Nella seconda metà degli anni 80, Volvo presentava la sua prima compatta sportiva: la 480 ES. L’idea era quella di proporre un’auto dalla linea contemporanea e innovativa su una compatta a trazione anteriore. La nuova coupé, dalle reminiscenze “shooting brake” si configurò così come l’erede spirituale della leggendaria 1800 ES.
La Volvo 480 ES fu una delle novità più acclamate al salone di Ginevra del 1986: la nuova compatta proponeva un’immagine fresca, affascinante e innovativa. Un aspetto rilevante in un’epoca in cui i modelli della Casa di Goteborg erano tutti accomunati da uno stile geometrico e, oltremodo, severo. Si trattava, inoltre, della prima Volvo dall’indole dinamica prodotta dopo l’uscita di scena della mitica 1800 ES. Anche dal punto di vista tecnico la 480 ES segnava una svolta in quanto proponeva la trazione anteriore e il motore trasversale, una primizia per il marchio svedese che si allineava così alle vetture di concezione “moderna”.
Volvo punta alle stelle. Il progetto per la nuova compatta venne affidato ai tecnici della ex Daf, sussidiaria olandese della Volvo dal 1972. Lo sviluppo della della 480 ES rientrava in un programma più vasto definito dalla Volvo a partire dal 1978: il Progetto Galaxy. Con questo nome ambizioso, s’intendeva infatti un piano di espansione della gamma a partire dai nuovi modelli a trazione anteriore, parallelamente all’incremento delle prestazioni e degli standard qualitativi. Nel 1980 venne ultimato il primo prototipo con trazione anteriore e da quel momento il programma venne suddiviso in modo tale che Volvo Cars in Svezia seguisse la gestazione delle auto di segmento medio-alto (a partire dalla 850 del 1991) e la consociata olandese Volvo Cars B.V. le compatte come 440, 460 e 480.
Una nuova immagine. Il brief era incentrato sulla definizione di un coupé a quattro posti con portellone capace di coniugare praticità, piacere di guida e che svecchiasse radicalmente l’immagine austera della Casa: la nuova 480ES doveva diventare un “must” per la platea degli yuppies, una generazione di giovani rampanti tra i 25 e 40 anni, votati al dinamismo e attentissimi allo stile. Volvo vagliò diverse proposte stilistiche, incluse quelle della Carrozzeria Bertone (per molti anni partner del brand scandinavo) e di Jan Wilsgaard, storico direttore del Centro Stile Volvo. Ad avere la meglio fu il bozzetto di John De Vries del distaccamento olandese.
Lo stile. Contrariamente alle altre Volvo, dal look scatoloso, la 480 ES spiccava per il suo profilo a cuneo, il muso affilato e i caratteristici fari a scomparsa: un’auto decisamente ammiccante per il pubblico più giovane, un “target” nuovo per la Volvo, storicamente legata alle famiglie e ai professionisti più maturi. La parte posteriore, con la coda tronca e il portellone in cristallo era un richiamo diretto ad un altro rivoluzionario coupé del passato, la 1800 ES uscita di produzione nel 1973. Il layout dell’abitacolo venne studiato da Peter Horbury, futuro direttore del Design Volvo e si caratterizzava per la plancia con la strumentazione orientata verso il conducente. Tra le novità vi era poi l’unità elettronica di controllo, un computer di bordo che coordinava tutte le funzionalità della 480 e consentiva al conducente di monitorare le informazioni relative alla velocità, al consumo, l’autonomia e la temperatura esterna.
A cielo aperto. Oltre alla versione coupé i designer immaginarono sin da subito variante scoperta della 480 ES, dopo varie fasi della ricerca stilistica, una showcar venne presentata al Salone di Ginevra nel 1990. Tuttavia il prototipo non raggiunse la fase produttiva. Oltre alla cabriolet, venne pensata una versione Targa (con una sezione del tetto rimovibile), rimasta anche in questo caso allo stato prototipale. Tre dei prototipi per studiare le varie possibilità per una 480 ES aperta sono esposti al Museo Volvo di Goteborg.
Le motorizzazioni. A livello meccanico, l’offerta iniziale prevedeva un motore da 1,7 litri di origine Renault capace di erogare 109 CV. In virtù del suo profilo ottimizzato dal punto di vista aerodinamico, a fronte di una potenza non elevata, la Volvo 480 ES raggiungeva i 190 Km/h e accelerava da 0 a 100 all’ora in 9,5 sec. garantendo un feeling di guida totalmente diverso dal temperamento pacioso e rassicurante delle altre Volvo. Nel 1988, la gamma di arricchì con la 480 Turbo, equipaggiata con un due litri da 120 CV con turbo e intercooler capace di esaltare il suo piglio sportivo. Verso la fine della produzione, nel 1993, debuttò un nuovo due litri aspirato da 110 CV con una coppia ottimizzata per ridurre i consumi senza rinunciare a prestazioni brillanti.
Una pietra miliare. La serie 480 si affacciò sul mercato come prodotto di nicchia e per questo non generò grandi volumi di vendita per Volvo. Il modello tuttavia segnò un passaggio fondamentale per la Casa svedese, sancendo così l’inizio di una nuova era dal punto di vista tecnico e stilistico.
La Volvo 480 ES venne commercializzata per quasi 10 anni, dal 1986 al 1995, venduta prevalentemente in Europa: Il mercato di riferimento fu il Regno Unito, che assorbì circa il 30% (22.000 esemplari) di una produzione complessiva di 76.375 unità. La Volvo 480 uscì di scena senza eredi dirette, ma la sua eredità venne raccolta, quasi 10 anni dopo dalla C30, un’altra vettura capace di coniugare grinta e dinamismo con uno stile distintivo e personale, senza tralasciare i capisaldi della tradizione Volvo.