16 marzo 1926, da quel giorno sono stati razzi per tutti - Ruoteclassiche
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16/03/2023 | di Nicolò Minerbi
16 marzo 1926, da quel giorno sono stati razzi per tutti
16/03/2023 | di Nicolò Minerbi

Auburn e Worcester sono in Massachusetts, Stati Uniti. E sono anche vicine: tipo 6 miglia, roba che in macchina oggi ci si mette 10 minuti. Facciamo mezz’ora, se guidi una carretta degli anni ‘20 con un trabiccolo attaccato dietro. Sì perché quel 16 marzo del 1926, a Worcester hanno visto partire una torpedo col rimorchio. Che poi era una cosa che sembrava la struttura della doccia, al netto della tenda.

Al volante, Robert H. Goddard, classe 1882. Un distinto signore con lo sguardo intelligente, imbacuccato nel suo cappotto, che quella mattina esce di casa, saluta la moglie dicendole il solito “ciao cara, io vado”. Una scenetta da film americano, da bottiglia del latte sulla soglia e postino che saluta. Un quadretto rovinato dal “col cavolo” di Esther, la moglie, che prende la macchina fotografica e si sbatte la porta alle spalle.

Qualcuno, qualche domanda se la sarà anche fatta. Perché a Auburn non c’era niente da fotografare. Nessuna fiera, nessun evento. Manco quel Farmer’s market che c’è oggi. Ecco perché la gente li avrà guardati con sospetto, questi due automuniti, che di martedì prendevano la macchina della domenica con quello strano trespolo attaccato dietro. E partivano a razzo. Ecco, appunto, proprio a razzo. Signore e signori, vi presento l’inventore del primo missile a propellente liquido (che si accinge a provare la bontà della sua intuizione). E signora, nonché fotografa.

Gente educata, questi Goddard. Non c’è che dire. Amanti del quieto vivere a tal punto che per questo esperimento decidono di farlo a debita distanza da casa. Che non si sa mai come va a finire con questi cosi. Per la cronaca: il test sarà un successo e oggi, a Auburn, nel punto da cui partì il primo razzo della storia c’è un monumento. E intorno a quel monumento, un bellissimo parco. E vissero tutti felici e contenti.

Ma non è finita qui. Perché quel giorno, ma dall’altra parte dell’oceano, Fritz, il nipote di Adam von Opel, sta andando a pranzo coi suoi. Nonostante non abbia molta fame, questo va detto. Tant’è che chi era con lui ricorda che per tutto il tempo che sta a tavola, sembrava avere la testa fra le nuvole. Nessuno ci fa gran caso, Fritz è un sognatore. Ma il giorno dopo, quando i giornali danno la notizia di Goddard, dell’esperimento riuscito e compagnia cantante, in famiglia si dicono, “e adesso son razzi”.

E avevano ragione, perché due anni dopo, nella primavera del 1928, il rampollo di casa viene ribattezzato Rocket Fritz. Il perché lo si capisce guardando le foto di quel missile a quattro ruote firmato proprio Opel (per non parlare dei 24 razzi montati dietro e dei 238 km/h del record). Un esperimento che sa di fantascienza o la prima hypercar della storia?

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