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Volkswagen Typ 2: non un furgone, uno stile di vita (parte 1)

Sono tantissimi gli anniversari e le ricorrenze di questo 2020: ad esempio il mitico pulmino Volkswagen compie 70 anni. In due puntate vi raccontiamo l’evoluzione del leggendario Typ 2, divenuto celebre per essere il veicolo ufficiale dei “figli dei fiori”.

In principio fu Typ 2.  Si era appena conclusa una Guerra Mondiale, la seconda e in quel di Wolfsburg, come nel resto della Germania  probabilmente non c’era molta voglia di scherzare. Quindi dopo il Typ 1, il secondo modello Volkswagen venne indicato semplicemente come Typ 2: un ordine logico e sequenziale. Il Typ 2 venne presentato ufficialmente nel 1950 e in poco tempo, quello che doveva essere solo un mezzo da lavoro si configurò come uno dei veicoli più peculiari ed amati della storia contemporanea. Fioccarono una miriade di allestimenti che suonavano come nomignoli, esattamente come accadeva, in parallelo, alla Typ 1, il Maggiolino. Ecco quindi Bulli, Samba, Transporter, Microbus…  Un semplice furgone? No, un simbolo. Un’icona divenuta parte integrante della “cultura pop” negli ultimi sessant’anni. Come il Maggiolino, anche il Typ 2 sfuggì ai principi fondanti della Volkswagen, forgiata per volere Hitler in nome del popolo ariano. Per ironia della sorte, il Typ 2 divenne il mezzo ufficiale degli hippie. Proprio loro, i “figli dei fiori “ che predicavano la pace l’amore libero. Che giri fa la Storia, eh?

Come Pon lo volle. Leggenda vuole che il Typ 2 nacque dall’intuizione dell’importare Volkswagen per l’Olanda, tale Ben Pon che dopo una visita a Wolfsburg nel 1946 pensò allo sviluppo di un veicolo commerciale sulla base del Maggiolino. L’ispirazione arrivò dal Plattenwagen, un carrello meccanizzato realizzato dagli operai Volkswagen e adibito al trasporto merci tra i reparti dell’azienda. Nell’aprile del 1947 Pon abbozzò le linee elementari del furgone delineandone i tratti salienti: motore posteriore e pianale erano quelli del Maggiolino; il posto guida sull’asse anteriore per una maggior area di carico e una portata utile di quasi 7 quintali (690 kg). Il progetto convinse la dirigenza, ma dovette passare ancora qualche anno prima che l’idea di Ben Pon divenisse realtà e iniziasse a percorrere i primi chilometri. Alcuni esemplari preserie del Typ 2 lasciarono i cancelli di Wolfsburg nel 1949, ma la produzione ufficiale iniziò nel 1950. Non prima di aver migliorato l’aerodinamica e alcuni elementi strutturali. In poco tempo il nuovo furgone riscosse un successo tale da richiedere uno stabilimento dedicato, dal 1956 la produzione venne spostata nel nuovo impianto Volkswagen ad Hannover. Inizialmente il Typ 2 era disponibile in due sole varianti: furgonato e Kombi, con una seconda fila di sedili rimovibili all’occorrenza.

C’è un Typ 2 per tutti. Nel corso degli anni 50 ci fu un proliferare di versioni e allestimenti. Nel 1951 debuttava la versione Ambulanza (Krankenwagen), seguita poi dalle varianti specifiche per il trasporto passeggeri e il pick-up, dal 1952. La prima serie del Typ 2 venne indicata come T1 dove la T stava per Transporter, nome tutt’ora in uso sui furgoni Volkswagen. Gli allestimenti erano tantissimi. Si partiva con il furgone lamierato, senza finestrini nel vano di carico. c’era poi la variante con porte le laterali, disponibile anche con tetto rialzato (Hochdach). Sul fronte dei veicoli passeggeri la scelta era ancora più ampia. In questo caso il vano posteriore era più rifinito e comfortevole. Le versioni destinate all’esportazione vengono indicate anche come Microbus Deluxe. Il Typ 2 in variante pulmino, iniziò a farsi “una reputazione” con l’allestimento Samba-Bus, che basato sul modello De Luxe prevedeva finestrini a lucernario e un ampio tettuccio apribile in tela. I Typ 2 modello Samba si fecero apprezzare durante i tour alpini, dove i passeggeri potevano ammirare gli scenari mozzafiato anche dalle finestrelle sul padiglione. Senza contare gli innumerevoli alberghi e le compagnie aeree che scelsero questo modello come navetta. Oltre a questi, anche i veicoli pubblicitari contribuirono alla notorietà del modello. Per il Brasile venne presentata in esclusiva la variante Lotação: dotata di 6 porte incernierate nella parte anteriore e 4 posti a sedere nel vano passeggeri. Un autentico beniamino del trasporto pubblico brasiliano. Le varianti Lotação sono state prodotte dal 1960 al 1989 seguendo l’evoluzione del modello T1.

Per diletto o per lavoro. Meriterebbero un capitolo a parte anche le leggendarie varianti da campeggio. La più celebre è sicuramente la Westfalia, allestita dall’omonima Westfalia-Mobil si caratterizzava per il tetto estensibile in altezza e le porte laterali a battente. L’interno era attrezzato per l’evenienza: non mancavano il fornello, le panchette-letto e una serie di vani per riporre oggetti e stoviglie. La Adventurewagen prevedeva invece un voluminoso tetto alto con unità da campeggio dedicata. Come loro, molte altre aziende si cimentarono in ulteriori trasformazioni per il campeggio sulla base del Volkswagen Typ 2. Per i “lavori pesanti”, la gamma Typ 2 includeva due pick-up: il primo a cabina singola, disponibile anche con pianale di carico più lungo. Il secondo era un doppia cabina con due file di sedili, chiamato anche “Doka”, dal tedesco “Doppelkabine”. In parallelo alle varianti di fabbrica, c’erano una moltitudine di conversioni operate da aziende specializzate per venire incontro agli usi più disparati. In alcuni casi erano anche vendute tramite la rete ufficiali Volkswagen. Troviamo quindi furgoni frigoriferi, ambulanze, autofunebri, furgonette della polizia, autopompe e autoscale per i vigili del fuoco. Molto particolari le Typ 2 Klv 20: si trattava di draisine ferroviarie costruite nel 1955 per la DB, le ferrovie tedesche (Deutsche Bundesbahn) in 30 esemplari.

Si dà le arie. Come detto i primi Transporter erano spinti dal noto quattro cilindri “boxer” raffreddato ad aria e montato nella parte posteriore. Nella sua configurazione d’origine il 1,1 litri Volkswagen aveva una cilindrata di 1.131 cc ed erogava 24 CV. Nel 1953 arrivò la prima evoluzione, con la cilindrata aumentata a 1.192 cc, in questo caso la potenza saliva a 30 CV. In vista di un uso gravoso, dal 1955 venne aumentato il rapporto di compressione. Alcuni anni dopo (1959), in esclusiva per il Typ 2 venne offerto un 1.2 con potenza di 40 CV.  Dal momento che il motore è stato completamente dismesso poco dopo, non sono mai stati resi disponibili pezzi di ricambio. Perciò sono rarissimi i Typ 2 del 1959 che mantengono il motore di primo equipaggiamento. Fino al 1955 i Volkswagen Typ 2 montavano un grande sportello a copertura del motore, di dimensioni persino maggiori del lunotto. Le versioni successive prevedevano una carrozzeria leggermente modificata sopra il parabrezza (a mo’ di visiera), una copertura del vano motore più piccola e ruote da 15″ al posto delle originali da 16″. Questi modelli vennero quindi indicati come T1 “B”. 

Sliding doors. Nel corso dell’evoluzione del T1 mutarono anche i copriruota e la fanaleria, che includeva anche gli indicatori di direzione e luci posteriori di dimensioni maggiori. Dal 1962 venne proposta l’omologazione per carichi pesanti. La portata variava così da 750 kg a 1.000 kg. In questo caso il Transporter viaggiava su ruote più piccole (14”) ma più larghe, spinto da un motore da 1,5 litri con 42 CV. La richiesta fu tale che solo un anno dopo il Transporter 1,2 l con portata da 750 kg uscì di produzione. Nel 1963 il motore 1500 venne fornito come motorizzazione standard che sul mercato statunitense venne proposto nella variante da 52 CV. Dal 1964, il portellone posteriore venne esteso, con questo aggiornamento il veicolo venne indicato come T1 C.  Nello stesso anno, tra gli equipaggiamenti opzionali anno debuttava la pratica porta scorrevole come alternativa alle porte a battente, ancora diffusissime tra i furgoni dell’epoca. L’ultimo aggiornamento è del 1967: anche il Maggiolino ricevette il motore da 1,5 litri e perciò sul Typ 2 la potenza venne aumentata a 54 CV. 

Conta i finestrini. Tra gli appassionati è comune riferirsi ai diversi modelli dei Typ 2 in base al numero dei finestrini laterali. Il Kombi o pulmino base prevedeva 11 finestrature (parabrezza diviso, due finestrini della porta della cabina anteriore, sei finestrini laterali posteriori e un lunotto posteriore), ma viene indicato anche come “3 luci” per via dei tre finestrini laterali su ogni lato. Il modello DeLuxe destinato originariamente ai mercati extraeuropei era caratterizzato da 15 finestrini complessivi. Il Typ 2 DeLuxe con tetto apribile e i suoi otto finestrini sul padiglione arrivava a 23 finestrini. Dal modello del 1964 con lunotto più grande, i finestrini angolari posteriori vennero eliminati, quindi i modelli DeLuxe contavano rispettivamente 13 e 21 finestrini. Questi ultimi vengono soprannominati “Samba”. In Australia vennero commercializzati invece come Volkswagen Typ 2 “Alpine”.

Lunga vita al T1! In Germania, la produzione del Typ2 “T1” terminava nel 1967, mentre in Brasile proseguì fino al 1975. Per il Sudamerica, dopo il T1 venne prodotto il cosidetto “T1,5”. Il frontale venne modificato, simile a quello del successivo T2 (1968-79), così come vennero montati fanali posteriori più grandi. Con vari aggiornamenti il T1,5 venne prodotto fino al 1996. La famiglia Typ 2 può essere suddivisa in due macrogruppi: il T1, detto anche “split-window” per via dei due vetri anteriori e il T2, noto anche come “bay window” per via dell’ampio parabrezza. Il Volkswagen T2 sarà protagonista della seconda parte dedicata al mitico Typ 2. Restate collegati!

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