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UN FLIRT DURATO 80 ANNI

Nonostante abbiano ormai più di ottant’anni, da noi non si sono mai visti (a parte quello di Casal Palocco, Roma, inaugurato nel 1957). Tutt’al più, possiamo dire di averli incrociati al cinema, in film come “Grease” e “American Graffiti” o alla tivù, nelle puntate della celebre serie “Happy Days”. Sono i drive in, immensi parcheggi attrezzati con schermo cinematografico e altoparlanti, che tanta parte ebbero nell’industria del divertimento americana degli anni 50 e 60.

Li inventò, nel 1928, tal Richard M. Hollingshead Jr., industriale del settore chimico del New Jersey, che ebbe la brillante idea di montare un proiettore sul tetto della propria auto e di dirigerlo contro un lenzuolo appeso tra due alberi del suo giardino. Per l’audio si arrangiò invece con una radio collocata dietro allo schermo. Il più era fatto, anche se dovettero passare altri cinque anni perché l’invenzione ottenesse il brevetto, il 16 maggio del 1933. Il primo drive in aprì a Pennsauken, nel New Jersey, il 6 giugno dello stesso anno: offriva 500 posti auto e aveva uno schermo “panoramico” di 12 x 15 metri.

Chiuse dopo appena tre anni, ma bastò perché la formula si diffondesse a macchia d’olio in tutti gli Stati Uniti. Il picco si raggiunse tra la fine degli anni 50 e i primi anni 60, specie nelle zone rurali del Paese, dove si calcola che il loro numero avesse superato quota quattromila. Nel 1950 la corte del distretto del Delaware dichiarò “non valido” il brevetto ottenuto 17 anni prima da Hollingshead.

Ma ormai i drive in erano ovunque: oltre a cinema erano teatri e persino luoghi di culto, in cui era possibile seguire la messa comodamente seduti sulla poltrona della propria auto.

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