Per mezzo secolo è stato il Ferrari, il Lamborghini, il Maserati dell’acqua. Sui suoi motoscafi hanno corso l’amico Villeneuve, Schumacher, Prost e tanti altri campioni, della F1 e non solo. Tullio Abbate è morto ieri a 75 anni tradito dal coronavirus, non dal cuore d’acqua e di lamiera.
È morto ieri all’ospedale San Raffaele di Milano Tullio Abbate, 75 anni, uno dei costruttori nautici italiani più celebri e celebrati al mondo. Un “laghee” fatto e finito, nato a Tremezzina nel 1944 da una famiglia che respirava gli scafi e il profumo dell’acqua dolce. Aveva cominciato il nonno costruendo barche da lavoro, che il padre Guido aveva evoluto in barche da diporto e da record, fra le quali i celebri “tre punti” da record. “Lui è già un gigante, io pendo dalle sue labbra. Lui monta sul motoscafo il motore dell’Alfa Romeo di Fangio e realizza il Laura, bolide sul quale Mario Verga batte il record del mondo di velocità alla media di 226 kmh”, raccontava Abate. Una figura così emblematica che il cantautore locale Davide Van De Sfroos gli aveva scritto intorno una canzone, “Il costruttore di motoscafi”.
Una vita da vincente. Il ramo ponente del lago di Como fra il Balbianello e Bellagio era l’ostrica di Tullio Abbate, che aveva imparato giovanissimo a scivolare velocemente sull’acqua con i fratelli Chicco e Bruno. Nel 1960, a 16 anni appena compiuti, vinse l’European Powerboat Championship a Cannes come copilota. Tre anni dopo riportò il primo dei suoi 11 trofei della Centomiglia del Lario, la corsa di casa. Nella sua carriera avrebbe inanellato 250 vittorie e una serie di record di velocità, il più recente nel 1997. Quasi trent’anni prima, nel ’69, aveva aperto il suo cantiere quasi di fronte a quello del padre. In mezzo secolo “firmò” circa 8.500 barche vendute in tutto il mondo. Rispetto alla tradizione di famiglia legata ai legni, che avevano reso il padre Guido una sorta di Stradivari della velocità, Tullio Abbate fece la differenza esplorando le possibilità della vetroresina e dei materiali compositi moderni, come la fibra di carbonio. Sui suoi entrobordo leggerissimi e affilati ebbe l’onore, come diceva lui con umiltà, di montare i potenti motori plurifrazionati Ferrari, Lamborghini, Porsche. Erano tanti i piloti che si rivolgevano ad Abbate per divertirsi sull’acqua. I locali ricordano Gilles Villeneuve che atterrava sul campo di calcio dell’oratorio di Tremezzo sull’elicottero Agusta personale, dopo una serie di evoluzioni suicide con le quali amava esibirsi semplicemente per divertire i bambini. E Tullio che andava a prenderlo sulla 500 che “faceva cantare come una Miura”, per ospitarlo a casa sua. Altrettanto febbrili erano le notti che precedevano le Centomiglia, agitate dalle “modifiche dell’ultimo momento a seghetto e cartavetro sullo scafo e ai flap”.
L’amicizia con Gilles e le star. Fin dall’inizio Tullio Abbate fu una figura popolare fra i campioni della Formula 1, a cominciare da Arturo e Merzario e Jackie Stewart. Parlavano la stessa lingua, volevano la stessa cosa: arrivare primi. In particolare, Villeneuve aveva conosciuto il laghee a Montecarlo tramite Didier Pironi. Fu amore a prima vista. Dopo aver provato uno dei suoi entrobordo, Gilles cominciò a frequentare Tremezzina dove un giorno fece recapitare una coppia di motori Ford potenziati da 700 cavalli. La barca fu battezzata “No Problem”, tipicamente alla Villeneuve, che in cantiere amava sporcarsi le mani “perché la sua barca voleva vederla nascere. Stava le giornate intere con gli operai e si informava di tutto. La sua morte mi ha segnato”, disse. In Tullio Abbate e sulle acque del lago di Como, il canadese aveva trovato una seconda casa, un rifugio felice. A un altro amatissimo campione, Ayrton Senna, fu invece dedicata la barca da regata Senna 42 Evolution. “Fra i miei clienti Schumacher, Piquet, Villeneuve, Rosberg, Maradona, Matthäus, Prost, Vialli, Mancini, Agostini, Ickx, Borg, Giacomelli, Stefano Casiraghi e la principessa Carolina di Monaco, Sylvester Stallone e Madonna. Le famiglie Marzotto, De Nora, Versace…”, amava raccontare Abbate con orgoglio malcelato. Ne aveva fatta di strada, il tremezzino. Il primo modello di successo fu il “Sea Star”, di cui furono costruite diverse migliaia di esemplari. Fra i suoi progetti più tecnologicamente avanzati, la Superiority 60 e l’Exception 70, progettati dalla Italdesign di Giorgetto Giugiaro, barche che hanno cambiato la storia della nautica. Il “figlio piccolo del grande Guido” è stato un pezzo di storia del lago di Como. Tradito dal Coronavirus, il suo cuore d’acqua e di lamiera ha lasciato la moglie e i cinque figli che ne hanno raccolto l’eredità in caniere. Per scivolare velocemente verso altre acque, altri lidi, altri orizzonti.