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100 storie per 100 Mazda

Il raduno Youngtimer riservato al 100° Anniversario Mazda ha fatto il tutto esaurito, con 100 Mazda radunate nell’area di Milano Autoclassica. Ognuna accompagnata dal suo appassionato proprietario. Ognuno con una storia da raccontare e la stessa certezza: non si arriva a una Mazda per caso…

L’espressione più ricorrente sotto le mascherine è una sfumatura di fervore mista a rispetto. Lo suggeriscono la vivacità dello sguardo e la serietà del tono della voce, mentre l’orgoglioso Mazdista spiega alla commissione di Youngtimer e Ruoteclassiche, vita e miracoli della sua giappo. Il raduno 100 Mazda x 100 Anni ha riempito l’area esterna del padiglione 24, nel sabato di Milano Autoclassica alla Fiera di Milano Rho. Mentre gli esperti valutano l’aspetto tecnico di ogni esemplare, le storie dei loro proprietari affiorano dai cofani, dagli interni, dai singoli dettagli. Rimbalzano come eco da un’auto all’altra. Qualcuna si somiglia, nessuna è identica: esattamente come la maggior parte delle Mazda ordinatamente allineate in quattro file. Impossibile raccoglierle tutte, così ci siamo affidati al caso. Fluttuando tra le auto, con la complicità della giuria, per captarle e raccontarvele. E scusandoci fin d’ora per quelle che non siamo riusciti a raccogliere: ma per quello c’è sempre Youngtimer, no?

Wankelista integralista. Più che della Mazda, Marco Vincenti, 42 anni di Padova, si definisce un vero adepto del motore Wankel. La sua RX-8 ha appena 7.050 km originali. Se vi sembrano pochi, allora dovreste sapere che quando la comprò nell’ottobre 2006 da secondo proprietario, ne segnava appena 23. Gli pneumatici sono ancora quelli di prima dotazione, visto che Marco la tira fuori dal garage solo per le occasioni che contano centellinandone l’uso. “Al punto che stamattina, quando sono entrato in autogrill per un caffè lasciandola fuori da sola, ero già in apprensione”. Anche perché è piena di gadget e di dettagli che glorificano la storia del Wankel, vedi il raro fregio “40th Rotary Anniversary” 1967-2007, o la chiave originale RX-8 con il suo astuccio di pelle. Non per nulla, il Remesis fu premiato motore dell’anno 2003. Ma siccome i suoi amici non sanno di cosa si tratta e come funziona, Marco si porta sempre dietro il modellino dinamico della testa con il pistone rotante. Imparate, gente!

California dreamin’. “Sulal rarità pesteremo duro”, assicura un giudice ai suoi compagni di team. Abbastanza forte perché arrivi alle orecchie di Antonio Verzotto, 42 anni, arrivato da Padova guidando la sua MX-5 gialla. Una Miata vera, perché appartiene alle 1.519 gialle destinate al mercato americano nel 1992. “In Europa è piuttosto rara. In Italia? Posso sbagliare, ma oltre alla mia dovrebbe essercene solo un’altra a Roma”. A parte qualche dettaglio personalizzato – l’assetto Meister, i cerchi Watanabe da 14”, i retrovisori conici tributo a una versione giapponese – la sua Miata spicca per originalità. E corrisponde perfettamente a un’altra Miata gialla del 1992 che Antonio guidava quando viveva in California, dove ha trascorso qualche anno lavorando come ricercatore nel campo botanico. Una volta tornato a casa, ne ha cercata e trovata una identica. Niente male davvero. Con questa, solo raduni e uscite “scelte”: per il lavoro sporco di tutti i giorni, c’è sempre l’altra MX-5 nel suo garage.

Laureata in Mazda. Chi non vorrebbe avere un padre come quello della giovane Elena Berni, che per la laurea in Giurisprudenza le ha regalato una MX-5 british racing green del ’97? Lei la chiama “Spassomobile”, perché la guida tranquilla nel fine settimana con il bel tempo. Che devono essere abbastanza frequenti dalle parti di Parabiago, in provincia di Milano dove vive, dato che ai 120mila di quando l’ha ricevuta ne ha aggiunti altri 40mila. Se la mela non cade mai lontano dall’alberto, altrettanto si può dire della passione per le auto di una certa classe: Elena è socia co-fondatrice dell’Associazione Veicoli Storici di Villoresi.

Accento francese. A proposito di giovani: Paolo Nicol, 22 anni, ha guidato la sua vecchia 323 rossa quattro porte da Pontremoli fino alla Fiera di Milano. Il manuale d’istruzioni in francese sul sedile svela che arriva da Oltralpe: “Apparteneva a un mio parente che è venuto a mancare”, spiega. “Prima, aveva espresso la volontà di lasciare la 323 a me. Solo i copricerchi Sparco neri e il volantino sportivo tradiscono l’età, decisamente youngtimer, del suo proprietario. Che utilizza la Mazda tutti i giorni come daily driver: si vede dal suo stato di conservazione e dai 146mila chilometri sullo strumento. E gli amici? Muti.

Una (nuova) vita con lei. Roberto d’Ilario, 60 anni, ha attraversato l’Appennino da Montesilvano, a nord di Pescara, fino alla provincia di Arezzo per trovare la sua MX-5. Una prima serie ’91 pura e dura, di quelle senza climatizzatore e neppure la radio. La cosa veramente notevole è che la macchina aveva passato 29 anni con il suo primo proprietario. Una vita. Per inaugurare i suoi prossimi 29 anni con lui, Roberto racconta di aver sottoposto la carrozzeria a un trattamento di lucidatura alla nanotecnologia. E l’hard top? Con il bel tempo del sabato milanese, è rimasto in albergo.

Tutto in famiglia. Qual è il segreto di una felice vita familiare? Semplice, una MX-5. Anzi, due. A Guido e Sabrina Merli di Melegnano, i due posti secchi della loro 2008 con tetto rigido bastava e avanzava. Era la loro daily driver, finché tre anni fa è giunto l’evento più lieto di tutti: l’arrivo del piccolo Giacomo. Lasciare la Mazda per comprarsi la monovolume? Neanche per sogno: si raddoppia. Ed è arrivata una ’90 rossa, ben conservata con i suoi 84.000 km. E così, ai diversi accessori originali della prima, si è aggiunto tranquillamente il seggiolone. E a decidere chi la guida, è lo stesso Giacomo. Così si fa, piccolo! Aspettando il secondo figlio e… la terza MX-5.

Una “Japper” dall’Inferno Verde. La MX-5 di Andrea Ghignone, 26enne appassionato torinese, è una vera Miata, con il suo bravo portatarga quadrato. L’aveva comprata nel 2018 con 240mila km sul gobbo, dopo che era giunta in Italia dalla Germania come daily driver. Ha il volantino a tre razze Mazda Speed, un optional anni Novanta non facile da trovare. E l’adesivo del Nürburgring sul vetro non gliel’ha portato un amico: “No no, ci ho girato quest’estate”, con la scusa di farle respirare un po’ di aria buona di casa.

Quanto fa 2 x Demio? Semplice: moltissimi chilometri in tutta serenità. A una Mazda, dicevamo, difficilmente si arriva per caso. Molti la scelgono per la leggerezza e le prestazioni, per il senso di divertimento che offre, alcuni per la tecnologia del Wankel. La “strana coppia” di Demio in grigio argento metallizzato, da utilitaria vera, spicca fra uno sfracello di MX-5 raccontando che l’arrivo di una Mazda in casa può dipendere dalla più giapponese delle prerogative: la razionalità. Alessandro Sandrini, 52 anni, e Federico Mattioli di 47, guidano da anni le loro Demio del 1999 e del 2001 semplicemente “perché ci troviamo bene”. Sandrini spiega di averla scelta perché offriva la maggiore abitabilità in assoluto: una qualità non secondaria, per un padre di famiglia. “A parte i tagliandi non abbiamo mai dovuto farci nulla”. Anche Federico certifica l’affidabilità dell’utilitaria Mazda, nonostante i 247mila km. “L’avevo comprata per caso e qualche tempo fa il mio gommista mi ha fatto un’offerta, perché è presente nel videogame Gran Turismo ’97 e voleva trasformarla in auto da rally. Non ci penso neppure…”.

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