15 marzo 1927, muore a Firenze Scipione Borghese - Ruoteclassiche
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15/03/2017 | di Redazione Ruoteclassiche
15 marzo 1927, muore a Firenze Scipione Borghese
Firenze, 15 marzo 1927. Muore un viaggiatore, un politico, un pilota italiano: Scipione Borghese. A distanza di novant'anni Ruoteclassiche lo vuole ricordare per la partecipazione e la vittoria al raid Pechino-Parigi del 1907.
15/03/2017 | di Redazione Ruoteclassiche

Firenze, 15 marzo 1927. Muore un viaggiatore, un politico, un pilota italiano: Scipione Borghese. A distanza di novant'anni Ruoteclassiche lo vuole ricordare per la  partecipazione e la vittoria al raid Pechino-Parigi del 1907.

Una storia che sa di automobilismo - e, come vedremo, di giornalismo - di altri tempi. Allora le automobili erano poche, e le notizie potevano essere raccontate solo attraverso la cronaca diretta.

Ma andiamo con ordine. Non sembrava destinato allo sport, questo pilota dal sangue blu: Luigi Marcantonio Francesco Rodolfo Scipione Borghese, X principe di Sulmona, nasce l'11 febbraio 1871 a Castello di Migliarino dal principe Paolo e dalla contessa Ilona Apponyi. Studia fisica e matematica a Roma e  frequenta l’Accademia militare  di Torino. Lo interessa il mondo: viaggia in Asia dal Golfo Persico al Pacifico, visitando la Siria, la Mesopotamia, la Persia, e anche la Cina.

Nel 1907 il giornale francese "Le Matin" indice la gara automobilistica Pechino-Parigi per dimostrare la validità dell'automobile quale mezzo di trasporto adeguato anche per le grandi distanze, futura concorrente di treno e nave.

Il principe Scipione Borghese è l'unico italiano a partecipare, a bordo di  una vettura Itala 35/45HP, condotta da Ettore Guizzardi, suo autista di fiducia. Luigi Barzini senior, all'epoca inviato del Corriere della Sera, si unisce a loro per una cronaca diretta.

Il 10 giugno 1907 alle ore 8 si parte da Pechino. Sono cinque le vetture in gara, ma l’esperienza maturata nei viaggi da parte di Borghese si vede subito: in particolare attraverso importanti accorgimenti, come la distribuzione di rifornimenti di benzina e olio nel corso del viaggio, la sostituzione dei parafanghi della vettura con assi da utilizzare come rampe in caso di necessità, il montaggio di pneumatici anteriori e posteriori uguali e quindi intercambiabili.

L’autovettura Itala attraversa posti della Cina, della Mongolia, della Siberia, della Russia, in cui la gente non ha mai visto un'automobile. A volte per riparare i guasti danno una mano i contadini del luogo, stupiti da quei tre italiani a bordo di un veicolo senza cavallo. I pezzi di Luigi Barzini vengono inviati ogni volta che i viaggiatori incontrano una stazione telegrafica e vengono pubblicati dal "Corriere della Sera" e dal "Daily Telegraph". Al rientro in Italia, Barzini scriverà il celebre racconto "La metà del mondo vista da un automobile. Da Pechino a Parigi in sessanta giorni", pubblicato dall'editore Ulrico Hoepli nel 1908 e tradotto  in undici lingue.

Quest’avventura è stata  una parte di una vita altrettanto intensa: Scipione Borghese contribuisce alla creazione del Consorzio agrario cooperativo della riviera bresciana del lago di Garda, cerca di rinnovare il  porto di Genova, diventa consigliere della Società per gli studi della malaria e promotore delle bonifiche nell'Agro romano; viene eletto deputato per  il Partito Radicale e fonda  insieme a Enrico De Marinis la rivista "Lo Spettatore".

Nel 1912 prende parte alla guerra di Libia, riceve una medaglia di argento e una di bronzo al valor militare e due croci di guerra. Ma quando si pensa a lui, nel mondo delle auto e in quello delle notizie, si pensa a Pechino-Parigi in automobile, anno 1907.

Elisa Latella

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