A partire dalla seconda metà degli anni Sessanta la Casa torinese ha chiamato otto suoi modelli utilizzando gli stessi numeri di progetto, mentre l’ingegner Giacosa ha inventato la misteriosa sigla X1.
Nel 1966, con il debutto della 124, la Fiat decide di utilizzare i numeri interni di progetto per battezzare i suoi nuovi modelli: nell’arco di otto anni, fino al 1974, vengono così presentate nell’ordine 125, 130, 128, 127, 126, 132 e 131, con le uniche licenze concesse per il nome delle sportive Dino e X1/9. Grazie a una serie di fortunate circostanze, in realtà cercate, questi numeri permettevano di intuire facilmente le caratteristiche dei relativi modelli: ecco quindi le utilitarie 126 e 127, le medie 128 e 124 e le grandi 125 e 130, alle quali hanno poi fatto seguito le berline 132 e 131. Questi ultimi due modelli, chiamati a sostituire la 125 e la 124, grazie ai loro numeri più elevati facevano intuire di essere il frutto di progetti più recenti, e comunque di classe superiore.
Quando la Fiat smette di dare i numeri. Qualcosa però stava cambiando nel marketing torinese: la 131 è infatti la prima vettura che accanto al numero ha un nome, Mirafiori, ripreso dallo stabilimento di produzione. Nel 1978 con la nascita della Ritmo, erede della 128, questa “catena” si spezza definitivamente, forse anche perché il numero di progetto della nuova due volumi, “138”, è troppo distante da quelli che l’avevano preceduto. Ma soprattutto la Fiat con questo modello dalle caratteristiche innovative voleva dimostrare di avere rotto con il passato, anche con il nome: una scelta poi confermata con la Panda del 1980 (progetto 141) e la Uno del 1982 (progetto 146).
Anche un pizzico di scaramanzia. La tabella che pubblichiamo a fondo pagina, apparsa su Quattroruote nel luglio 1970, in occasione del debutto della 127, spiega con quale logica erano stati scelti i numeri utilizzati fin dal 1910 dalla Fiat per identificare i suoi modelli, ma soprattutto mostra a quali vetture corrispondevano i numeri di progetto a partire dagli anni Cinquanta fino al 133, la 130 Coupé, e al 135, la Dino. Si scopre così che il progetto 100 ha dato origine alla Fiat 600, il 103 era legato alla prima 1100 innovativa del dopoguerra, che infatti è tuttora conosciuta con questa sigla, mentre i numeri 113 e 117 non sono mai stati utilizzati per motivi scaramantici.
Indizi… fuorvianti. Dietro alcune indicazioni, dove figura la dicitura “Non prodotto”, in realtà si celano progetti diversi da quelli indicati, che allora si volevano tenere segreti. È il caso del progetto 122 che, come ha poi svelato Dante Giacosa nel suo libro di memorie “I miei 40 anni alla Fiat” (a disposizione gratuitamente online), in realtà ha dato origine alla Simca 1000, mentre era indicato nella tabella come “Motore 850 raffreddato ad aria”. Il progetto 123 nascondeva invece una serie di prototipi fra cui la berlina del segmento medio a trazione anteriore che avrebbe potuto essere prodotta in Unione Sovietica al posto della 124, di cui nessuno sapeva nulla nel 1970 e che era logicamente ancora coperta dal massimo segreto. Questo modello del 1963, da cui poi deriverà nel 1969 l’Autobianchi A111, fu sottoposto al giudizio dei tecnici sovietici nel 1965 nell’ambito degli accordi che hanno portato alla nascita della Lada 2101, alias Fiat 124. Come racconta Giacosa nel suo libro, fu preferita la berlina a trazione posteriore anche perché i tecnici furono influenzati proprio dalla sigla di progetto, che faceva sembrare la 123 più “vecchia” della 124, mentre in realtà era molto più avanzata tecnicamente.
Le Fiat con la X. Forse anche in seguito a quell’episodio, Giacosa, allora al vertice della progettazione Fiat, decise di indicare con la sigla X1 tutti i progetti automobilistici più innovativi (chiamerà invece X0 i motori in fase di studio e X2 i futuri autocarri), per confondere le acque, nonché la concorrenza e i giornalisti interessati a conoscere notizie sui nuovi progetti Fiat. Proprio in quei mesi, a metà degli anni Sessanta, è in gestazione l’erede della 1100, la futura 128, la prima Fiat a trazione anteriore, che viene così indicata con la misteriosa denominazione X1/1 e solo in un secondo tempo assumerà la sigla di progetto 128. Poco dopo inizia lo sviluppo degli altri progetti più avanzati che porteranno alla nascita a partire dalla fine degli anni Sessanta dei progetti “X1”: nel 1969 debuttano la X1/1, alias la 128, la X1/2 (sigla inizialmente riservata all’erede della 600), vale a dire la A112, e la X1/3: la 130. Nel 1971 sarà la volta della X1/4 cioè la 127, mentre la sigla X1/9 resterà il nome ufficiale della spider realizzata nel ’72 da Bertone.
… e le Lancia con la Y. Alla fine degli anni Sessanta, inizia però anche lo sviluppo della nuova gamma Lancia, dopo l’acquisto effettuato dalla Fiat, e certo non è casuale che la sigla di progetto attribuita al primo nuovo modello, la Beta, sia Y1, cui seguono la Y2, vale a dire la Gamma, la Y5 Delta e quindi la Y10, proposta in Italia con il marchio Autobianchi e con il nome ripreso dalla sigla del progetto Lancia.