Qualità, robustezza, solidità: le Volvo sono auto pensate per durare in eterno. Come la 780 di Bertone, che aprirà un nuovo corso per la Casa di Goteborg: quello della bellezza.
Qualità sempre, stile e gusto per il design solo a volte. Non è certo sul piano della solidità costruttiva che la Volvo ha storicamente giocato la sua personalissima sfida con i marchi premium tedeschi. Su questo aspetto – l’esperienza c’insegna – le vetture della Casa di Goteborg sono sempre state allineate con la migliore concorrenza tedesca. È sullo stile, sulla personalità e l’eleganza del design, semmai, che la cifra messa in campo da costruttori come Mercedes-Benz e BMW si è sempre staccata verso l’alto. Finendo, di riffa o di raffa, col relegare la Volvo, nell’immaginario collettivo, al ruolo di fabbrica di automobili indistruttibili, comode e sicure, ma non certo belle e affascinanti.
I tempi cambiano. E la Volvo pure. Oggi le cose sono drasticamente cambiate, lo sappiamo bene: Volvo è percepito come un marchio premium senza se e senza ma, e lo dimostra il suo graduale consolidamento nel mercato delle auto d’alta gamma. Ma qual è il modello che ha aperto la strada a un cambiamento dell’immagine (anche percepita) della Casa svedese? Bisogna tornare indietro al 1985, o addirittura a qualche anno prima, e curiosare nei cassetti del centro stile Bertone. Proprio alla celebre carrozzeria torinese, infatti, si deve la linea della macchina che cambierà il destino della Volvo per sempre: la 780.
Bertone atto primo. L’inizio del rapporto tra la Bertone e la Volvo in realtà risale alla fine degli anni 70 e il primo frutto della loro collaborazione è la 262 C – prodotta tra il 1977 e il 1981 –, un’auto dal design imponente e originale (e con un gusto squisitamente italiano) pensata per lottare ad armi pari con la Fiat 130, la Lancia Gamma Coupé, la Mercedes-Benz 280 CEW123, la BMW 628 CSI e la Jaguar XJ-C.
La coupé della svolta. Se la 262 C è l’opera prima, è alla 780 del 1985 che bisogna guardare per comprendere l’inizio del nuovo corso. Presentata al Salone di Ginevra del 1985, racchiudeva nella sua carrozzeria elegante e raffinata tutte le doti di solidità e robustezza che giustamente ci si attendeva da una Volvo. Bertone seppe conferire all’insieme un’immagine signorile, fatta di geometrie armoniose nelle proporzioni: forme pensate per durare nel tempo, belle perché semplici ed essenziali.
Asse Goteborg-Torino. La 780, lunga quasi 4 metri e 80 centimetri e con un passo di circa 2,8 metri, rappresentava la variante due porte della famiglia 740/760. Il telaio e i motori provenivano dalla famiglia dei modelli a quattro porte. La carrozzeria fu progettata ex novo. Le scocche e i propulsori arrivavano direttamente dalla Svezia allo stabilimento di Grugliasco, dove avveniva l’assemblaggio delle vetture.
Un’auto per pochi. Alla Casa Madre furono affidate le strategie di marketing e vendita. Nei piani della Volvo, la 780 era destinata a una produzione limitata. Doveva rivolgersi a una nicchia di mercato in Europa come negli Stati Uniti. Non essere necessariamente compresa dal grande pubblico, che comunque non avrebbe potuto permettersela, ma attirare l’attenzione di quegli automobilisti aperti alle novità e disposti a guardare al di là delle “solite” Mercedes e BMW, che all’epoca nel segmento delle coupé d’alta gamma facevano la parte del leone.
Un salotto. Al debutto la Volvo 780 Coupé era offerta con due motorizzazioni, tutte e due a 6 cilindri: un V6 benzina da 2,8 litri con 155 CV e cambio automatico a quattro rapporti e un turbodiesel 2400 da 122 CV con trasmissione manuale a quattro marce. Per dare un’idea della quantità e della qualità degli accessori, la dotazione di serie della 780 anticipava nei contenuti quella che la Mercedes-Benz C124 – un riferimento per la categoria – avrebbe potuto vantare soltanto alcuni anni dopo: ABS, climatizzatore, vetri, specchi, tetto apribile e sedili a regolazione elettrica, inserti in radica, impianto stereo, ammortizzatori autolivellanti, apertura elettrica di baule e sportellino carburante, cinture con pretensionatori.
Un motore per il Belpaese. Alla fine del 1986 il costruttore scandinavo pensò in esclusiva per il mercato italiano a un quattro cilindri 2 litri turbo con intercooler da 160 CV. La produzione della Volvo 780 Coupé Bertone proseguì sostanzialmente invariata lungo tutti e cinque gli anni della sua carriera, che si concluse nel 1990 dopo poco più di 8500 esemplari.