una Fulvia Zagato, e voleva che fossi io a curare il restauro totale. Non ci ho dormito la notte dall’emozione. E così ho avviato un rapporto di collaborazione con lui. Ecco perché, quando mi è stato chiesto di allestire una Fulvia per la Parigi-Pechino partendo da un rottame, non ho avuto un attimo di esitazione: sapevo che avrei potuto contare sui famosi ‘quaderni rossi’ di Gianni e, soprattutto, sulla sua preziosissima consulenza”.

I marchi di fabbrica. “Mi piace il suo approccio”, spiega Tonti, “che è quello di rispettare il mezzo senza stravolgerlo, e di trovare continuamente delle soluzioni per poterlo migliorare. Era quello che facevamo in Lancia all’epoca e che ci ha consentito di vincere dappertutto”. Sono tanti i componenti messi sotto la lente nell’officina Ratto, sezionati e ricostruiti con materiali più evoluti per poter sopportare qualsiasi sollecitazione: “Alcuni sono diventati il nostro marchio di fabbrica”, illustra Roberto, “come i pistoni messi a punto in collaborazione con Pistal Racing, azienda che collabora attivamente in Formula 1, così come le testine dello sterzo con gli inserti in bronzo anziché in teflon, perché consentono una registrazione millimetrica usando semplicemente la chiave a settore. E poi gli ammortizzatori monotubo realizzati insieme coi fratelli Penso, che sia in estensione sia in compressione non hanno eguali al mondo e consentono alla Fulvia di primeggiare nei rally, ma anche sulle piste di tutto il mondo”.

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