La 33ª edizione della Stella Alpina rimarrà negli annali come una delle più difficili che siano mai state disputate. Una lunga cavalcata dolomitica che ha impegnato un’ottantina di equipaggi, anche stranieri, sulle belle strade del Trentino Alto Adige.
Poco meno di 500 chilometri. Tra la partenza e l’arrivo dalle rinomate Cantine Ferrari di Trento sono trascorsi due giorni intensi di gara (da venerdì 6 a domenica 8 luglio), sono stati percorsi 450 chilometri e sono stati affrontati 7 passi alpini, tra i quali Pordoi, Campolongo, Gardena, Sella, Fedaia e Valles. La Stella Alpina – sotto l’egida della Scuderia Trentina in collaborazione con i professionisti di Canossa Events – fa parte del circuito “Super Classiche Cup” promosso da Aci Sport e ha messo a dura prova gli specialisti della regolarità con i suoi 99 rilevamenti al centesimo di secondo e i suoi 6 tratti a velocità media.
Infatti, sul podio finale, sono saliti i più bravi regolaristi italiani. Al primo posto, Guido Barcella e Ombretta Ghidotti, su Fiat 508 C del 1938, con 524,40 penalità; al secondo Gianmaria Aghem e Rossella Conti, su BMW 328 del 1938, con 558,90 penalità; al terzo Antonio D’Antinone con Amalia De Biase, su Porsche 911 T del 1969, con 632,06 penalità. Le prove a media, invece, hanno fornito una classifica a parte, vinta dall’equipaggio femminile formato da Daniela Guaita e Daniela Arnoldi (Lancia Fulvia Coupé del 1971, 24 penalità), seguite da Paolo Salvetti e Bruno Spozio (Fiat 1100/103 del 1953, 26 penalità) e ancora da Aghem-Conti (27 penalità).
Solite polemiche. Come spesso accade nella regolarità italiana (dove tutto è un po’ approssimativo e dove i concorrenti, anche i cosiddetti “top driver”, non spiccano certo per spirito sportivo), non sono mancate polemiche e discussioni sui rilevamenti dei tempi: ma su questo aspetto è meglio stendere un velo pietoso per nascondere il lato più brutto di una disciplina che dovrebbe essere vissuta con la passione per le auto storiche (scelte per il coefficiente piuttosto che con il cuore, senza poi lamentarsi quando le anteguerra fanno fatica ad affrontare certe prove un po’ tirate…) e con la vena sportiva.
Un lungo weekend. La gara è partita venerdì 6 luglio dal centro di Trento per una prima tappa che, dopo un controllo timbro a Sover, ha portato gli equipaggi verso i passi Lavazè, Costalunga e la Val di Fassa, per poi concludersi a Pozza di Fassa. La seconda tappa è partita da Moena (quasi completamente tornata alla normalità dopo le recenti alluvioni) e, tra un passo e l’altro, ha fatto sosta a Corvara, Canazei, Agordo e Alleghe. L’ultima frazione di gara è infine scattata da Vigo di Fassa per attraversare la Val di Fiemme verso Predazzo, Cavalese, Egna, il Passo Lugano, e la strada del vino della valle dell’Adige e Lavis, per l’ultimo controllo orario prima della conclusione alle Cantine Ferrari.
Storia che viene da lontano. È bello constatare che un’importante tradizione automobilistica italiana come la Stella Alpina continui a scrivere la sua storia dopo oltre settant’anni dalla sua prima edizione. Era il 1947, infatti, quando si tradusse in realtà un’idea di Giovanni Canestrini, mitico giornalista di origini trentine tra i fondatori della Mille Miglia. Con il sostegno del Conte Sigismondo Manci, allora presidente dell’Aci, Canestrini riuscì a organizzare una gara di velocità sulle sue strade, battezzandola Stella Alpina con il chiaro riferimento alle montagne del Trentino. Dopo anni di successi, grazie anche alla partecipazione dei più grandi piloti dell’epoca, nel 1957 la storia della Stella Alpina si fermò, come quella di tutte le gare automobilistiche di velocità su strada. Avrebbe ripreso come gara di regolarità per auto storiche solo nel 1984.
Post Scriptum. Comunque a quest’ultima Stella Alpina abbiamo partecipato anche noi! A bordo di una delle vetture più particolari (e scomode…) del lotto: una Grayson Sport 1100 costruita nel 1939 dall’inglese Arthur Grayson, che riuscì a condensare una vera auto da corsa in meno di tre metri. Telaio tubolare, motore Ford da 1100 cm³ dotato di testata Aquaplane e abbinato ad un cambio a tre marce, una quarantina di cavalli a disposizione, sbalzo posteriore inesistente (quasi come i freni…), due posti secchi-secchi e tanto divertimento al volante. Con la dimestichezza del nostro driver Alessio De Angelis siamo anche riusciti a conquistare una dignitosa 23ª posizione e, soprattutto, una gagliarda abbronzatura a maniche corte!