Requisite le gomme dai tedeschi in ritirata, è rimasta bloccata nella rimessa. Poteva essere la sua fine. Invece Giulio, l’ex autista, se ne è preso cura per 40 anni. Acquistata nell’83, aveva tutti i “livelli” a posto. Praticamente era pronta a partire
Con la “9ª serie” la Lancia concludeva nel 1931 la lunga generazione delle “Lambda”, per una produzione complessiva di 13.003 esemplari nell’arco di un decennio. Per soddisfare le esigenza di una clientela esclusiva, la Lancia propose anche il solo autotelaio a pianale, con due misure di interasse: 3100 mm e 3420 mm.
La nostra protagonista (passo lungo) è una dei pochi esemplari allestiti dalla Carrozzeria Boneschi ed è arrivata fino a noi intatta nelle sue condizioni d’origine. Il primo intestatario era un medico, che la utilizzò anche durante la guerra (in quanto medico egli aveva il permesso di circolare), fino a quando le truppe tedesche in ritirata non gli confiscarono le gomme: da allora la “Lambda” rimase ferma sui ceppi in una rimessa fino al 1983. Fu allora che l’anziana vedova del medico cedette la vettura all’attuale proprietario, un noto architetto milanese. Fu sufficiente sostituire l’olio motore e il quattro cilindri a V si mise in moto al primo colpo.
Allo sviluppo di questa vettura, presentata al Salone di Parigi del 1922, Vincenzo Lancia aveva messo mano all’inizio del 1921 con il proposito di realizzare l’idea della monoscocca, da lui brevettata due anni prima; alla scocca portante venne abbinata una rivoluzionaria sospensione anteriore a ruote indipendenti con i foderi telescopici.
Anche il motore di 2119 cm³ con i cilindri V fu un capolavoro sul piano tecnico: le due bancate di due cilindri ciascuna erano disposte fra loro con un angolo a V strettissimo di 13°6′, un monoblocco cioè fuso in alluminio, nel quale erano piantate a freddo le camicie in ghisa; l’albero a camme in testa era comandato da un alberino verticale e agiva, a sua volta, sulle valvole tramite bilancieri.
Nella prima versione del 1922 la potenza era di 49 CV a 3250 giri/min; con la “7ª serie” (1926) la cilindrata salì a 2370 cm³ e la potenza crebbe a 59 CV, mentre nel 1928, con l'”8ª serie”, la cilindrata venne aumentata a 2568 cm³ e la potenza balzò a 69 CV a 3500 giri/min.
Ad oltre 80 anni dal suo esordio, la “Lambda” continua a stupire per i suoi contenuti innovativi e per le sue eccezionali doti di guidabilità.