Il foro sul parabrezza e gli squarci sui sedili, oltre alle schegge di vetro rimaste all'interno dell'abitacolo e alle portiere bucate dai proiettili, sono i segni più evidenti rimasti sulla Fiat 130 blu su cui viaggiava Aldo Moro la mattina del 16 marzo 1978, scortato dai carabinieri Domenico Ricci e Oreste Leonardi. Sono passati esattamente quarant'anni dal giorno in cui le Brigate Rosse uccisero i due militari e rapirono il presidente della Democrazia cristiana; nell'agguato persero la vita anche i tre agenti di polizia a bordo di un'Alfetta bianca che seguiva l'auto del presidente.
La Fiat 130 su cui viaggiava Moro è oggi custodita al Museo storico della motorizzazione civile di Roma. Accanto ad altre auto e moto d'epoca questa vettura - che mostra sulla "pelle" le cicatrici della sparatoria - testimonia la violenza degli "anni di piombo". Per Giovanni Ricci - il figlio di Domenico, che era alla guida della vettura quella tragica mattina di quarant'anni fa - è l'occasione di vedere e toccare con mano per la prima volta l'automobile su cui perse la vita il padre.
"È stata per mio padre una fedele compagna lungo tutto il lasso di tempo in cui ha prestato servizio di scorta all'Onorevole Moro. Era il suo orgoglio", ha recentemente dichiarato Giovanni in un'intervista al Corriere della Sera.