Oggi, sulle ceneri della vecchia fabbrica di Zwickau (Sassonia), sorge un suggestivo fabbricato in mattoncini rossi. È il museo "August Horch", appena riaperto al pubblico. In un ricco e vario percorso espositivo, racconta ai visitatori la genesi di uno degli storici quattro marchi dell'attuale colosso Audi.
Winningen, Renania-Palatinato. Il pioniere dell’automobile August Horch nasce nel 1868. Da ragazzo, dopo la laurea in ingegneria lavora per Karl Benz e presto si mette in proprio: prima a Colonia, poi a Zwickau, dove, nel 1904, fonda la A. Horch & Cie. Motorwagenwerke AG. Nella città sassone inizia a sviluppare motori a 4 cilindri ed è fra i primi sperimentatori a impiegare acciaio al nichel-cromo. Pochi anni dopo finisce accompagnato alla porta dai suoi stessi manager ma non sarà una fine, bensì un inizio. Parte così il capitolo più avvincente della sua storia, un concentrato di caparbietà, di ingegno e passione che getterà di lì a poco le basi del colosso Audi (qui, l'articolo sul 50° anniversario del marchio).
Ma andiamo con ordine: nel 1909 Horch fonda una terza azienda a poca distanza dalla precedente e le dà ancora il suo nome. Pessima idea: dalla sua prima creatura gli fanno causa. Perde. Ed ecco che durante una riunione in cui è presente il figlio di un socio finanziatore, uno studente delle scuole medie, il ragazzo all’improvviso alza la testa dai compiti che sta facendo e risolve il problema all’ordine del giorno. Trova il nuovo nome dell’azienda: “Audi”, appunto. L’imperativo del verbo “ascoltare” - ovvero il significato della parola tedesca Horch - tradotto in latino.
Oggi la vista di quel nome scritto in metallo su un edificio industriale a mattoncini dei primi del Novecento, tipico della zona, regala emozioni. Anche perché siamo abituati ad associare il marchio a Ingolstadt, dov’è il quartier generale, ma è in Sassonia che tutto ha avuto origine. Negli anni, poi, vi si sono succedute talmente tante produzioni del settore da far meritare a Zwickau l'appellativo di “Città tedesca dell’automobile”.
Davanti al palazzo dov'è sorto il primo stabilimento Audi c'è ancora la villa dell'ingegner Horch, perfettamente conservata e visitabile. Accanto, l'August Horch Museum espone per prima cosa quattro vetture simbolo delle aziende che hanno composto l'Auto Union a partire dal 1932 (Horch, Audi, DKW, Wanderer). E dove oggi si snoda il percorso espositivo - che comprende anche una riproduzione fedelissima di una stazione di servizio degli anni Venti e di uno spaccio anni Trenta - un tempo c'erano gli operai al lavoro. Si tratta dell'unico museo di automobili tedesco ospitato in un impianto produttivo storico.
È aperto ai visitatori anche l'ufficio del capo, rimasto intatto. Minuscolo, essenziale, include solo un'altra stanzetta per la segretaria. Sui tavoli si possono persino scorrere le pagine dei registri contabili. Tutto è originale, come l'insonorizzazione. Secondo alcuni, l'ingegner Horch perdeva spesso la calma e non voleva far sentire le proprie urla all'esterno, oppure poteva essere semplicemente un modo per proteggersi dai rumori dei vari reparti: sta di fatto che la facciata interna della porta del suo ufficio è rivestita con una dozzina di centimetri di gommapiuma. Più avanti, scorrendo le sale, s'incontrano macchinari di produzione e di misurazione che, volendo, si possono azionare con l'assistenza di una guida.
Tutta l'area della mostra permanente è una full immersion nel passato, in cui ogni ambiente è riprodotto nei minimi dettagli, mentre nella collezione di auto non manca una delle più distintive della Horch, la 853, che tra i suoi fortunati possessori annoverava Tazio Nuvolari. E a proposito di “Nivola”, la nuova ala espositiva del museo, inaugurata venerdì 10 novembre, presenta per la prima volta due rarissime Frecce d'Argento: la Type D del 1938, guidata dal campione italiano, e una replica della Type C del 1936.
Fra le altre novità (nel complesso sono 150 le auto esposte), si possono ora vedere anche gli unici frammenti sopravvissuti degli impianti produttivi delle Trabant. A partire dalla P50 del 1954, infatti, le inconfondibili vetture della Repubblica Democratica Tedesca sono state prodotte - dalla VEB Sachsenring - fra l'enorme varietà di prodotti a quattro ruote made in Zwickau. La milionesima “Trabi” è uscita dalla catena di montaggio esattamente il 22 ottobre del 1973.
Un ulteriore marchio che ha lasciato un'impronta indelebile nei registri delle camere di commercio della zona è poi quello del consorzio Ifa e, in seguito, anche Volkswagen si è insediata nel 1990 nel sobborgo di Mosel con la Volkswagen Sachsen GmbH, tuttora attiva. E così, dalle anteguerra che hanno visto la luce nel territorio fino alla Polo e ad altri modelli del passato più recente, la panoramica compresa nel giro museale è completa. Fino alle auto di domani...
Laura Ferriccioli