Nella puntata precedente vi abbiamo raccontato la genesi e l’evoluzione del Volkswagen Typ 2 partendo dal capostipite T1. Oggi il nostro viaggio alla prosegue con la seconda generazione, indicata dalla sigla T2.
Dove eravamo rimasti? Ah già, alla fine del 1967. Con l’avvento della seconda generazione, il Typ 2 cambiava aspetto. In primo luogo perdeva il suo caratteristico parabrezza diviso in due. Per via dell’ampio parabrezza, nel gergo degli appassionati, il T2 viene indicato come “Bay window”. Inedito anche il layout del frontale, senza la particolare “V” nella sezione centrale. Gli indicatori di direzione divennero rettangolari e spostati al di sotto dei fari. Il motore aveva una cilindrata di 1,6 litri, per una potenza di 47 CV. Al pari del Maggiolino, anche il T2 adottava una batteria maggiorata e l’impianto elettrico da 12 volt. Nuove anche le sospensioni, completamente riprogettate.
Evoluzione continua. La variante T2 “B” venne prodotta a partire dal 1970 ed è stata foriera di vari aggiornamenti, introdotti gradualmente nel corso di tre anni. I primi modelli uscirono dalle linee di montaggio con paraurti dalla sezione arrotondata che integravano un gradino per la salita e la discesa. Le porte anteriori avevano un’apertura a 90° e le prese d’aria nei montanti posteriori erano a forma di a mezzaluna. Nel 1971 il Volkswagen Typ 2 T2 venne dotato di un nuovo motore da 1,6 da 50 CV con impianto di aspirazione rivisto. Importante anche l’introduzione dei freni a disco sull’asse anteriore, che comportò l’adozione di nuove ruote con fori di ventilazione e coprimozzi più piatti. Dal 1972 gli indicatori di direzione vennero spostati in alto, ai lati della griglia posta sotto il parabrezza. Diversi anche i paraurti, più squadrati e dotati di un profilo in gomma. Dietro il paracolpi anteriore vi era anche una struttura comprimibile che soddisfava gli standard di sicurezza statunitensi, nonostante all’epoca non fosse obbligatorio per i furgoni. I cambiamenti successivi riguardarono principalmente la meccanica, portando il T2 alla sua forma definitiva nel 1974.
Più potente. Lo stesso anno il vano motore venne ingrandito per ospitare motori più voluminosi, come il 1,7 e successivamente il 2,0 litri: entrambi condivisi con Volkswagen Typ 4. I modelli europei mantennero il 1,7 litri come opzione, mentre divenne standard per i modelli americani. In questo caso cambiavano anche le prese d’aria posteriori, più ampie e squadrate, così come la fanaleria posteriore, più grande. In abbinamento al motore da 1,7 litri il Typ 2 poteva essere dotato di cambio automatico, ma la potenza scendeva leggermente, da 66 a 62 CV. Nel corso del 1975, il motore della Typ 4 venne maggiorato a 1,8 litri (67 CV), mentre nel 1976 arrivò a quota 2 litri (70 CV), un’opzione per i modelli prodotti in Sudafrica. Inizialmente, il Typ 2 2.0 venne commercializzato solo con l’allestimento top di gamma “Executive”. Il nuovo 2 litri oltre a una maggior potenza offriva vari vantaggi, a partire dalle punterie idrauliche che ne riducevano la manutenzione e migliorarono l’affidabilità. A partire dal 1975 i modelli americani vennero dotati di iniezione elettronica Bosch L-Jetronic. L’accensione elettronica arrivò nel 1978, poco prima dell’uscita di produzione dei Typ 2 europei. Intanto vennero testati i primi prototipi a quattro ruote motrici, antesignani dei modelli “Syncro” delle generazioni successive. Il Volkswagen Typ 2 T2 venne prodotto Germania fino al 1979, ma la produzione proseguì in Messico.
Messico e nuvole. Nello stabilimento Volkswagen di Puebla, venivano prodotti il modello Kombi e il furgone lamierato “Panel”. Tra il 1970 al 1994 il Typ 2 messicano è stato prodotto in tutte le sue evoluzioni: T2, T2 B e T2 C. Il modello T2 “C” venne prodotto a partire dal 1991 e si riconosceva in primo luogo per il tetto rialzato e il grande radiatore nero all’anteriore. Sul fronte propulsivo, il motore era il quattro cilindri in linea da 1,8l a carburatore, con raffreddamento ad acqua e 71 CV. Tra il 1981 e il 1985 venne commercializzata anche una variante con motore diesel da 1,6 l e 50 CV, anche questo raffreddato ad acqua. Il Typ 2 diesel assicurava un minor consumo (18 km/l contro 15), ma le prestazioni limitate e soprattutto un impianto di raffreddamento insufficiente determinarono la breve durata del motore.
Il T2 Caravelle. Nel 1988, fece il suo debutto una variante “di lusso”, commercializzata come Volkswagen Caravelle. All’interno si distingueva per la configurazione otto posti, mentre il Combi ospitava fino a nove passeggeri. La Caravelle era disponibile solo nelle tinte metallizzate, mentre la palette Combi era composta dalle sole tinte pastello. La dotazione di serie della Caravelle includeva poi un impianto stereo a cassette, vetri oscurati, tappezzeria in velluto, luci di lettura, poggiatesta e copriruota del nuovo T3. Nel 1991, anche il Combi venne proposto in versione otto posti. Nello stesso anno venne adottato un catalizzatore a tre vie, parallelamente a un sistema di iniezione “Digifant”. Il 1994 coincise con fine la produzione messicana, si passava così all’importazione di modelli dal Brasile. Intanto anche il modello Caravelle uscì di produzione. Restavano a listino i modelli Combi e Panel (furgone), entrambi disponibili nel solo colore bianco. Dal 2002, i modelli Volkswagen T4 EuroVan Pasajeros e EuroVan “Carga”, rispettivamente furgone passeggeri e cargo (prodotti in Germania) rimpiazzarono gli obsoleti T2 sul mercato messicano. Entrambi erano in configurazione passo lungo ed erano spinti da un cinque cilindri in linea di 2,5 l con 115 CV abbinato a un cambio manuale a cinque marce.
Typ 2 Carioca. Nel 1995 la produzione venne spostata in Brasile, dove Volkswagen aveva già un impianto inaugurato nel 1957. Qui il T2 C venne prodotto inizialmente con il 1,6l raffreddato ad aria. Il modello Combi venne commercializzato con la dicitura “Kombi”. Alla fine del 2003, con l’uscita di scena del Maggiolino originale, il T2 rimase l’unico modello a marchio Volkswagen con motore boxer posteriore. Normative più severe sulle emissioni introdotte dal governo brasiliano nel 2006 imposero il passaggio a un motore “bi-fuel” in grado di funzionare a benzina e ad alcol. Con esso, si rese necessaria la sostituzione del precedente motore raffreddato ad aria. Il 23 dicembre 2005 segnava una data cruciale: il Typ 2 brasiliano passava definitivamente al raffreddamento ad acqua. Questa data sancì la fine dello storico motore boxer raffreddato ad aria. Il nuovo propulsore venne preso in prestito dalla Volkswagen Gol: il 1.4 8v “Total Flex” da 1.390 cc capace di erogare 78 CV a benzina e 80 CV nella variante a etanolo, con una coppia massima di 124 Nm. Con queste caratteristiche la produzione del Volkswagen Kombi in Brasile si è protratta fino al 2013.
Un must. Per festeggiare il pensionamento del Typ 2 vennero costruiti 600 esemplari celebrativi, accompagnati da un cortometraggio di commiato “Os Últimos Desejos da Kombi” (Ultime volontà del Kombi). Terminava così la carriera di una leggenda del mondo dei trasporti, ma non solo: il mitico pulmino Volkswagen è stato protagonista di alcuni dei principali accadimenti storici degli ultimi 70 anni. Nell’immaginario collettivo il Volkswagen Typ 2, a prescindere dalla serie è prima di tutto un simbolo di libertà e anticonformismo. Tutto ciò lo ha reso uno degli oggetti cult del 900, un mito senza tempo che affascina anche i passanti distratti dei giorni nostri.