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Volkswagen Golf GTI, come nasce una hot hatch

A metà anni 70 la Volkswagen Golf venne chiamata in causa per svolgere un compito molto difficile: sostituire il Maggiolino. L’inedita compatta a motore anteriore, disegnata da Giugiaro, rivoluzionò il segmento delle berline medie affermandosi come una compatta hatchback robusta e ben assemblata. A due anni dal lancio, nel 1976 la versione GTI trasformò l’onesta berlina media in un’auto divertente e appagante.

L’idea di un modello rivitalizzato della Volkswgen Golf venne a tale Alfons Löwenberg, un prodigo ingegnere del reparto Ricerca e Sviluppo della Volkswagen. Infatti, se la compatta si fece portavoce della proverbiale qualità teutonica, con potenze comprese tra i 50 e i 75 CV, non poteva essere definita propriamente un’auto “emozionale”. La nuova media aveva le spalle forti abbastanza per poter avere una versione dall’immagine e dal carattere più grintosi. Nacque così il modello GTI, una pietra miliare nella storia Volkswagen.

Il debutto. Il primo passo in questa direzione ci fu nel 1975, quando all’IAA di Francoforte debuttava, sotto forma di prototipo, la Golf GTE reclamizzata dalla Casa come “La Volkswagen più veloce di tutti i tempi”. Considerato l’apprezzamento ricevuto dalla stampa e dalla critica, la Casa di Wolfsburg decise di derivarne un modello di serie, da commercializzare come serie limitata. Intanto il nome venne mutato in GTI.
Inizialmente si pensò ad una produzione di 5.000 unità ma il grande successo ottenuto convinse i vertici Volkswagen a proseguire nella commercializzazione: nel primo anno vennero consegnate oltre 50.000 Golf GTI nonostante un prezzo più alto del 30% rispetto alla 1600.

Tratti caratteristici. Lo stile della Volkswagen Golf GTI era molto simile a quello, scatoloso e razionale, della prima generazione della Golf. All’esterno spiccava innanzitutto la calandra anteriore con bordino rosso, la caratterizzazione estetica della Golf GTI era completata dallo spoiler sotto il paraurti anteriore, i passaruota con codolini in plastica e le finiture esterne in nero in luogo di quelle cromate, dall’aria più sportiva.
L’allestimento interno prevedeva sedili rivestiti in “Tartan”, il tipico tessuto scozzese; il volante sportivo e il pomello del cambio a mo’ di pallina da golf. Tratti divenuti iconici, mantenuti anche sulle GTI odierne.

L’evoluzione. Al momento del lancio, la Volkswagen Golf GTI venne equipaggiata con un motore a quattro cilindri da 1.6 litri a iniezione, capace di erogare 110 CV. La trasmissione si avvaleva di un tradizionale cambio a quattro marce, tutte sincronizzate. In seguito venne dotata di un cambio a cinque marce e, dal 1982, di un nuovo propulsore, il 1.8 da 112 CV. Questo, a fronte di una potenza pressoché identica erogava una coppia più robusta. In occasione del restyling di metà carriera, nel 1980, cambiano i fanali posteriori, più grandi, mentre interiormente l’abitacolo viene ridisegnato: sedili, plancia e pannelli porta erano di nuovo disegno.

Le fuoriserie. Diversi carrozzieri e preparatori si cimentarono nell’elaborazione della Volkswagen Golf. Tra queste una una delle più spettacolari è la Rinspeed Aliporta del 1981, caratterizzata dalle portiere ad ali di gabbiano, bodykit aerodinamico, sei fari rettangolari anteriori, cerchi specifici e un lussuoso interno con sedili sportivi Recaro. Degna di nota anche la BB Golf GTI Diamant, dell’anno precedente, proposta con la carrozzeria cabriolet in una elegante livrea bianca.

Löwenberg ci vide lungo. Intanto la Volkswagen Golf era diventata già un’istituzione e, con oltre cinque milioni di esemplari all’attivo, la prima serie uscì di scena nel 1983. La GTI si assestò sulle 460.000 unità, dando ragione all’idea di Löwenberg ma soprattutto dette slancio a una nuova tipologia di sportive: le hot hatch.

La prova di Quattroruote. Nella prova effettuata da Quattroruote, la Volkswagen Golf GTI stupì per l’armonia tra motore, assetto e cambio. Con i suoi 110 CV per 810 kg, la Golf riusciva a divertire, conquistando per la facilità di guida e l’equilibrio generale. Il quattro cilindri 1.6 litri, infatti, rispondeva con dolcezza anche ai bassi regimi, con una coppia disponibile fin dai 1500 giri/min. La potenza, abbastanza elevata per una compatta dell’epoca, era scaricata a terra attraverso le ruote anteriori in modo progressivo senza reazioni brusche. Il cambio era veloce e preciso, così come lo era lo sterzo. L’unica nota stonata riguardava i freni, che nonostante i dischi anteriori ventilati, non garantivano spazi di arresto adeguati alle performance dell’auto. In definitiva la Golf GTI era un’auto facile da guidare, gratificante sul misto veloce come in città, dove i cavalli e la buona ripresa consentivano di levarsi diverse soddisfazioni in piena sicurezza.

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