Una Lancia Stratos, icona della sportività anni 70, che va a biocarburante. Una cosa eccezionale, ma è tutto vero: ed è il test che Ruoteclassiche, in collaborazione con Quattroruote, ha voluto realizzare, per verificare, oltre ai risultati, la fattibilità di questo importante passaggio verso un futuro più “eco”. Un test che si è sviluppato in più passaggi, dal laboratorio alla nostra pista di Vairano, per fissare punti precisi circa la possibilità di rendere più green le auto d’epoca.
Ognuno faccia la sua parte. Insomma, è giusto che chiunque, e quindi anche il comparto delle storiche, faccia la sua parte per l’ambiente, e ora, volendo, ciò può diventare possibile grazie al biocarburante. E all’Asi – l’ente a tutela del patrimonio motoristico storico italiano –, che lo ha presentato in occasione della scorsa Milano AutoClassica. Il suo nome? Sustain Classic Super 80 del gruppo Coryton, un carburante green studiato apposta per le vintage. Tutto ciò, al netto del fatto che non sono certo le emissioni delle (poche e in ordine) storiche circolanti le cause dell’inquinamento europeo o mondiale su gomma.
Origine naturale. Quello impiegato nel test non è un e-fuel, ma un biocarburante, derivato quindi dalla coltivazione diretta di alcuni vegetali, dagli scarti agricoli o d’allevamento, dalla lavorazione del legno e, addirittura, delle alghe. Questi prodotti, definiti di seconda generazione, non hanno peraltro alcun impatto sulle risorse disponibili destinate alla produzione di cibo. Nel caso del carburante “Super 80”, realizzato ad hoc dal gruppo britannico, c’è una rilevante particolarità: contiene una quantità irrisoria di bioetanolo (inferiore all’1%), che ne consente l’utilizzo nei motori endotermici senza richiedere modifiche tecniche. L’elevato numero di ottani (98), permette poi di utilizzarlo anche in propulsori molto prestazionali, come il 2.4 V6 da 190 CV d’origine Ferrari montato sulla Stratos stradale – ex collezione Bertone -, messa a disposizione dall’Asi per questa prova.
Tra pista e laboratorio. I test sono avvenuti in tre fasi (potete anche approfondire il tema nell’ampio servizio pubblicato su Ruoteclassiche di giugno e oggi in edicola): la prima è stata in un laboratorio certificato, la Innovhub SSI di S. Donato Milanese, per un controllo accurato delle emissioni; la seconda consisteva in una “Sei ore” in pista a Vairano, prova non da poco per un’auto di mezzo secolo, ma indispensabile per verificare una prima compatibilità carburante-meccanica (la parola definitiva, poi, la potrà dare solo il tempo). Ultimo step, il confronto prestazionale tra la normale benzina verde e il biocarburante. E ora lasciamo parlare i numeri.
Col “bio” prende più giri. In sei ore la Stratos ha percorso 639 km alla media di 106,5 km/h, consumando 90 litri della speciale benzina Sustain Classic Super 80, ed effettuando un solo rifornimento. I test prestazionali eseguiti il giorno dopo non hanno messo in evidenza variazioni significative, passando da un carburante all’altro. Peggiora un filo la ripresa, ma in V marcia la Stratos riesce addirittura a “prendere” 100 giri in più, pari a 3,4 km/h di velocità massima, che passa così da 212,787 a 216,193 km/h. Un guadagno dovuto forse a una migliore combustione del biocarburante e al numero di ottano più elevato.
In totale, meno CO₂. Quanto ai test di laboratorio, il biocarburante da solo non può far miracoli, in assenza di sistemi che riducano le sostanze nocive: ricordiamolo, la Stratos ovviamente è un Euro 0. In ogni caso, ci sono stati riscontri positivi. A ridursi è stata la produzione di CO₂ complessiva, la più importante tra le sostanze clima-alteranti. Passando dalla benzina fossile al biocarburante non varia, se non impercettibilmente, la quantità emessa agli scarichi, ma questa viene bilanciata per buona parte dall’anidride carbonica assorbita durante la coltivazione di terreni, piante e di qualunque altro elemento presente negli scarti con i quali è stato prodotto il carburante. Un bilancio che, secondo la Coryton, porta a una riduzione totale della CO₂ di oltre il 65%. Un ottimo risultato, davvero.
Asi: la strada è giusta. Infine, il commento del presidente dell’Asi, Alberto Scuro: “Prosegue il nostro percorso virtuoso. Abbiamo già dimostrato, numeri ufficiali alla mano, che i veicoli di interesse storico e collezionistico certificati in Italia hanno un’influenza residuale sulle emissioni e per fare ancora di più abbiamo avviato studi approfonditi sui carburanti alternativi: il futuro è già qui, noi vogliamo farne parte perché i veicoli storici non sono un problema, ma una ricchezza per il Paese e devono poter continuare a circolare”.