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Targa Florio 2020: la carica delle 508C

Contro i regolaristi siciliani c’è poco, pochissimo da fare: nell’ordine, Moceri, Accardo, Passanante, Margiotta, tutti cresciuti a pane e tubi in quella Campobello di Mazara che ha trasformato la regolarità in scienza. Così è finita l’ultima Targa Florio, con tre Fiat 508C sul podio.

Aveva ragione Richard Wagner: “Qui c’è soltanto primavera ed estate”. Palermo, il giorno prima della Targa Florio Classica, è l’ultima fettina d’estate rimasta sul piatto, dopo l’antipasto d’inverno servito al Nord, per noi, si capisce, arrivati da Milano col maglioncino a collo alto, che qui manco sanno cos’è. Sarebbe già un buon modo per iniziare una vacanza, figuriamoci una gara, ‘a Cursa, come la chiamano da queste parti, impressa nella memoria collettiva di un paese, di una provincia, di una regione intera. È per questo che andava organizzata, disputata e portata a termine, gettando il cuore oltre l’ostacolo del dpcm di due giorni prima, che ha obbligato Ac Palermo, Aci e i suoi congiunti – Aci Sport, Aci Global, Aci Storico – a riprogettare in quattro e quattr’otto spostamenti, passaggi e momenti conviviali. Serviva un miracolo e sì, adesso è bello essere qui.

E così sia. La Targa Florio Classica, dicevamo. Un centinaio di macchine tra storiche, Ferrari Tribute e youngtimer a zonzo su strade mitiche, da leggenda, appunto: quattrocentocinquanta i chilometri in tutto, centouno le prove cronometrate, concatenate in modo ossessivo compulsivo, diciassette anche, una in fila all’altra. Più le prove di media, buone per mettere un po’ di scompiglio a suon di imprevisti, guasti alle sonde, gps che ciao, in galleria non va. E giù adrenalina, ansia da road book così così, da strade acciaccate, da tempi che non escono, ma insomma, la classifica dov’è? Beh, se vuoi una gara perfetta, vai a correre in Finlandia, tra muschi e licheni [cit.], questa è la Sicilia, bellezza! Appunto, bellezza, tanta, da riempire gli occhi su e giù da Erice, per dire, o su quel grande circuito delle Madonie da fare adesso in ore sette a tempo imposto, per immaginare Varzi Achille su Bugatti T51 girare a ottanta all’ora di media, 1930 l’anno.

Nino, l’eroe della Targa. Floriopoli, Cerda, Collesano… Qui si celebra una leggenda da cinquantacinque anni: Nino e basta, scritto sui muri a caratteri cubitali, per non dimenticare l’eroe dei siciliani volanti e al volante. Te lo ritrovi al tavolo, a pranzo, quasi per magia: ma dai, quando ti capita una cosa così? “Erano strade di campagna”, dice Vaccarella, primo assoluto per tre volte (1965, 1971, 1975), “avevamo le nostre traiettorie”, e una memoria inossidabile oggi come allora, per imparare un numero impressionante di curve, osare dove si poteva e anche dove non si poteva, se volevi battere gli avversari, i record, il tempo. Ferrari o Alfa Romeo, quale ti è rimasta nel cuore: “La Ferrari”, fa, senza un’esitazione, come se si fosse preparato la risposta.

I fantastici quattro. Gli idoli di oggi si chiamano Giovanni Moceri, Angelo Accardo, Mario Passanante, Antonino Margiotta, in rigoroso ordine di classifica. Guidano tutti delle Fiat 508C anteguerra (tranne Margiotta, abbonato alla Volvo PV444) per sfruttare i benefici del coefficiente. Ai semafori la gente per strada si fa i selfie con loro, infila la testa negli abitacoli, urla il nome del beniamino. A Campobello di Mazara, provincia di Trapani, e dove sennò. Qui sono nati e cresciuti i fantastici quattro della Targa 202o, passando sui tubi in bicicletta… ma si può? Un paese che è entrato nella leggenda dei regolaristi: “La regolarità esisteva già”, racconta Filippo Becchina, navigatore del giovane Accardo, “ma a Campobello è diventata scienza”. Il che spiega perché i campobellesi hanno monopolizzato i piani alti della classifica dalla PC1 alla PC 101 con differenze esigue, battiti di ciglia o poco più. E spiega anche l’emozione autentica di passare su tubi lì, tra gente che la regolarità la conosce, l’apprezza, la capisce.

La Targa degli altri. Bagarre pure per entrare nei primi dieci della classifica generale, per salire sul palco con la coppa in mano, sollevarla al cielo: quinti Facchini-Olivetti con una BMW 328 del 1938, tanta roba, poi di seguito Magnoni-Vanoni su Lancia Fulvia 1.6 HF Lusso del 1971, Mazzalupi-Lozza e la loro Peugeot 204 del ’68 a ricordare la vittoria della Casa francese alla Targa del 1919, Diana-Revello sulla Fiat 508C del 1938 e Gazza-Nocco con una sontuosa Bentley 3.5 Litre Touring del 1938. Bravi tutti. Compresi Angelo Pizzuto, presidente di Ac Palermo, e Susanna Serri, primi assoluti al Ferrari Tribute con la loro 360 Modena, e gli equipaggi Ferrari-Berghenti, vincitori della Targa Florio Legend, e Parolari Fullin-Ferrari, primi nella Targa Florio Gran Turismo.

Che soddisfazione! Ultimo atto, circuito della Favorita, la domenica. Un fuori concorso suggestivo, che a noi, sulla Porsche 911 di Ruoteclassiche targata Tag Heuer (nomi pesantissimi del motorsport, peraltro), ha regalato l’inattesa gioia di chiudere terzi assoluti, dopo i due mostri sacri, Moceri e Passanante, appunto. Un finale da incorniciare, che suggella il decimo posto alla Targa del 2020. Dai, prendi la coppa e i ricordi, grazie di cuore, è ora di tornare a Milano.

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