Sono indiscutibilmente il punto di riferimento di un movimento che con loro ha trovato una nuova punta di eccellenza, una nuova misura sportiva, un forte rinnovamento e una giusta riscoperta del senso di equipaggio nel significato più vero del termine. Loro sono Andrea Vesco e Andrea Guerini, i due Andrea per chi mastica di regolarità, vincitori delle ultime due Mille Miglia e di una serie infinita di altre gare per quanto concerne annuari e almanacchi.
“Diciamo che abbiamo infilato dei risultati importanti: e questo non può che renderci orgogliosi perché di fatto è il coronamento di una forte amicizia, di parecchio allenamento, anche se non maniacale, e di un affiatamento che anno dopo anno è andato in crescendo”, esordiscono i due.
Eppure l’equipaggio Vesco-Guerini nasce quasi per caso. “Avevo fatto una gara con suo padre Roberto e quasi vincevamo il Nuvolari” ricorda Guerini. “Poi ho iniziato a fare le gare con Andrea e non sono più sceso dalla macchina. Non potrei andare in macchina con nessun altro che non sia lui”. Più nitido il ricordo di Vesco riguardo gli esordi di quella che oggi è la coppia regina della regolarità: “Sono cresciuto a pane e regolarità visto che mio padre è stato un pilota. L’ho navigato per anni, poi ho voluto guidare e ho capito che per fare bene avevo bisogno di un grande navigatore. Andrea oltre che essere un amico è anche un grandissimo copilota. Gli inizi sono stati positivi e poi siamo sempre migliorati anche perché il livello complessivo della disciplina si è alzato e, per vincere, dovevamo giocoforza migliorare. Personalmente, ho impiegato una stagione intera per abituarmi al passaggio con freno e acceleratore. Poi, piano piano, abbiamo trovato una certa costanza nelle prestazioni”.
Tra i tanti meriti sportivi l’equipaggio bresciano ne ha anche due che esulano dal risultato puro: aver di fatto rimesso al centro il senso dell’equipaggio e aver dato un contribuito a rendere più giovane una disciplina che prima era appannaggio degli over 40. “Diciamo che noi veniamo da una scuola bresciana dove il pilota ha sempre fatto i passaggi e il navigatore ha sempre sdoppiato” ammette Vesco. “Ci sono sempre stati gli equipaggi, penso a Vesco-Bocelli, Mazzetti-Specchia… poi in Sicilia i piloti hanno iniziato a fare da soli e forse si è pensato che la figura del navigatore potesse passare in secondo piano. Io non l’ho mai pensato, diciamo che i nostri risultati hanno riportato in auge la scuola bresciana e questo non può che renderci orgogliosi. Per quanto riguarda l’età dei concorrenti, invece, credo si sia assistendo in generale ad uno svecchiamento dell’ambiente e questo non può che essere positivo”.
Per molti il segreto di Vesco e Guerini è la serenità con cui affrontano le gare e l’affiatamento che di fatto li rende una cosa sola con la macchina. Difficile però pensare che dietro certi risultati non ci sia un allenamento meticoloso, pensato nei minimi dettagli. “Mentiremmo se dicessimo che non ci alleniamo, però non è vero che facciamo allenamento ogni sera” precisano entrambi. “La verità è che facciamo un po’ di passaggi sul pressostato nella settimana che precede la gara, per mettere a posto qualche dettaglio. Non si possono ottenere risultati senza allenamento, ma non abbiamo il tempo e probabilmente lo spirito per allenarci ogni giorno, anche perché ci sono situazioni non riproducibili. Pensiamo all’ultima Coppa Mazzotti, le prove erano così tecniche e complesse che non potevano prepararsi prima. Siamo convinti che in tante gare la differenza la faccia la tranquillità e il sangue freddo nel gestire pressioni ed emozioni: la prestazione, in sé, la può fare qualsiasi equipaggio. È la continuità di rendimento che fa la differenza. Noi siamo sempre sereni e addirittura scherziamo in macchina. Ma,appena il semaforo diventa verde, ci concentriamo sul passaggio. Durante la gara evitiamo distrazioni, organizziamo l’assistenza in tutto e per tutto, perché ormai nulla può essere lasciato al caso”.
Per gli avversari Vesco e Guerini sono ormai il punto di riferimento, l’equipaggio da battere. Per loro, invece, i panni dei favoriti sempre e comunque sembrano essere l’abito di tutti i giorni. “Quando si vince poi, è ovvio che si diventa quelli da battere. Ma tutto questo per noi rappresenta uno stimolo, non certo un problema” concordano i compagni di squadra. “Tutti gli avversari sono temibili, lo dimostra l’ultimo GP Nuvolari, dove abbiamo vinto all’ultima prova una gara che probabilmente ha rappresentato la sfida più difficile che abbiamo affrontato da qualche anno a questa parte”. Un equipaggio da tenere sempre d’occhio? I due Andrea non hanno dubbi: “Giovanni Moceri e Daniele Bonetti. Secondo noi negli ultimi anni hanno raccolto meno di quanto avrebbero meritato. Ogni volta che parte una gara, andiamo sempre a vedere i loro tempi“.
Daniele Bonetti